Ormai fondamentale in qualsiasi portafoglio. Etf – selezionati in base a vari parametri - e Adr, quest’ultimi quotati a Wall Street, utili allo scopo. Con il rischio che proprio gli Adr possano essere delistati. L’ha voluto Trump ma ora…
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Il 2020 ha definitivamente acclamato la Cina come mercato finanziario che da emergente è entrato nel contesto degli emersi. Questo ruolo è destinato a crescere in futuro, grazie a due scelte strategiche di Pechino: ● investire pesantemente sulle infrastrutture (sia fisiche sia tecnologiche); ● favorire ancor più i consumi interni per compensare la crisi occidentale. Ne consegue che destinare parte di qualsiasi patrimonio alla Cina è ormai una scelta condivisa, incontrovertibile e di lungo termine.
Ciò favorisce gli asset finanziari a muoversi ormai in quattro direzioni e non più in due (Europa e Usa) e mezza (Paesi emergenti), come avvenuto finora:
Europa |
E’ casa nostra ma richiede diversificazione, favorita dall’assenza di rischi di cambio |
Usa |
Resta l’alternativa classica, grazie soprattutto al Nasdaq, ma pesa il rischio di cambio |
Cina |
Diventa strategica per la crescita e in parte per una valuta che potrebbe divenire la vera alternanza alla coppia €/$ ma non è ancora un mercato accessibile direttamente, se con gli Etf |
Emergenti |
Buone le potenzialità ma la frammentazione resta il maggiore fattore di incertezza |
Se il quadro è questo bisogna quindi guardare alla Cina in maniera più aggressiva, sia nel contesto azionario sia in quello obbligazionario. Oggi analizziamo il primo, malgrado una breve puntata sul secondo, con due modalità di investimento, gli Etf e i singoli titoli, quotati però a Wall Street mediante gli Adr (American depositary receipt, certificati che sostituiscono le azioni con la contrattazione sul Nyse e limitatamente su altre Borse - quali la tedesca e l’inglese - di titoli originariamente di società di altri Paesi).
CON GLI ETF TUTTO È SEMPLICE
Cominciamo allora dagli Etf trattati su Borsa Italiana, con una rassegna di quelli che in qualche modo si caratterizzano rispetto agli altri.
► Il più conveniente per un Pac
Strategica la scelta di effettuare un piano di acquisto di lungo termine. C’è però un ostacolo, rappresentato dal fatto che la maggior parte degli Etf sono espressi – come valuta di denominazione – in Usd. I due attivi in Eur si riferiscono in parte anche alla Borsa di Hong Kong (si veda il punto seguente). Pertanto se Usd deve essere, preferibile puntare sull’Etf che costa meno in assoluto, visto che mediamente i cloni sulla Cina sono abbastanza (e inevitabilmente) cari.
Franklin China |
IE00BHZRR147 |
Replica fisica |
Ter 0,19% |
Perché piace - Investe in azioni di grande e media capitalizzazione e mira a tracciare il più fedelmente possibile le performance dell'indice Ftse China Capped.
► Solo Cina o anche Hong Kong?
Quella della Borsa di Hong Kong è sempre stata un’appendice importante per il mondo finanziario cinese, anche perché molte società hanno preferito – per vari motivi – scegliere la piazza dell’ex colonia inglese. Che è la terza maggiore in Asia. Occorre tenere però conto che le quotazioni avvengono in dollari hongkonghesi. Di fatto tanti Etf coprono titoli sia della Cina sia di Hong Kong. Uno solo ha come sottostante solo la seconda piazza, con valuta di denominazione l’euro.
Lyxor Hong Kong |
LU1900067940 |
Replica sintetica |
Ter 0,65% |
Perché piace – Una diversificazione anche su questa Borsa - senza correlazioni con Shanghai e Shenzhen - può essere una buona scelta, a condizione di avere già in portafoglio Etf più globali sulla Cina.
► Qual è l’indice migliore?
I principali indici usati come benchmark per le piazze azionarie cinesi sono due: l'SSE Composite e il CSI 300. In realtà quelli disponibili sono anche molti altri ma minori. È necessario sottolineare che nelle Borse dell'ex impero celeste (Shanghai e Shenzhen) vengono trattati due tipi di azioni: le A e le B, che si distinguono per non poche diversità.
Xtrackers CSI 300 |
LU0779800910 |
Replica sintetica |
Ter 0,50% |
Perché piace – In termini di risultati storici è il migliore in assoluto sia sul lungo sia sul breve termine. Denominato in Usd, ha per esempio registrato una performance relativamente alle ultime 365 sedute del + 32,2%, battendo i suoi colleghi.
► Come fare per puntare sul Cny?
Volendo investire direttamente sullo yuan – senza l’intermediazione dell’Usd – l’unica strada percorribile è quella di puntare sull’obbligazionario e più precisamente sui titoli di Stato. Purtroppo però sono trattati esclusivamente sull’Otc e quindi resta solo l’alternativa degli Etf, che però hanno come valuta di denominazione l’Usd. Insomma è come un cane che si morde la coda. Occorre tuttavia segnalare che anche quando si acquista Etf azionari o obbligazionari cinesi si investe in yuan, sebbene con la correlazione Cny-Usd e poi Usd-Eur, nella quale l’Usd viene in effetti a elidersi nel rapporto finale. C’è così una sola scappatoia e si riferisce all’unico bond in Cny presente sul Mot, ancorché molto corto.
