Oltre ai classici exchanges, piattaforme specifiche, anche l’industria finanziaria si sta attrezzando con certificati, Etp e altro. Quotati soprattutto nel nord Europa e in Svizzera. Presto però esordiranno pure da noi.
Hot markets
Performance straordinarie e soprattutto alta volatilità, caratteristica ideale per chi fa trading, sono quasi sinonimi di criptovalute, divenute ormai un asset dalla precisa identità. A imporre di considerarle – pur con prudenza - c’è pero un altro motivo, più strutturale: nei prossimi dieci anni circa 70.000 miliardi di dollari passeranno di mano a livello mondiale dalle vecchie alle nuove generazioni, con un effetto traslazionale ormai scontato. Gestioni patrimoniali (un “bluff” che serve solo alle banche private per pompare profitti), fondi azionari e obbligazionari e strumenti di liquidità verranno travolti da inedite concezioni di investimento, che libereranno dall’arcaico sistema di relazione in corso fra risparmiatori e industria finanziaria. In questo le criptomonete e tutto il sistema delle blockchain saranno fondamentali. Lo conferma l’attenzione con cui alcune Borse mondiali stanno aprendo la strada alle quotazioni di criptoattivi, alla faccia dei vetusti banchieri centrali (uno per tutto Draghi) che discettavano fino a poco tempo fa su inutilità e rischiosità di dar spazio a simili alternative. Poco importa! I fatti ne stanno sbaragliando le convinzioni, come dimostra l’attenzione con cui alcune istituzioni finanziarie si impegnano nello sviluppare piattaforme per innovativi asset crittografici.
Se queste brevi considerazioni vi hanno convinto continuate a leggerci. Altrimenti mandateci al diavolo! Sappiate però che le migliori performance oggi non si fanno più con le classiche metodologie di investimento, come dimostrano questi sintetici dati riferiti a un periodo, il 2019, pur fantastico per gli investitori:
Bitcoin |
+ 89,0% |
Nasdaq composite |
+ 35,2% |
S&P 500 |
+ 29,0% |
Ftse Mib |
+ 28,3% |
Indici bond long term |
+ 19,3% |
Oro |
+ 19,0% |
Si impone allora una valutazione: un anno significa poco in ambito finanziario ma ciò vale per il bitcoin (la norma vuole che si scriva con la b minuscola) come per il Nasdaq! Inevitabile tuttavia un’esortazione: guai a pensare di stravolgere un patrimonio in chiave di criptomonete, sull’onda di facili entusiasmi. Sarebbe un errore gravissimo. Il che non vuol dire escludere l’ipotesi di cominciare a inserire qualche goccia di alternativo nei patrimoni piccoli e grandi, in un’ottica di assoluta diversificazione. Il vecchio rapporto 60-40% fra bond e azioni – da modificare in rapporto all’andamento dei mercati – non vale più. Il legame complessivo si sta complicando e uno sguardo agli asset “underground” è opportuno. Cominciando proprio da bitcoin e compagni. Come farlo? E’ il tema del nostro odierno report domenicale. Con una considerazione che è un po’ una sintesi anticipata. Di modi per investire ne abbiamo individuati anche altri, da fondi a derivati e perfino a cripto correlate con l’oro. Di fatto l’offerta è già ampia ma non ancora regolamentata per noi italiani, il che fa sì che occorra attendere la quotazione sulla nostra Borsa di strumenti su bitcoin e compagni. Altra scelta quella naturalmente di puntare su Etf riferiti al più generico mondo blockchain, dei quali alcuni già presenti su Etf Plus.
