Buona domenica a tutti. La settimana passata concludevo il mio articolo in questo modo:
"Quello che mi aspetto per la settimana entrante, in Italia e in USA, oltre alla volatilità (alta in intraday ma in diminuzione nel multiday) , è un assestamento con un pò di rimbalzo generalizzato. Qualora venisse bucato il minimo di giovedì ci potrebbe essere una ulteriore discesa ma NON con il panico di questa settimana..."..
Procedo dunque con l'analisi per vedere se c'è effettivamente stato quello che mi aspettavo. Andiamo per passi ed iniziamo con la volatilità che non ha continuato la sua folle corsa rialzista ma è continuata a stazionare su livelli particolarmente elevati in intraday attestandosi su un valore finale di 66 punti.
Indicavo come livello chiave da monitorare il minimo della seduta di giovedì 12 Marzo sia sui mercati americani che su quello italiano (sapete che "erroneamente" seguo il FTSEMIB40. Dico erroneamente perché sarebbe più corretto optare per il FTSE All-Shares).
Sia il mercato nostrano che quelli statunitensi hanno effettivamente continuato la discesa sulla rottura del livello indicato ma in modo estremamente contenuto e tentando un effimero rimbalzo. Vediamo più da vicino su scala daily.
Il punto in realtà è un altro: ci si sta muovendo in situazioni poco conosciute negli ultimi venti anni. Per questo motivo Vi posto un grafico inflation adjusted dell'indice Dow Jones su cui si hanno i maggiori dati disponibili in termini di sedute. Faccio una breve premessa. Quando si parla di grafico "inflation adjusted" significa che si considera il fattore inflazione per valutare l'effettivo corso dei valori. Supponiamo di prendere in considerazione quattro anni:
1- il mercato sale del 3% e l'inflazione dell'1%, quindi si ha un ritorno reale del 2% (escludo per semplicità la tassazione)
2- il mercato sale del 3% e l'inflazione del 3%, quindi si ha un ritorno reale dello 0%
3- il mercato sale del 3% e l'inflazione del 4%, quindi nella realtà si è perso un 1%
4- il mercato scende del 3% e l'inflazione sale dell1%, quindi abbiamo un ritorno del -4%.
Nel grafico seguente trovate l'andamento del Dow a partire dagli anni '20. In questo chart inflation adjusted notate così che nella crisi del 1929 si è passati da oltre 5000 punti a poco più di 1000, nel 2008 da 17200 a 8600 punti ed infine oggi 28200 a 19100 (dato non depurato dall'inflazione in quanto dobbiamo ancora concludere l'anno).
La cosa che voglio far notare è come questa caduta sia un qualcosa di estremamente violento e raramente visibile in passato quanto ad intensità e velocità. Ma paradossalmente sono proprio queste le situazioni in cui si possono creare grosse opportunità per investitori di lungo (lunghissimo) periodo ed in ottica GLOBALE ED ESTREMAMENTE DIVERSIFICATA ad esempio attraverso piccoli piani d'accumulo mensili, aspettandosi naturalmente che il mercato possa ancora scendere nei prossimi mesi (cosa che naturalmente non mi auguro ma Vi rimando alla parte finale di un mio articolo del 2 febbraio di quest'anno, quando non era ancora scoppiato nulla, dal titolo "Quell'orso che ti guarda" https://www.lombardreport.com/2020/2/2/update-sul-mercato/ ).
Sempre nella passata settimana l'ultimo dato aggiornato della Jhons Hopkins University era il seguente, con un incremento degli infetti pari al +356% in Italia, +522% in Germania e +462% in Francia.
Nel grafico di cui sopra avevo posto in evidenza la preoccupante impennata della curva gialla (nuovi casi) verso la "bisettrice" verde che rappresenta i pazienti guariti.
