● Il punto sui Btp e le indiscrezioni in merito ● Cedole, ora chi ha l’idea fissa salta sui certificati ● Voci dal parterre ● Azioni della cannabis, cosa succede
Hot markets
I temi che vi proponiamo oggi sono talmente numerosi da imporci estrema sinteticità. Cominciamo dal comparto obbligazionario, dove tre argomenti meritano attenzione.
► Btp, dopo il trionfale successo del Btp Italia 2025 è tempo di tassi fissi?
Il sentiment negli ultimi giorni è migliorato, complice l’eccezionale ammontare di 22 miliardi di euro raccolti dal nuovo “inflation” tricolore. Ora si annunciano nuovi Btp, strutturalmente diversi rispetto a quelli classici (si legga il punto successivo) ma nell’attesa il mercato si pone domande se passare decisamente al “buy” sui titoli di Stato italiani. Amundi, maggiore gruppo di asset management europeo, vede una situazione “costruttiva” sul debito pubblico del nostro Paese, anche perché offre rendimenti “molto interessanti”, rispetto sia agli altri periferici dell’Eurozona sia al settore corporate in euro. Così i gestori del gruppo non temono futuri downgrade della valutazione di credito. Anche altri leader del settore si esprimono positivamente. Vediamo intanto cosa dicono i numeri:
Strumento |
Valutazione in corso |
Segnale di acquisto… |
Rendimento del decennale |
L’1,59% di venerdì sera è vicinissimo all’1,6%, barriera importante per la definizione di maggiore (sopra) o minore (sotto) debolezza |
Alla rottura al ribasso dell’1,38% scatterebbe una solida fase riaccumulativa |
Future long term (scadenze lunghe) |
A quasi 141 si muove al rialzo da cinque sedute |
A 141,3 c’è una resistenza, che ha sempre svolto un ruolo importante nella definizione dei trend. Oltre e ancor più sopra i 142,3 si passa al “buy” |
Future short term (scadenze corte) |
A 111,65 si mostra in rialzo da 5 sedute ma è ancora collocato sulla mediana di un canale ribassista di lungo periodo |
Un deciso distacco dall’area dei 111,5 e poi il superamento della media mobile a 200 sedute (ora sui 112) costituirebbero altre indicazioni di ritrovata fiducia per i nostri titoli di Stato |
Btp extra lungo 2,8% 2067 |
103,55, è questo il supporto da monitorare. Sopra inizia una netta fase rialzista. Venerdì ha chiuso a 104,89 con minimo intraday però leggermente sotto il livello appunto dei 103,55 |
La voglia di risalire c’è ma una vera inversione rialzista si manifesterebbe alla rottura della media mobile a 200 sedute (collocata ora a 109,5) |
Btp corto 5,5% Nv 2022 |
E’ consigliabile monitorare anche una scadenza breve. In questo caso il titolo ha rotto al rialzo un consistente triangolo, figura di analisi tecnica molto importante |
Finalmente risale dopo due mesi di debolezza. Qui più che un “buy” – data la scadenza molto corta – è da seguire la valutazione del trend, rivelatore del sentiment dei mercati sulla parte corta della curva, più volte in passato molto nervosa |
► Btp, presto la famiglia si allargherà
Intanto si vocifera di altre novità. Quella più attesa consiste nel BtpP (in cui P sta per Pil), atteso probabilmente per l’estate. Si tratterà di un titolo indicizzato all’andamento della nostra economia, rivolto – come il Btp Italia – solo agli investitori nazionali. Emesso a un prezzo di sottoscrizione nettamente sotto la pari, sarebbe quindi in parte uno zero coupon e in parte un variabile correlato alle fluttuazioni del Pil nazionale di anno in anno. Si ipotizzano non pochi vantaggi di natura fiscale. Si parla di una particolare ma per ora vaga esenzione da imposte di successione (booh! Ciò avviene già per tutti i Btp) nonché di altre forme agevolative: forse l’esonero da qualsiasi forma di tassazione della cedola annua, data la sua mutabilità nel tempo, oppure addirittura una totale esenzione per le plusvalenze da capitale ma solo per chi terrà tali titoli fino a scadenza. Al BtpP si affiancherebbe poi un Btp perpetual, su cui le indiscrezioni sono però ancora nebulose. L’obiettivo del Mef è di spingere l’acceleratore verso una massiccia raccolta di risorse da parte degli investitori italiani, cogliendo un momento emotivamente molto favorevole in tal senso.
