Un po’ di calcoli per valutare la convenienza o meno di un investimento sul gigante Usa dell’oro nero. Con un confronto finale rispetto a un bond dello stesso emittente.
Cedole & dividendi
Articolo aggiornato da una succesiva notizia pubblicata alle ore 18.00
Il crollo del petrolio non è stato accompagnato da un crash delle quotazioni di alcune leader dell’oil: un caso per tutti quello della statunitense ExxonMobil (Isin US30231G1022 sigla XOM – mercato Nyse). Nella prima seduta di marzo aveva chiuso a 53,88 $ mentre ieri ha registrato una quotazione finale a 43,45 $, variazione tutto sommato contenuta rispetto a quanto avvenuto sul fronte del greggio, pur con i distinguo che occorrerebbe fare per spiegare il relativo terremoto. E’ altresì vero che una fase correttiva era già iniziata in precedenza, come dimostrano questi dati:
Variazione dal 1° gennaio 2020 |
-37,7% |
Variazione a 10 anni |
-37,2% |
Massimo a 10 anni |
104,76 $ (29/7/2014) |
Minimo a 10 anni |
30,11 $ (23/3/2020) |
Un titolo quindi abbastanza resiliente nel contesto generale dei mercati 2020 e che continua a piacere per un aspetto fondamentale, il dividendo.
2017 |
Dividendo per azione 3,06 $ |
Rendimento medio 3,66% |
2018 |
Dividendo per azione 3,23 $ |
Rendimento medio 4,74% |
2019 |
Dividendo per azione 3,43 $ |
Rendimento medio 4,92% |
2020 |
Dividendo per azione 3,48 $ |
Rendimento medio 8,11% |
Il balzo - stimato - per l’anno in corso è di tutto rilievo (non diteci che poi incide il fattore fiscale del doppio prelievo, come talvolta qualche lettore lamenta. Purtroppo è così!). Le stime degli analisti parlano di una complessiva tenuta del “dividend yield” nei prossimi anni, sempre che logicamente i “buy” siano avvenuti alle quotazioni in corso. Il problema è naturalmente un altro, ovvero quello della sostenibilità di una simile distribuzione di profitti in presenza di un petrolio su minimi storici (qualcuno - forse spiritoso - lo dà a negativo 100 $!!!). Correttezza vuole che non forniamo le stime molto generose in merito, dato che fare previsioni è un’arte precaria. Analisi sulla società da parte di specialisti delle big petrolifere sostengono che il “free cash flow” (flusso di cassa disponibile dato dalla differenza tra flusso di cassa dalle attività operative e flusso di cassa per investimenti in capitale fisso) è comunque in grado di reggere i livelli di dividendo in corso e perfino di ridurre un po’ la leva finanziaria. Anzi c’è addirittura chi prevede un incremento del dividendo ma forse queste sono valutazioni oltremisura generose. In realtà alcuni parametri lasciano intendere un peggioramento dei ratio di liquidità, il che è inevitabile nella fase attuale ma quest’aspetto non preoccupa eccessivamente, data la relativa facilità confermata di accesso ai mercati a tassi favorevoli.
Lo dimostra la velocità con cui proprio a marzo ExxonMobil ha raccolto 8,5 miliardi di dollari sul mercato obbligazionario primario con un’operazione senior “multi tranche” da 8,5 miliardi di dollari riferita a cinque scadenze dal 2025 al 2050, con nominali dal 2,992% al 4,327%, bene accolte successivamente sul secondario.
Torniamo alla sostenibilità del dividendo: è giudizio abbastanza diffuso che possa reggere per due/tre anni sui 3,48 $ (0,87 $ al trimestre dal 10/5/2019 contro i precedenti 0,82 $ pagati dall’11/5/2018) in un contesto di “consensus” che vede prevalere un “hold” (mantenere) con target però vicini alle ultime quotazioni.
Lo sguardo va quindi rivolto a eventuali debolezze dell’azione in presenza di fasi correttive dei mercati. Questo un quadro grafico a oggi: il titolo è allineato a una trendline rialzista iniziata il 23 marzo scorso. Alla chiusura di ieri a 43,45 $ corrispondono i seguenti livelli da monitorare:
Prima resistenza |
65,4 $ |
Media mobile a 200 sedute (a ieri) |
62,2 $ |
Primo supporto |
39,04 $ |
Secondo supporto |
31,5 $ |
In sintesi: la valutazione “hold” degli analisti (però di medio periodo) viene in parte smentita dalla verifica grafica, che individua l’inserimento in un triangolo da cui il titolo potrebbe uscire con un’inversione ribassista nelle prossime sedute. In chiave di “dividend yield” (logicamente lordo) si aprono quindi prospettive ancor più interessanti, con un obiettivo addirittura sul 10% che si realizzerebbe nell’area dei 35 $. Considerando che attualmente il rendimento di un bond decennale di ExxonMobil si attesta sul 2,5% ne consegue questo confronto:
Azione dividendo a 35 $ in base alle previsioni 2020 |
|
Rendimento lordo |
~ 10% |
Rendimento netto |
~ 5% |
Obbligazione 2030 |
|
Rendimento lordo |
~ 2,5% |
Rendimento netto |
~ 1,85% |
E’ evidente che un paragone fra azione e obbligazione può apparire una forzatura ma sta a indicare come un investimento abbinato possa essere una formula di compromesso dinamico in un quadro di totale incertezza sulle evoluzioni future.