Ad oggi la situazione è la seguente (escludo i casi spagnoli che sono drammatici in modo da confrontarci con le nazioni "forti"):
Italia: +153% (ottimo dato percentuale in netta discesa dal +356% precedente ma TREMENDO in quanto a numero di persone colpite)
Germania: +474% (+522% precedente)
Francia: +305% (+462% precedente)
Se i dati percentuali sono confortanti così non è assolutamente per i dati complessivi (casi reali), in quanto non abbiamo ancora un asintoto (stabilizzazione) della curva gialla di nuovi infetti anche se nell'ultima settimana pare stia leggermente perdendo forza nella salita (confrontate l'ultimo pallino giallo con il penultimo). Questo il dato aggiornato (depurato dai casi zero in Cina):
Nella macabra e triste classifica notiamo come gli Stati Uniti siano arrivati al terzo posto. Se ben Vi ricordate in un mio vecchio articolo scrivevo che si sarebbe potuta creare una opportunità nel momento in cui ANCHE gli Stati Uniti fossero stati colpiti da questa tremenda pandemia (nb: quando scrivo" tremenda" penso non tanto al virus che comunque è poco letale ma estremamente contagioso, ma alle persone che hanno già problemi di salute e rischiano di trovarsi nella tremenda situazione di non poter essere curate; penso ai pochi posti nelle terapie intensive ed al tremendo lavoro di medici, infermieri ed operatori sanitari che sono negli ospedali di tutto il mondo come i pompieri dell'11 settembre 2001: EROI !). Perdonatemi la divagazione.
Oltre alla pandemia che, ripeto, farà danni ma NON E'/SARA' la fine del mondo economico e nemmeno dell'umanità, ci si confronta anche con un ulteriore shock: quello sul mercato dell'energia. Ma pensate anche al fatto che quando tutto si stabilizzerà (numero di contagi inferiore ad 1, quindi per ogni nuovo contagio ci sarà un "uno virgola" che guarisce) ci ritroveremo con un mercato dell'energia a prezzi stracciati, una economia che ripartirà con decisione grazie a tutta la domanda inevasa e che potrà beneficiare del ribasso dei costi energetici.
Se è vero che il mercato anticipa tutto, in un quadro di questo genere (con una drammaticità in crescendo a livello globale) non si può pensare o sperare in una inversione repentina del trend in essere, tanto più che in questo fine settimana verranno fatti migliaia di tamponi ai cittadini statunitensi e pensate che il 28% della popolazione americana non ha copertura sanitaria (dato da verificare, vado a memoria).
Analizzando il grafico dell'S&P500 su scala mensile in modo da avere una view di lungo respiro si nota bene come sia stata rotta una trendline di lungo periodo e che partiva addirittura dai minimi del 2008. Un primo supporto lo si trova in area 2125 dai 2265 di chiusura di venerdì. Supporto che guarda caso coincide con l'elezione di Trump del 2016.
Un aspetto che reputo interessante e che ho notato nelle ultime sedute è il confronto tra S&P500 e indice Russell 2000. Se ben Vi ricordate ne avevo parlato in tempi assolutamente non sospetti quando il mercato era ancora super toro ma Vi mettevo in guardia perché c'erano molti alert di pericolo ed anticipatori di una fase orso (articolo del 2 Febbraio 2019 dal titolo "Quell'orso che ti guarda": https://www.lombardreport.com/2020/2/2/update-sul-mercato/).
In quell'occasione avevo confrontato l'indice Russell con l'S&P500 evidenziando come il denaro più speculativo del primo si stesse spostando verso il secondo in ottica difensiva. Ora notiamo invece il contrario: venerdì l'S&P500 ha chiuso sui minimi settimanali bucandoli leggermente mentre il Russell2000 ha chiuso abbondantemente sopra i minimi settimanali fatti segnare giovedì. Questo indica quindi che il denaro si sta "timidamente" spostando verso i titoli più speculativi e questo potrebbe favorire un tentativo di rimbalzo di breve/brevissimo. Di seguito trovate nel grafico a sinistra l'S&P500 daily e in quello di destra il Russell2000 daily.
Un'altra considerazione che mi fa propendere per un possibile e probabile assestamento per le prossime sedute (quindi non necessariamente la prossima settimana!) è il comportamento del Nikkei che ha segnato i minimi settimanali già nella seduta di lunedì (di seguito il grafico daily).
Rimango dell'idea che ci sarà una stabilizzazione attorno alla metà di aprile con un possibile segnale long, forse dopo la formazione di un nuovo minimo di cui ho scritto più volte. Come ho già sottolineato in passato, il mio driver principale è il mercato americano. Ebbene, studiandone la volatilità ci sono stati circa 15 picchi dettati dal panico assoluto dalla fine del '900 ad oggi. Fasi di panico che sono durate da un minimo di sei settimane circa ad un massimo di dodici settimane, con una media che si attesta attorno alle otto settimane, prima di un rientro in un range "normale" dopo appunto una fase di panico assoluto come quella attuale. Per questo ritengo che abbiamo ancora qualche settimana prima di un setup a rischio moderato.
Buona serata a tutti.
Ad maiora !
PNA
(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)