► Bond “emerging”, i rendimenti si otterranno dalle valute
Una terza veloce indicazione fornita da molti analisti dei mercati obbligazionari riguarda le emissioni in valute emergenti, oltremodo presenti nei portafogli italiani. Cosa si dice in merito? Sostanzialmente che la compressione dei rendimenti, dovuta a politiche monetarie molto espansive dei vari Paesi, li sta portando a livelli quasi ”record” per come sono bassi. Cercare quindi yield qui diventa sempre più complesso, tanto più nel “povero” mercato italiano, dove la liquidità scarseggia e gli spread talvolta impazzano, obbligando gli investitori più scaltri a ricorrere alle Borse tedesche, con Berlino che spesso batte perfino Francoforte. Abbandonare allora le emissioni in monete “emerging”? No, perché – malgrado tutto – offrono ancora valore, sebbene da individuare in maniera diversa. Non sono più i fattori cedola e quindi rendimento quelli da prendere in considerazione ma lo è invece la “forza della debolezza” (si scusi il gioco di parole!) delle relative divise, scese sotto livelli di guardia. Lo dimostra questa tabella riassuntiva.
Valuta |
Cambio su € venerdì |
Cambio medio su € ultimo anno |
Lira turca |
1 € = 7,42 Try |
1 € = 6,63 Try |
Peso messicano |
1 € = 25,0 Mxn |
1 € = 22,3 Mxn |
Rand sudafricano |
1 € = 19,25 Zar |
1 € = 16,99 Zar |
Real brasiliano |
1 € = 6,08 Brl |
1 € = 4,78 Brl |
Rublo russo |
1 € = 77,9 Rub |
1 € = 73,3 Rub |
► Certificati, alla disperata ricerca di “cash”
Gli emittenti lo ammettono: il mercato chiede sempre più rendimenti sul fronte anche dei certificati e proprio per questo motivo vengono realizzate emissioni specifiche che stanno ottenendo un discreto successo, anche perché la crisi di marzo e aprile ha nettamente abbassato le barriere sotto cui la protezione salta. Il caso più significativo riguarda i cosiddetti Cash Collect o strutture a cedola fissa (Fixed coupon), evoluti in generazioni strutturalmente via via diverse. Sono utili in particolare per gli investitori con una media propensione al rischio e che cerchino flussi cedolari periodici, meglio se incondizionati, cioè distribuiti in ogni caso. In tale ambito i Cash Collect, prodotti appartenenti alla categoria dei certificati a capitale condizionatamente protetto, permettono all’investitore di trarre beneficio da versamenti cedolari costanti (anche mensili) e presentano in genere durate di breve-medio periodo. Cosa valutare? Per primo il rendimento annuo, considerando che non si incassa il dividendo del sottostante, se distribuito; per secondo la barriera, quando si entra in fase di collocamento, oppure la distanza dalla barriera, quando si acquista sul secondario. A scadenza, si possono verificare due scenari principali: ● se il prezzo del sottostante è uguale o maggiore al livello barriera, il prodotto rimborsa il valore di emissione maggiorato dell’ultimo premio; ● se il prezzo del sottostante è inferiore al livello barriera, l’investitore perde la protezione sul capitale, ricevendo un rimborso correlato alla performance del sottostante. I più recenti Cash Collect proposti dall’industria sono interessanti proprio per questo motivo, visto che la lontananza della barriera è talvolta rilevante, con rischiosità su scadenze a 12 o 18 o 24 mesi nel complesso accettabili. Ricordiamo infine come la normativa fiscale preveda che tutte le plusvalenze generate da investimenti in certificati - sia che si tratti di guadagni in conto capitale sia nel caso di stacchi cedole (coupon) – compensano perdite eventualmente derivanti da altri strumenti finanziari.
