There is no BIG PICTURE


In 25 anni abbiamo spesso espresso i nostri convincimenti nella rubrica BIG PICTURE sul futuro economico e borsistico.

Ora non sappiamo assolutamente che dire. Come d'altronde nessun altro al mondo. Non sappiamo come si evolverà la diffusione.

Da vecchio statistico guardo con attenzione alla crescita logaritmica del contagio. Ma mancano precedenti per il raffronto e quasiasi commento è un terno al lotto.

Qualcuno ipotizza che sia meglio posizionarsi tra poco sull'azionario internazionale. Se le cose dovessero migliorare i guadagni saranno consistenti. Se invece le cose precipitassero avere azioni, bond, case, etc sarà inutile. Tutto crollerà. Vi è una crudele logica in questo ragionamento. In fin dei conti il mondo è sempre risorto negli ultimi due secoli dopo enormi disgrazie.

Nella prima ipotesi, in questo assurdo gioco all'investimento, dove puntare? Solo su società granitiche con fatturati solo parzialmente soggetti alla maxi crisi. Ovvio che si pensi alle utility più solide. Acqua e luce saranno sempre necessari. Un pensiero anche ai petroliferi internazionali castigati, oltre che dalle previsioni dell'esito della maxi-crisi sul fatturato, anche dalla guerra tra o produttori. Sappiamo che il petrolio rimarrà essenziale ancora per tanti anni.

Su tutto aleggia l'entità delle tasse che (giustamente) dovremo pagare per superare questa terrificante epidemia.Ci vorranno anni per riprendere il nostro tenore di vita. I guadagni potrebbero essere molto forti. Ma prima bisogna superare la maxi emergenza. E su questo tutti si devono concentrare. Poi,come per le due guerre mondiali del secolo scorso, le cose finiranno e le attività rifioriranno piano piano. Il mondo ha superato terrificanti epidemie di peste, colera, etc etc. Ma la prova sarà impegnativa.

Per queste ragioni "there is no BIG PICTURE". Tra qualche settimana controlleremo lo sviluppo del virus in Europa pregando che la curva esponenziale fletta e guarderemo con attenzione alle statistiche cinesi, una volta così inaffidabili (cfr.  mia tesi in Università Bocconi  del 1969 dal titolo: "analisi critica delle fonti statistiche cinesi") per vedere se vengono confermati i commenti che ne confermano ora  la serietà e validità.

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)