Oggi ho deciso di scrivere un articolo un pò diverso dal solito. La settimana passata ci eravamo lasciati parlando dell'indice della paura: il VIX. Avevo messo in evidenza come il livello di venerdì scorso fosse pari a quello raggiunto in occasione dell'attentato alle Torri Gemelle di New York nel 2001 o alle crisi greca ed italiana. Come scritto mi aspettavo un rientro su valori più accettabili e così è stato durante l'ottava appena terminata. Tranne venerdì in cui siamo tornati nuovamente sui livelli massimi di venerdì scorso. E questo non è un gran bel segnale: siamo arrivati ad un eccesso di paura, poi rientrata durante la settimana (vix in discesa del 50% dai massimi fino a 25 punti) e subito dopo si è tornati a quell'eccesso di terrore.
Naturalmente il VIX è costruito sull'S&P500 e quindi va rapportato al principale indice statunitense, ma come detto più e più volte gli indici USA costituiscono una sorta di benchmark o di driver per le analisi sul listino che seguo più da vicino. Come mi spiego questo comportamento? Lo vedremo nelle prossime righe ma sostanzialmente l'onda d'urto credo si avrà quando il virus entrerà effettivamente negli Stati Uniti così come è stato in Italia da dieci giorni a questa parte e quindi con blocco del sistema economico della corporate America. Mi auguro naturalmente di sbagliarmi! Ma quegli stupidi algoritmi che non avevano compreso le problematiche (sui profit warning compravano, Vi ricordate che ve ne avevo parlato?) ora prezzano tutto in modo diverso e scontano una "deglobalization" o comunque una netta decelerazione del sistema. Forse in un mondo in cui la natura si riappropria degli spazi che le sono stati rubati (in Cina è tornato a splendere il sole).
Detto questo, notiamo come nell'ultima settimana si sia assistito de facto ad un corposo ribalzo dei listini americani. Rimbalzo che però non ha avuto seguito nell'eurozona. Se consideriamo il Nasdaq Composite (ma potrei prendere l'S&P500 o il Dow Jones) notiamo ad esempio come dai minimi si sia sviluppato un movimento rialzista che ha portato ad un retracement attorno al 50% circa della gamba ribassista "post" campagna mediatica sul coronavirus. E questo come ben sapete è stato certamente favorito anche dall'improvviso e inatteso taglio dei tassi USA e soprattutto dall'esito delle elezioni per la scelta del candidato democratico di martedì notte. Nemmeno farlo apposta, proprio sabato scorso scrivevo "Sarà interessante osservare quelle che saranno le mosse delle autorità monetarie. Non tanto la FED che ha ancora cartucce da sparare....". Direi che tali parole sono state quasi profetiche visto l'interventismo da parte di Jerome Powell della FED da un lato e l'attendismo "tedesco" della BCE.
Il punto che vorrei far notare a chi segue i mercati è che mentre gli Stati Uniti hanno comunque avuto un ottimo rimbalzo dai minimi fatti segnare venerdì 28 Febbraio, non così si può dire per l'Europa (Italia in primis naturalmente). E qui andiamo a quanto ho scritto all'inizio: un articolo diverso dal solito.
Ebbene sì care lettrici e lettori: come mai non c'è stato il rimbalzo sui listini del Vecchio continente ? Oggi parleremo di un argomento di cui nessuno ha sentito parlare: il CORONAVIRUS! Perdonatemi la battuta. Naturalmente non lo farò da virologo, ma da trader che è abituato a giocare con i numeri (di qualunque natura) ed i grafici, tanto più che le epidemie si sviluppano in modo casuale (il dove è aleatorio) ma si diffondono in modo matematico (quando capiterà).
Vi porto sul sito della Johns Hopkins CSSE che viene utlizzato dal governo americano per lo studio della diffusione dell'epidemia da CoVid19 (Co=corona; Vi=virus; D=desease; 19 è l'anno della sua scoperta: il 2019). Il link dove vengono aggiornati tutti i casi realtime è il seguente: https://www.gisaid.org/epiflu-applications/global-cases-covid-19/
Sabato scorso (29 febbraio, ndr) la situazione era la seguente (la tenevo già monitorata anche se non potete più accedere a quei dati):
In alto a sinistra sono indicati i casi totali accertati da infezione (85406). In alto a destra in bianco trovate i morti totali: 2933. La scritta verde rappresenta invece i guariti (recovered): 39597. L'Italia (colonna a sinistra) aveva 889 casi ed era terza a livello mondiale in questa macabra classifica. Notate come le altre nazioni europee presentassero tutto sommato una casistica più contenuta: la Francia 57 e la Germania 48. Naturalmente non è importante sapere il "dove" si sviluppa ma il "come" si sviluppa.
