Non c’è nulla da fare: è ormai evidentemente inutile pensare o sperare che l’Europa si compatti davvero di fronte a questa emergenza; le parvenze di aperture si sono rivelate ancora una volta una pagliacciata e siamo tornati punto e a capo, come i gamberi, anzi peggio, un passo avanti e dieci indietro.
Infatti, l'accordo in UE sulle misure anti-crisi si allontana, visto che le posizioni del Nord Europa diventano più rigide e, non da ultimo, ieri dalla Germania è arrivata una sentenza negativa per il debito pubblico italiano. Non promette nulla di buono l’Eurogruppo di questo venerdì, considerando che teoricamente già oggi si sarebbe dovuta tenere la teleconferenza dei capi di Stato e di governo dell’Eurozona per esaminare il piano della Commissione europea sul “Recovery Fund” proposto dalla Francia e appoggiato da Italia e Spagna.
Ma Bruxelles ha deciso di prendersi qualche altra settimana di tempo, per cui è chiaro che un’intesa è ben lungi dall’essere raggiunta, anche solo nelle intenzioni prima che nei fatti. Si riapre poi (ma si era davvero chiuso?) il fronte del MES, con le solite posizione oltranziste e ostruzionistiche dell’Olanda in primis; e come ciliegina sulla torta, ieri è arrivata una bordata dalla Corte Costituzionale tedesca, che “approva” il QE della BCE, ma fissa un ultimatum di tre mesi alla Banca Centrale affinché chiarisca i limiti per ottemperare al principio di “proporzionalità”, senza il quale gli stimoli monetari diverrebbero incompatibili con la Carta fondamentale della Germania, precludendo la possibilità alla Bundesbank di proseguire la sua partecipazione al programma di acquisti. I giudici hanno inoltre preteso che la Bundesbank si accerti che in futuro, quando le condizioni lo consentiranno, la BCE venda i titoli in pancia per dimagrire il suo bilancio.
Siamo al paradosso: una banca nazionale che si permette di bacchettare la Banca Centrale e dettare condizioni. Pensate solo a cosa sarebbe successo se l’avesse fatto la Banca d’Italia…
Arrendiamoci all’evidenza: non si potranno mai conciliare le posizioni perché dell’Europa ci si riempie la bocca ma gli egoismi nazionali sono più forti che mai, per cui speriamo che almeno una cosa buona questo maledetto virus la faccia: speriamo che si porti via questa Europa pietosa e perniciosa.
Analisi ZC-Yield Curve
La lettura della ZC-Yield Curve questa settimana evidenzia una sostanziale stabilità dei rendimenti, anche se rimane forte la pressione al ribasso, con qualche limatura qua e là. Ora abbiamo rendimenti negativi sino alle scadenze 2033 mentre la parte a lunga scende ancora e si porta praticamente in territorio negativo di un soffio in area -0,01% sulle scadenze 2050. La scadenza a 10 anni rimane in territorio negativo e si porta ora in area -0,13%. La curva continua a mantenere la forma “schiena d’asino”, così come conferma lo “shift” parallelo verso il basso a partire dalle scadenze 2022 che rimangono in area -0,30% per toccare un massimo ora sotto area 0,10% per la scadenza 2040. Stabili i forward su Euribor 6 mesi che sul tratto a lunga rimangono sotto area 0,40% e si confermano in area -0,50% sul tratto a breve.
Analisi Integrata Trendycator
Osservando – a livello di analisi integrata – le curve dei rendimenti dei principali benchmark decennali non risultano variazioni in merito all’impostazione strategica del modello Trendycator rispetto a quanto visto la settimana scorsa. Trendycator resta SHORT sull’area UK, con rendimenti in lieve contrazione e ora diretti verso area 0,20%. Il modello è sempre SHORT anche sull’area BUND con il rendimento del decennale tedesco in assestamento tra area -0,50% e area -0,60%. Stabili (purtroppo…) le tensioni sul nostro Btp, e alla luce degli ultimi sviluppi in tema di “collaborazione” europea non possiamo attenderci un miglioramento. Trendycator si conferma NEUTRAL con il rendimento che si è ridimensionato un minimo e che ora gravita in area 1,75%. Infine, sembrano congelati i rendimenti USA, con Trendycator che indica sempre lo SHORT e con il benchmark decennale che è stabile nei pressi di area 0,60% di rendimento.
Bond Governativi Mondo Weekly Ranking
Analisi sotto forma di ranking dei bond governativi mondiali con qualunque rating. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione.
Questa settimana diamo ancora uno sguardo al governativo del Sud Africa, che abbiamo analizzato la settimana scorsa e che si sta comportando bene. Infatti, avevamo considerato come – in ottica molto aggressiva – ci fossero le premesse per “anticipare” un eventuale cambio di impostazione del modello Trendycator, e per ora l’idea si è dimostrata azzeccata.
Come si vede dal grafico qui sotto, la contrazione dei rendimenti è proseguita in settimana e siamo passati dal 10,45% all’attuale 9,90% con un restringimento di oltre 50 bps. Il modello Trendycator rimane ancora LONG e probabilmente sarà determinante la dinamica sul supporto in area 9,50% di rendimento. Test importante, sul quale potrebbe avere senso prendere parziale profitto e abbassare lo stop in area 10% di rendimento per la parte rimanente.
Sotto il profilo del rischio cambio, il Rand sudafricano (ZAR) è attualmente stabile sempre nei pressi dei massimi, ma in lieve correzione sempre nell’intorno di area 20. Il modello Trendycator rimane in fase LONG e per ora non abbiamo elementi per attenderci un suo cambiamento.
I livelli di attenzione principale rimangono quelli visti la settimana scorsa, e cioè area 11,00% per il rendimento, soglia oltre la quale si avrebbe un primo segnale di allerta e livello sul quale chiudere l’eventuale posizione; sul fronte del cambio, invece, il livello di attenzione è posizionato sempre sopra 20,50 con estensione sino a 21,00 circa.