A quella data la Bce dovrebbe stabilire se autorizzare o no la distribuzione dei profitti da parte del mondo del credito. Da qui dipenderanno in buona parte le relative quotazioni in Borsa.
Cedole & dividendi
Non cercate dati né previsioni sui “dividend yield” delle banche italiane, ma anche di quelle estere! Ogni fonte riporta infatti notizie contradditorie, non per imperizia o mancato aggiornamento dei dati ma per assenza di informazioni utili a valutare una situazione in piena evoluzione. Prendiamo, per esempio, Intesa Sanpaolo. La forchetta degli yield è enorme, in base all’incertezza se nel 2021 verrà versato solo l’importo riferito al 2020 o anche al 2019 e comunque di quale entità si tratterà. Ed è solo il caso più emblematico.
Le ipotesi in campo
Il tutto è nelle mani della Bce ma al suo interno si sono già evidenziate fratture fra i componenti del board più “liberal” e quelli più oscurantisti. Una decisione dovrà in ogni caso essere presa entro la riunione del 10 dicembre, data dopo la quale il settore bancario potrebbe subire pressioni ribassiste o rialziste in base alle scelte effettuate da Eurotower. Attualmente le congetture si muovono attorno a quattro soluzioni.
1°) |
Sblocco totale |
2°) |
Sblocco totale ma con l’istituzione di un “cap” |
3°) |
Sblocco parziale in base a parametri patrimoniali ma con l’autonomia della singola banca di adeguarsi o meno, cioè eventualmente di non distribuire |
4°) |
Blocco ancora per almeno 6/8 mesi, cioè fino all’estate 2021 |
Quale l’opzione più probabile? Impossibile dirlo ma la seconda e la terza oggi appaiono in testa alle preferenze. Certamente molto dipenderà dall’andamento della pandemia di qui a inizio dicembre e dalle politiche ulteriormente espansionistiche della Bce.
C’è una considerazione che sta comunque facendosi strada. È quella dell’andamento degli indici borsistici del settore bancario. L’Ftse Italia All Share Banks è ai minimi storici degli ultimi dieci anni a 6.180 punti contro massimi di oltre 20.000 nel 2011. L’European Stoxx 600 Banks è nettamente sotto i minimi degli ultimi dieci anni, confermando una debolezza strutturale del comparto che comincia a preoccupare.
In questa situazione c’è chi pensa che il fattore dividendi possa ridare fiato al sistema, tanto più considerando gli aiuti diretti e indiretti che Francoforte sta iniettando negli istituti di credito. In condizioni normali le quotazioni dovrebbero essere molto maggiori ma il motivo della redditività ha allontano i piccoli e medi investitori, più sensibili alla ricerca di profitti distribuiti. Proprio i sostegni rappresentano però il nocciolo dell’opposizione a un ritorno alla normalità, poiché si ritiene che Unione europea e singoli Stati abbiano già esageratamente agevolato il comparto, cui vanno chiesti ora sacrifici.
Il contrasto in corso è duro e impone pazienza ai risparmiatori, che per lungo tempo hanno fatto affidamento sui dividendi degli istituti di credito. La decisione del 10 dicembre sarà certamente preceduta da indiscrezioni sulla linea vincente. Per il mondo bancario quindi i fattori di volatilità sono ancora più ampi rispetto al resto dei listini: pandemia, fusioni e dividendi risultano un bel cocktail, che ci si augura non diventi esplosivo.