Ora vediamo ad oggi, sabato 7 Marzo, cosa è cambiato.
Il numero TOTALE di morti NEL MONDO è salito a 3491. Considerate che solo negli Stati Uniti nel 2019 sono morte 38000 persone per incidenti stradali e che in Italia nel 2018 ci sono state 3334 vittime per lo stesso motivo (nove morti al giorno).
L'Italia è passata dalla terza alla quarta posizione, MA nel triste ranking c'è stata una crescita esponenziale di casi in Germania, Francia e Spagna (quest'ultima non era nemmeno presente nei primi posti). Dovendo analizzare le percentuali abbiamo una salita a dir poco esponenziale:
Italia: + 421 %
Germania: + 1295 %
Francia: + 1045 %
Spagna: la percentuale è simile a quella di Francia e Germania.
In altri termini in Europa sta accadendo quanto successo in Mainland China all'inizio dell'epidemia: una crescita esponenziale. Crescita esponenziale che però risulta appiattita proprio in Cina e lo notate nel grafico in basso a destra (colore giallo scuro).
Ho la tendenza a sdrammatizzare le cose brutte e negative della vita perché sono abituato a rimboccarmi le maniche per cercare di risolverle, quindi posso sembrare di parte. Ma ciò che notiamo è che i Total Recovered (i guariti, linea verde) sono in aumento esponenziale proprio in Cina. Questo significa che per ogni nuovo paziente infetto ne guarisce "almeno" uno virgola....Se questo è vero in Cina, così non si può dire per le altre nazioni sviluppate (Europa in primis) dove si registra una crescita esponenziale dei guariti ma anche una crescita esponenziale dei malati con un coefficiente angolare della curva molto più inclinato. Questo perché da noi europei l'epidemia è appena scoppiata.
Detto questo, guardate cosa è capitato all'indice cinese da quando è iniziata la crisi (fonte grafico: Investing.com):
Praticamente è tornato quasi sui massimi (relativi naturalmente)! Notate bene: la Cina pesa per il 20% dell'economia mondiale.
Guardando il tutto non col cuore del trader ma con gli occhi dell'investitore di lunghissimo periodo mi verrebbe da dire che non appena i casi dei pazienti infetti si stabilizzeranno continuando a crescere ma con una curva con coefficiente angolare più basso la mattanza sui listini europei dovrebbe iniziare a decelerare. C'è un però in tutto questo. Qualora l'OMS dichiarasse il rischio pandemico (passando a livello 6 dal 5 attuale di preallerta), subentrerebbe alle autorità e quindi adotterebbe (nelle zone epidemiche tra cui direi anche l'Italia) misure che porterebbero ad un totale shutdown del sistema nel complesso. In altri termini potrebbe essere disposto il fermo di attività produttive e dei trasporti (via mare, via aria e via terra) e la limitazione agli spostamenti delle persone. Nonostante l'incremento esponenziale dei casi fino a metà febbraio (istogrammi rossi) NEL COMPLESSO in tutto il mondo notiamo come sia aumentato ANCHE E DI PIU' il numero dei guariti (istogrammi verdi). Questa rimane tuttavia una guerra (mondiale ed europea) che credo possa trovare un suo picco entro un mese.
Fonte dati: Global Cases CSSE.
Insomma, la situazione è certamente seria (per l'Italia in particolare) e perdonatemi se penso alle conseguenze economiche devastanti per chi è un piccolo imprenditore o artigiano e per i suoi dipendenti. Considerate che Lombardia, Emilia Romagna e Veneto rappresentano circa un terzo dell'intero PIL italiano.
In settimana ho analizzato alcuni provvedimenti presi dal governo, ma serve liquidità IMMEDIATA nelle tasche di artigiani, commercianti e piccoli imprenditori. Una liquidità a 60 giorni che in un mondo "normale" sarebbe stata un fantastico miracolo non sarà più sufficiente a salvarle.
Pensate ad esempio che nel solo settore turistico non si perde solo il fatturato di una settimana: non arrivano le prenotazioni e ci sono disdette.
Capite bene che un provvedimento del tipo "se il fatturato calerà dell' "X%" nelle prossime settimane avrai uno sconto fiscale nei prossimi mesi" non serve a nulla. E non serve a nulla perché nei prossimi mesi quel commerciante, quell'artigiano o quella piccola impresa non ci saranno più (e non uso il condizionale).
Se, ceteris paribus, la situazione della locomotiva italiana temo sia destinata ad una inevitabile morte nel peggiore dei mondi o ad una desertificazione in quello migliore, ritengo comunque che a livello globale non si stia comunque andando verso la fine del mondo. E non mi riferisco solo all'analisi che avete avuto modo di leggere e che potete monitorare Voi stessi giorno per giorno.
