Il rendimento del decennale all’1,8%. Intanto si annuncia una nuova generazione di titoli destinati solo ai piccoli investitori (probabilmente unicamente italiani).
Cedole & dividendi
Chiusura pessima per i Btp ieri sera, con il rendimento del decennale salito all’1,79%. Apertura oggi altrettanto difficile, con lo yield che rimane su questo livello, registrando un massimo all’1,83% e un minimo all’1,782%. Se si considera che siamo sotto l’ombrello della Bce, la quale ha aumentato gli acquisti del 300% per i nostri titoli di Stato, i segnali provenienti dal mercato sono pessimi. Unica notizia positiva quella relativa alla curva: resta impostata in maniera abbastanza equilibrata, con il biennale allo 0,86%, il quinquennale all’1,26% e il trentennale al 2,62%. Un’inversione preoccupante si registrerebbe in presenza di un rialzo del 2 anni oltre l’1%, toccato l’ultima volta nel novembre 2018. I margini appaiono però contenuti e quindi la situazione può essere considerata sotto controllo ma solo al momento.
In attesa dei nuovi Btp – La notizia diffusa ieri sera da parte del Mef di una nuova generazione di nostri titoli di Stato, strumenti di tipo nominale (quindi a tasso fisso), particolarmente semplici e privi di meccanismi di indicizzazione, specificatamente dedicati agli investitori retail, che potranno essere proposti in più occasioni durante l'anno, non sembra aver impattato favorevolmente sulle quotazioni. Di cosa si tratti si sa davvero poco e qualsiasi indiscrezione rischierebbe di produrre solo danni. C’è chi parla comunque di Btp agevolati fiscalmente, il che riproporrebbe vecchie proposte di alcuni anni fa. Non resta che attendere.
Cosa si compra – Nella fase in corso il mercato è decisamente impostato nella direzione delle scadenze corte. Oggi tutti i titoli in rialzo sono quelli con vita residua a uno/due anni. Il preferito in termini di “upside” delle quotazioni è lo 0,05% aprile 2021 (Isin IT0005330961), che prezza sui 99,48 euro.
Cosa si vende – A sorpresa non sono i lunghissimi i Btp più penalizzati. Le performance peggiori caratterizzano infatti scadenze 2024 e 2026, mentre il “benchmark” extralungo 2,8% marzo 2067 (Isin IT0005217390) scende sui 102,2, dopo aver rotto importanti livelli tecnici.
In sintesi
Cosa li spingerebbe ancor più al ribasso |
Cosa li rilancerebbe |
Aumento debito pubblico senza interventi straordinari |
Ulteriore intervento eccezionale della Bce |
Impasse europea sui sostegni d’emergenza in caso di insuccesso del Consiglio europeo che si terrà il 24 aprile |
Piano straordinario Ue con la soluzione di compromesso di un “fondo europeo per la ricostruzione” |
Crisi politica in Italia |
Governo di salute pubblica in Italia |
Attivazione del Meccanismo Europeo di Stabilità |
Emissioni extra riservate solo a Bce e istituzionali |
Crollo delle Borse |
Un successo dell’operazione “retail” annunciata ieri sera |