L’annuncio a sorpresa, lo scorso lunedì, del prossimo rilascio del vaccino anti-CoVid da parte di Pfizer ha galvanizzato i mercati azionari, portando a contestuali prese di beneficio sugli asset che invece avevano performato meglio da inizio anno, dal Nasdaq e i titoli tecnologici in generale all’Oro. Una grande rotazione settoriale, avvenuta contemporaneamente ad una marcata contrazione della volatilità implicita, col Vix (PC 24,05) ridisceso da 36,50 in area 22-25. Dopo lo strappo della giornata dì lunedì 9 novembre, gli indici azionari si sono poi assestati poco al di sotto dei massimi. È verosimile che il quadro resti comunque volatile e non si possono escludere bull-trap in un mercato che sembra avere scontato tutte le notizie positive. Un’estensione rialzista dai livelli correnti farebbe crescere ancora di più quella discrasìa tra dinamiche finanziarie (positive) ed economie reali (in forte affanno per i lockdown legati alla gestione del CoVid), già più volte evidenziata.
A supporto delle quotazioni azionarie e obbligazionarie rimane ovviamente il fiume di liquidità immesso con entusiasmo dalle Banche Centrali nei circuiti finanziari, che continuano a determinare “inflazione” degli asset. Un’alta marea che spinge all’insù in modo indifferenziato corsi obbligazionari e azionari, titoli buoni e titoli cattivi, al di là di qualsiasi valutazione di merito, di rischio, di rendimenti attesi. Da metà marzo la liquidità globale M2 netta è aumentata di circa 12.500 miliardi di dollari, portando lo stock a circa 92.500 miliardi di $ rispetto ai circa 80.000 miliardi di $ pre-CoVid: una crescita esponenziale senza precedenti nella storia dei sistemi monetari moderni (basti pensare che ad inizio anni 2.000 la liquidità globale M2 si aggirava su “solamente” 20.000-25.000 miliardi di dollari).
A livello grafico, l’S&P500 (PC 3.559; cfr. grafico) rimane all’interno dell’ampia fase laterale tra 3.200 e 3.600 in essere da inizio settembre, dopo lo strappo della seduta di lunedì verso 3.670, subito rientrato. Per conservare un’impostazione tonica è ora importante la tenuta di 3.400: la conferma del superamento di 3.600 innescherebbe un allungo verso quota 4.000, dove dovrebbero comunque prevalere le prese di beneficio. Al di sotto di 3.300-3.400 si rientrerebbe invece in una prospettiva di lateralità, che è stata la dominante degli ultimi due mesi. Un segnale di rinnovata debolezza si avrebbe solamente con la fuoriuscita dalla parte inferiore (quota 3.200, al momento prematura).
Sul comparto preziosi si conferma il mantenimento delle posizioni strategiche sull’Oro e, in subordine, sull’Argento e sul Platino. I tentativi di ripresa del Platino per il momento non trovano ancora conferma e quindi rimane opportuno attendere prima di valutarne un incremento. Aggiorniamo i livelli: Oro: 1.892 $/oncia; Platino: 895 $/oncia; Argento: 24,77 $/oncia. Manteniamo anche le posizioni corte tattiche sull’S&P500, con l‘Etf short sull’S&P500 Xtrackers S&P500 Inv Day con ticker XSPS (PC: 8,669), valutando incrementi solo su sbuffi dell’indice verso quota 4.000.
Come veicoli per il comparto preziosi si confermano gli Etc Wisdomtree quotati su Borsa italiana, che risultano garantiti da depositi fisici dei metalli preziosi sottostanti, senza comportare quindi rischi di credito, con i seguenti ticker: PHAU (oro): PC 151,76; PHAG (argento): PC 19,516; PHPT (platino): PC 70,710. Opportuno mantenere anche lo short consigliato sul Palladio, come parziale copertura della posizione lunga netta sul comparto dei preziosi. Short Palladio (ticker 1PAS): PC 10,652.
Attenione poi al Dollaro Usa che potrebbe essere alla vigilia di una fase di rinnovata debolezza: contro euro il segnale si avrebbe al superamento della forte resistenza a ridosso di 1,2000 (EurUsd PC 1,1834).
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