Osservando i mercati mondiali nel loro complesso credo che sia iniziato un eccesso di pessimismo e soprattutto di deleverage (si sconta già la recessione) pur nella oggettiva serietà della situazione. Secondo l'OCSE il PIL mondiale crescerà quest'anno del 2.4%, stima che a mio avviso è ESTREMAMENTE ottimistica, mentre per l'Italia sarà a zero (se fosse vero stapperei lo champagne con la sciabola alla prossima conferenza).
Le crisi possono però diventare delle opportunità e credo che ci troviamo in una situazione "da fine del mondo", un pò come quando invece c'è estrema euforia o esuberanza irrazionale ed andiamo dal ciabattino o dal barbiere che ci suggeriscono quali titoli comprare (pur essendo sicuro che ci siano anche buoni investitori che sono barbieri o ciabattini!). Del resto si parla solo di virus con le persone, con gli amici, con i clienti. E se si è da soli a casa ne perlerà comunque la TV.
Prima di tutto: il Coronavirus non è in realtà tecnicamente un vero e proprio cigno nero (anche se si può adottare questa espressione) perché i cigni neri hanno una caratteristica: l'imprevedibilità. Era un evento imprevisto ma prevedibile, tant'è vero che a settembre 2019 le aspettative di epidemia da parte dei cittadini del mondo erano valutate al 34%; in testa c'era una catastrofe naturale e di seguito la possibilità di un attacco terroristico (Fonte: IPSOS). Il cigno nero è stato ad esempio l'attacco alle Torri Gemelle (che oggi non sarebbe più definibile come cigno nero perché fino al 2001 non era mai successo un dirottamento di un aereo civile verso un obiettivo civile). Ma nella realtà dei fatti in passato abbiamo avuto diverse influenze suine, pandemie e pesti aviarie spesso sviluppatesi proprio in Cina e in Asia.
Ho deciso di andare alla ricerca delle principali epidemie del secolo scorso per valutare l'impatto che le stesse hanno avuto sul mercato azionario. Le principali sono state:
Epidemia Spagnola (H1N1) nel 1918 (500 milioni di casi e tra i cinquanta e cento milioni di morti stimati)
Epidemia Asiatica (H2N2) nel 1957
Influenza di Hong Kong (H3N2) nel 1968
Osserviamo ora il comportamento dell'unico e principale indice mondiale, il Dow Jones, nei periodi considerati (in cui certamente non c'era leva finanziaria ed il mondo NON era interconnesso, ma in cui non c'erano nemmeno le stesse competenze nell'ambito della ricerca e delle cure sanitarie). In grigio trovate le recessioni. Per mia abitudine non ho utilizzato grafici lognormali ma depurati dall'inflazione.
1918
1957
1968
A causa del Coronavirus il Dow Jones è crollato di oltre 2000 punti in sole quattro sedute per il timore di quarantena nelle città, rottura totale della supply chain (che avevo già analizzato a gennaio e mi stupivo che il mercato non se ne fosse ancora accorto) e blocco mondiale del commercio. Osservando tuttavia quella che è considerata la peggiore influenza (la Spagnola) notiamo che il mercato è poi sceso in occasione della seconda ondata di influenza alla fine della prima guerra mondiale, ma non appena è terminata ci fu un rialzo consistente. Se dovuto alla fine dell'influenza o della guerra non lo sapremo mai.
Nel 1968 il rientro dei soldati dal Vietnam portò con sè anche il virus negli Stati Uniti. Dall'inizio del virus alla sua fine il Dow perse circa 13 punti percentuali con una estensione poco oltre il 20%.
Visto che continuo a ritenere che a livello di MERCATI GLOBALI questa sia una situazione grave (estremamente drammatica per l'Italia) ma che non sia nemmeno la fine del mondo, nei giorni passati ho cercato un paio di ETF che replicano l'andamento delle Borse mondiali dei paesi sviluppati. Uno è senza rischio di cambio e l'altro è in dollari e li analizzerò eventualmente nelle prossime settimane. Questo per valutare l'ipotesi di costituzione di un piccolo piano di accumulo mensile "NO-STRESS" per i prossimi due, tre o quattro anni e da iniziare non appena gli Stati Uniti saranno contagiati. Ripeto: non con il cuore del trader (che non comprerebbe mai e che venderà ogni rimbalzo) ma con gli occhi dell'investitore (per cui spesso l'investimento è una speculazione andata male).
Qui sotto trovate finalmente una buona notizia.
Se non altro la statistica mi è favorevole (per ora). Un saluto a tutti.
Ad maiora !
PNA
(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)