World Bank 2,5% |
XS1442211923 |
Valuta Cny |
Scadenza 22/7/21 |
Perché piace – Non ci sono alternative. Si è quindi costretti a farselo piacere. Il rendimento in corso si aggira sul 2,3-2,4% ma naturalmente quanto più interessa è l’andamento del rapporto di cambio fra euro e yuan (o renminbi che dir si voglia).
► Quello di dimensioni maggiori
Volendo puntare su Etf molto scambiati e quindi liquidi la scelta si limita a tre prodotti di Xtrackers, da sempre assai attiva sul fronte cinese. Certamente i fattori da seguire sulla liquidità sono anche altri ma gli elevati flussi risultano importanti per disporre di spread più contenuti. Quello migliore da questo punto di vista è il seguente.
Xtrackers Msci China |
LU0514695690 |
Replica fisica |
Ter 0,65% |
Perché piace – La motivazione è scontata con una media di circa 100 contratti giornalieri su Borsa Italiana.
► Nel caso si preferisca l’Esg
Forte la richiesta di sottostanti rispondenti ai parametri ambientali, un mercato in netto sviluppo e che probabilmente caratterizzerà sempre più l’azionario cinese nei prossimi dieci anni. Per ora la scelta di Etf con indice Esg è limitata a un solo prodotto ma in futuro si amplierà notevolmente.
Ubs Msci China Esg |
LU1953188833 |
Replica fisica |
Ter 0,65% |
Perché piace – Anche in questo caso la cernita non offre alternative. Inevitabilmente il costo annuo di gestione sale un po' ma quando ci sarà più concorrenza…
► Se il dividendo è sovrano
La distribuzione di profitti non è ancora significativa nel contesto cinese, per vari motivi, quasi tutti di natura storica. Dei 15 Etf relativi a Pechino e dintorni solo sei soddisfano questo requisito, con un “dividend yield” in corso medio dell’1,5%, valore modesto se confrontato con gli indici soprattutto europei.
iShares China Large Cap |
IE00B02KXK85 |
Replica fisica |
Yield 2,6% |
Perché piace – È il primo nella relativa classifica, grazie anche al fatto di replicare le maggiori capitalizzazioni cinesi, più generose rispetto al totale delle altre azioni.
SE CI SI VUOLE INVECE INDIRIZZARE SULLE SINGOLE AZIONI (O MEGLIO ADR)
Il fronte degli Adr quotati a Wall Street è molto ampio ma anche ricco di piccole e medie capitalizzazioni che è meglio evitare. Per aiutare il lettore abbiamo allora effettuato una selezione dei titoli più interessanti.
Mega capitalizzazione sul Nyse
Alibaba |
Ticker BABA |
E commerce in Cina |
P/e 35,6 |
Grandi capitalizzazione sul Nyse
China Life Insurance |
Ticker LFC |
Assicurativo |
P/e 7,9 |
PetroChina |
Ticker PTR |
Petrolifero |
P/e 19,9 |
China Petroleum & Chemical |
Ticker SNP |
Petrolifero |
P/e 9,3 |
Nio |
Ticker NIO |
Automobilistico |
P/e n.d. |
Tencent |
Ticker TME |
Intrattenimento e Internet |
P/e 51,3 |
New Oriental Education |
Ticker EDU |
Servizi formazione |
P/e 67,4 |
Grandi capitalizzazioni sul Nasdaq
Pinduoduo |
Ticker PDD |
E-commerce |
P/e n.d. |
JD.com |
Ticker JD |
E-commerce |
P/e 29,4 |
NetEase |
Ticker NTES |
Servizi Internet |
P/e 109,6 |
Baidu |
Ticker BIDU |
Servizi Internet |
P/e 14,9 |
Cosa succede – Il settore degli Adr è in realtà scosso dalla decisione di Trump (sempre lui!) di vietare le contrattazioni a Wall Street degli Adr cinesi. Un disegno di legge in merito è stato approvato dal Senato Usa. Stabilisce che la Sec (Securities and exchange commission) rimuova le società estere dalle Borse statunitensi, se queste non si conformano agli audit normativi per tre anni consecutivi. Per i 233 Adr da oltre 1 trilione di $ di capitalizzazione sarebbe un grosso rischio ma ora la legge deve passare alla Camera. Potrebbe rigettarla o modificarla. Considerando il cambio di Presidenza tutto è possibile, anche perché le pressioni del mondo finanziario non vanno certo nella direzione di un boicottaggio delle “chinese stocks”. È pur vero che spesso questi titoli non garantiscono trasparenza ma il problema deriva dalla natura stessa degli Adr, così come applicata negli Usa. Comunque sono previsti tre anni dall’eventuale promulgazione della legge perché diventi attuativa. Alcune società hanno intanto già messo le mani avanti quotandosi anche a Hong Kong. E così a Wall Street c’è chi sostiene che il bando favorirebbe la piazza asiatica impoverendo New York. È possibile quindi che il tutto venga rimesso in discussione, soprattutto se le relazioni fra Washington e Pechino miglioreranno.
Infine un’inevitabile segnalazione. Nelle tre tabelle, relative agli Adr, abbiamo volutamente indicato i valori di P/e (rapporto prezzo/utili,) dati i valori attuali talvolta inauditi. L’azionario cinese costa troppo? In realtà sono i profitti annunciati che risultano spesso eccessivamente bassi. Sul tema dell’andamento delle Borse cinesi torneremo comunque nei prossimi giorni con un video su YouTube. A presto.