Strumenti |
Nomi e altro ancora |
Exchanges: piattaforme specifiche che permettono di acquistare criptovalute in cambio di monete reali quali euro, dollaro ecc. Accettano come modalità di pagamento sistemi tradizionali (bonifico e carte di credito). Poi si accede e si acquista direttamente la criptovaluta desiderata. |
Binance, Coinbase, Bitfinex e Bitstamp sono solo alcuni exchanges. Si adattano a chi intende realizzare investimenti diretti sulle criptovalute. I furti di importi digitali sono però abbastanza comuni e attribuibili soprattutto ad hacker specializzati in tale contesto. |
Cfd: i contratti per differenza sono stati finora abbastanza impiegati dai trader più smaliziati. Vengono proposti da broker specializzati. |
I broker sono vari, gli stessi già attivi in campo azionario. Ci si deve rendere conto che quando si investe attraverso i contratti per differenza non si possiede fisicamente il prodotto finanziario ma si crea un accordo con il broker puntando sull’attività sottostante relativamente all’aumento piuttosto che al calo del suo prezzo, in un certo periodo di tempo. Attenzione alla leva finanziaria che comporta la maggior parte delle perdite per chi opera in tale contesto. Da segnalare che nel 2019 l’Esma (Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati) ha ratificato un regolamento in merito alla leva finanziaria dei Cfd, per la quale sono fissati livelli massimi allo scopo di evitare che i trader perdano più di quanto investito. |
Azioni: si riferiscono a società attive in business legati alle criptovalute. |
Due nomi: ► Bitcoin SE (quotata anche su Tlx – Isin DE000A1TNV91) è una holding tedesca che si occupa di tecnologie innovative nel settore della crittografia e blockchain. Detiene il 100% di Bitcoin Deutschland AG che gestisce una piattaforma di negoziazione tedesca per bitcoin e valute digitali sotto il dominio Bitcoin.de. ► Canaan (Nasdaq - Isin US1347481020), società cinese specializzata in mining di bitcoin: è il titolo più seguito da chi si occupa di questo mercato. |
Certificati: gli investment certificates sono derivati cartolarizzati, ovvero una combinazione di contratti finanziari incorporati in un titolo, negoziabile come un normale sottostante. Questi prodotti sono emessi soprattutto da grandi banche. |
Ve ne sono alcuni, sebbene il mercato sia ancora piuttosto limitato. ► La svizzera Leonteq propone dal 2017 un certificato sui bitcoin (Isin CH0366634894) con scadenza 21/9/2020. ► Dal 1° novembre è in quotazione anche il Leonteq bitcoin cash (Isin CH0481488044). Entrambi sono presenti sulla Borsa svizzera e trattati solo da pochi intermediari in Italia. Altri certificati di diversi emittenti risultano in fase di strutturazione. |
Etp / Etn (simili agli Etf): gli Exchange traded product prevedono garanzie fisiche e sono concepiti per offrire agli investitori una soluzione semplice, sicura ed economica per esporsi al prezzo dei sottostanti e quindi in questo caso dei bitcoin. |
Stanno per arrivare anche in Italia. Sono due replicanti di Wisdomtree. ► bitcoin Usd (Isin GB00BJYDH287) ora quotato e negoziabile sullo Swiss Stock Exchange (Six) o disponibile tramite una struttura di trading Over the counter (Otc). ► bitcoin Eur (Isin GB00BJYDH287) con cambio coperto €/$: stessa situazione indicata per il precedente. ► Da tempo è disponibile anche su alcune piattaforme italiane il bitcoin Tracker One in corone svedesi (Isin SE0007126024 su Borsa Stoccolma). Lo stesso è disponibile in euro (Isin SE0007525332). ► Ci sono altri emittenti nordici e svizzeri pure attivi in questo comparto, sebbene i relativi prodotti non siano quotati in Italia. ► Molti gli Etf su criptovalute presenti negli Usa ma tutti di nicchia. |
Etp, l’emittente specializzato va anche short |
Sulla Borsa svizzera da poco è presente un emittente specializzatosi in Etp sulle criptovalute. Si tratta di Amun. Alcuni dei suoi prodotti sono: Amun bitcoin Cash Etp (Isin CH0475552201) Amun bitcoin Etp (Isin CH0454664001) Amun Ethereum Etp (Isin CH0454664027) Amun Ripple XRP Etp (Isin CH0454664043) Amun Crypto Basket Index Etp (Isin CH0445689208) Amun Short bitcoin Etp (Isin CH0514065058): questo è il primo Etp inverse – quindi ribassista – quotato al mondo. Nella fase attuale può essere acquistato solo da chi intenda operare intensamente con gli Etp cripto (long – short e con differenziazione dei sottostanti), il che impone la detenzione di un conto corrente in Svizzera, con tutte le implicazioni fiscali che ne conseguono. A quel punto però si apre un mondo, perché la Borsa elvetica è al momento la più attiva nei confronti degli asset a base crittografica. |