Tre emittenti spiegano i propri Cash
Banca Imi |
I Cash Collect sono strumenti appartenenti alla categoria dei certificati a capitale condizionatamente protetto che permettono di investire su un'azione sottostante. La loro peculiarità è di corrispondere premi incondizionati (ovvero indipendentemente dall’andamento dell’attività sottostante) oltre a premi aggiuntivi legati all’andamento dello stesso sottostante. La protezione del prezzo di emissione del certificate a scadenza è condizionata al mancato raggiungimento di un determinato livello da parte del sottostante. Se questo è maggiore del livello barriera il certificate corrisponde il prezzo di emissione maggiorato di un ulteriore premio; in caso contrario l'investitore perde la protezione del capitale, subendo una diminuzione uguale a quella che avrebbe ottenuto investendo direttamente nell'attività sottostante |
Exane |
Da un mese circa ha avviato la quotazione di una tipologia ibrida tra Bonus e Cash Collect. Ciò consente di garantire su differenti scadenze rilevanti premi mensili senza alcuna condizione. La gamma di nuovi Bonus Cap Fixed Coupon si compone di 32 certificati, quotati su EuroTlx, con sottostanti altrettanti singoli titoli azionari suddivisi tra diversi settori. Tre le scadenze di riferimento, ovvero 12, 18 e 24 mesi. I premi mensili variano tra il 4,8% e il 10,44% su base annua, a fronte di barriere rilevate solo alla scadenza, con protezione fino al -45% di performance negativa del sottostante a seconda del certificato prescelto |
Société Generale |
In questo caso i Cash Collect permettono di investire su un determinato sottostante beneficiando di premi periodici condizionali, con frequenza che può essere mensile o trimestrale e con la possibilità di beneficiare di un effetto memoria. E’ prevista la possibilità di liquidazione anticipata del certificato con un rimborso pari al 100% del nominale, mentre la protezione condizionale dello stesso nominale scatta solo alla scadenza |
► Voci dal parterre
● Sui mercati emergenti Raiffeisen ha questa visione:
Cina: di recente i dati congiunturali sono migliorati nettamente e in parte rivelatisi sorprendentemente buoni. Quanto durerà?
India: severi lockdown in tutto il paese sono in pratica una “missione impossibile“ per il Paese.
Russia: il calo del prezzo del petrolio e la rapida diffusione della pandemia si ripercuotono pesantemente sull’economia.
Turchia: la lira è sotto pressione. Il basso prezzo del petrolio aiuta, ma il rischio di un crollo del turismo sarebbe molto problematico.
● In una proiezione globale BlackRock ritiene che la componente del credito obbligazionario resti più attraente rispetto a quello dell’equity, perché meno dipendente dallo scenario economico. Inoltre Cina e Stati Uniti sono i mercati da preferire, sempre che le tensioni tra i due Paesi non aumentino in vista delle presidenziali Usa.
● Per Banca Generali il mercato italiano in questa fase privilegia – sulla base delle rilevazioni riferite alla propria clientela – fondi e sicav, seguiti dai cosiddetti wrapper, i contenitori finanziari e assicurativi che mettono assieme nella stessa gestione fondi o polizze, sebbene la componente sempre in testa alla classifica resti quella delle polizze vita di Ramo 1 a capitale garantito.
● Per Axa Investments Managers è importante per l’investitore riuscire a guardare oltre la crisi attuale, pianificando e cercando di far crescere il proprio patrimonio nel tempo. Considerata la natura spesso imprevedibile dei mercati finanziari, come avvenuto di recente, una strategia multi-asset consente di disporre di un’allocation flessibile, il che può aiutare a generare rendimenti sostenibili nel tempo e a mitigare rischi imprevisti.
● Per Morgan Stanley, alla luce della composizione dell'indice azionario dell'Eurozona, si può prevedere che le azioni di quest’area presentino ancora rischi di ribassi. L'indice Msci Eurozone mostra infatti un’esposizione del 39% ai settori maggiormente ciclici, quelli con beta più alto rispetto all'economia reale. Dato lo shock della domanda che il mondo continua ad affrontare, è improbabile che rami quali industria, materiali ed energia possano avviare presto una netta ripresa. Di conseguenza i gestori di M.S. preferiscono in termini relativi gli Stati Uniti rispetto al nostro continente, il che si riflette nel posizionamento neutrale su Wall Street e in un sottopeso sull'Europa.
► Azioni della cannabis, cosa succede
Uno dei segnali più interessanti venuto dai mercati nell’ultima ottava riguarda il complesso comparto delle “cannabis shares”, che hanno dimostrato cenni di risveglio. A guidare il tutto è stata Aurora Cannabis Inc. (ACB): in due settimane ha triplicato di valore passando da poco meno di 6 $ a 18 $ per poi correggere un po’. In buona parte il movimento ha trovato propellente nelle conferme di un incontro molto proficuo fra i vertici della canadese Aurora e quelli della statunitense Reliva per l’acquisizione di quest’ultima. Se l’operazione si porterà a termine nascerà un gruppo leader. Da notare che la cannabis con minuscole quantità di THC (delta-9-tetraidrocannabinolo), principio attivo della canapa, è stata legalizzata dal congresso americano alla fine del 2018, sebbene la FDA (Food and Drug Administration, cioè Agenzia per gli alimenti e i medicinali) abbia chiarito che è illegale produrre cibi, bevande e prodotti cosmetici contenenti tali attivi. Inevitabile l’effetto sul resto delle azioni del settore. A Wall Street in particolare si guarda ora a Amyris Inc. (AMRS), Tilray Inc. (TLRY) e GW Pharmaceuticals Plc (GWPH), pur ancora caratterizzate da modeste capitalizzazioni.