Ci risiamo: i numeri dicono che il virus torna a mordere e si sente nuovamente parlare di lockdown, con per altro alcune realtà già toccate da alcune chiusure e limitazioni. Inutile girarci attorno, l’impressione è che – purtroppo – ci si stai pian piano chiudendo come a marzo. In tutta Europa la seconda ondata dei contagi era temuta e rientra nell’ottica del ciclo di un virus. Il problema è che lo scenario attuale allontana di fatto definitivamente le speranze per la tanto sperata ripresa a “V”, che avrebbe dovuto manifestarsi con un rapido rimbalzo del PIL dopo il crollo verticale del primo semestre.
Le stime dell’ISTAT danno una crescita congiunturale in Italia del 12% nel terzo trimestre, ma questo è purtroppo già il passato. Infatti, nel quarto trimestre attualmente in corso il PIL potrebbe tornare a contrarsi o – nella migliore delle ipotesi – a ristagnare. Infatti, è del tutto prevedibile che le chiusure delle attività considerate più a rischio e, in generale, il timore diffuso tra la popolazione di un nuovo blocco degli spostamenti come a marzo frenerà i consumi, dopo la breve ripresa vissuta in estate.
SI fa quindi sempre più strada l’ipotesi di una ripresa a “W”: se da un lato il Fondo Monetario Internazionale stimava che in assenza di una seconda ondata in Europa l’economia si sarebbe contratta del 7% nel 2020, dall’altro è evidente che la seconda ondata è qui ora inevitabilmente il PIL nel 2020 subirà una caduta superiore alle ultime previsioni.
E così, stante questa situazione disastrosa di cui non ci è dato sapere quando finirà, la Commissione UE sostiene con forza la proposta di politiche fiscali espansive anche per il 2021, mentre la BCE si prepara a fornire nuovi stimoli monetari e richiede al contempo che il Recovery Fund diventi permanente, cioè che l’Eurozona opti senza indugi per quello che nei fatti sarebbe un bilancio comune.
Analisi ZC-Yield Curve
La lettura della ZC-Yield Curve, questa settimana, continua a mostrare una stabilità dei rendimenti, caratterizzati solo da piccoli aggiustamenti che non modificano il quadro in analisi. Siamo sempre con rendimenti negativi sino alle scadenze 2037; la scadenza a 10 anni, resta con rendimento negativo, stabile in area -0,24% e la scadenza trentennale, anch’essa ferma, rimane stabile allo 0,00% di rendimento. Sempre stabile la forma della curva, caratterizzata da una buona ripidità acquisita nel corso delle settimane e con rendimenti decrescenti sempre dalla scadenza 2044; la curva esprime ora il massimo rendimento poco sotto area 0,04% per le scadenze tra il 2042 e il 2043 in lievissimo allargamento rispetto alla scorsa analisi. Stabile anche l’andamento dei tassi forward su Euribor 6 mesi, che sul tratto a lunga sono ora di poco sopra area 0,40%, mentre il tratto a breve rimane stabile sotto area -0,50%.
Analisi Integrata Trendycator
Osservando – a livello di analisi integrata – le curve dei rendimenti dei principali benchmark decennali, nulla di nuovo, come ormai da tempo immemore a questa parte, salvo un ritorno di pressione sul nostro debito pubblico con lo spread che ha ripreso ad allargare un po’ e con i rendimenti governativi in salita. Sotto questo profilo, quasi profetico il nostro “attenzione” della scorsa analisi dedicata proprio ai governativi italiani. Per il resto, i rendimenti rimangono sui minimi, con Trendycator sempre SHORT sull’area UK, con i rendimenti sempre poco sopra area 0,20%. Volatilità in lieve aumento per il BUND, con il modello Trendycator fermo sullo SHORT e con il rendimento del decennale tedesco ora verso area -0,60%. Non bene invece il nostro Btp, con i rendimenti che dopo aver registrato il minimo storico, sono ora in fase di rimbalzo con lo spread ora sopra i 130 bps; il rendimento del decennale è ora verso area 0,80% con Trendycator comunque ancora SHORT. Si muove ancora un po’ l’area USD, forse per le imminenti presidenziali, con i rendimenti ora sopra area 0,80% con Trendycator ancora SHORT.
Bond Governativi Mondo Weekly Ranking
Analisi sotto forma di ranking dei bond governativi mondiali con qualunque rating. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione.
Questa settimana ci occupiamo ancore dei nostri bond governativi, visto il momento potenzialmente delicato dovuto alla seconda ondata del Covid-19. Mentre scriviamo queste righe, ad ogni buon conto, lo spread è in contrazione e i nostri Btp stanno recuperando terreno. Ricordiamoci sempre che rimaniamo sempre osservati speciali e siamo sempre esposti agli umori del mercato.
Come scrivevamo nella scorsa analisi, “i nostri governativi sono quelli che rendono ancora di più – insieme a quelli della Grecia – in Europa […] ed è bene essere pronti”. Per cui, occhio fondamentalmente a tre cose, per cercare di capire quando tirare i remi in barca e portare a casa le plusvalenze sul debito italico dopo questi mesi di costante riduzione dei rendimenti.
A maggio il nostro decennale veleggiava robustamente in area 2,00% di rendimento, dopo aver toccato un massimo a nientemeno che il 3,00% a metà marzo. Ora, come si vede siamo vicini ad area 0,80% per cui il “bottino” è grasso e non sarebbe simpatico farsi trovare impreparati.
Dicevamo, sono tre le cose da guardare per provare a non farsi cogliere di sorpresa:
1. Lo spread non deve andare oltre area 150 bps per non innescare un fuggi-fuggi generale
2. Il rendimento del decennale, in prima istanza non deve superare area 0,80% di rendimento, e tantomeno tornare sopra area 1,00%
3. Trendycator deve rimanere SHORT e non cambiare stato. Se i punti 1 e 2 sono soddisfatti, allora un Trendycator grigio è solo un’allerta, ma se anche i punti 1 e 2 non sono soddisfatti, allora lo scenario è potenzialmente sfavorevole ai nostri Btp
Pertanto, occhi aperti sia a valori tecnici sia alle notizie o anche ai rumors di mercato: la fase è delicata in tutta Europa – e non solo – ma noi ormai lo sappiamo, siamo particolarmente esposti. Il margine per uscire con buone plusvalenze c’è: siamo sempre nei pressi dei minimi storici di rendimento, ma abbiamo anche imparato che la volatilità negativa può scatenarsi all’improvviso come una furia.