SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. I SEGNALI VENGONO GENERATI UNA VOLTA A SETTIMANA E PUBBLICATI SUL SITO IL LUNEDI MATTINA E VALEVOLI PER TUTTA LE SETTIMANA. IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.
ASTENERSI PRIMA DI AVERE COMPRESO CON ESATTEZZA IL PROFILO DI RISCHIO E LE CARATTERISTICHE TECNICHE DEL SERVIZIO CON LA LETTURA DELLE SPIEGAZIONI POSTE NELLA DICITURA "Il Portafoglio LombardReport": (clicca qui >>>)
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Ottima settimana, quella appena trascorsa, per i mercati azionari USA. Ma, al di là delle performance, si percepisce un grande ottimismo tra gli investitori, ottimismo dovuto principalmente al fattore politico in quanto a poco più di 20 giorni dalle elezioni presidenziali gli investitori ora sognano la "Blue Wave" (della quale parleremo in seguito), il fiscal cliff in ogni caso si farà (prima o dopo le elezioni) a cifre ben più alte di quelle formulate fino a qualche giorno fa dai Repubblicani, infine la FED è pronta a gestire l’eventuale mancato accordo sul “fiscal cliff” fino a dopo le elezioni, pur proseguendo nel proprio programma di aiuti all’economia delle imprese. CERTEZZE, questo è quello che i mercati vogliono e si aspettano, magari non ancora al 100% (piccole turbolenze ci saranno sempre) ma il viatico sembra essere in discesa. Ma andiamo per ordine:
1) La malattia di Trump, vera o pseudo, gli ha sottratto credibilità, avendo egli a più riprese snobbato il virus, contestando le mascherine e contestando gli esperti, a cominciare dal Dott. Fauci. Perché pseudo ? La sorprendente carriera politica di Trump ha creato, in parte del pubblico e dei commentatori, la convinzione che ogni sua mossa sia parte di una fine strategia per rafforzare il consenso e ribaltare le sorti della sua personale corsa. Così, leggiamo l’ipotesi secondo cui la storia della positività al Covid sarebbe una montatura per attirarsi le simpatie e risultare poi più forte del Virus ed invincibile. E questo per far saltare il tavolo di lavoro sul “fiscal cliff” e sferrare un colpo per addossare ai Democratici il fallimento e promettere le stesse dopo le elezioni, in caso di vittoria.
Ora, non c'è dubbio che Trump abbia gestito bene la scorsa campagna elettorale contro la Clinton e che alcune sue mosse gli hanno portato vantaggio. L'avversione alla Cina è ormai diffusa in entrambi gli schieramenti e nell'elettorato. Ma, recentemente, non pare di ravvisare alcuna strategia nelle sue caotiche mosse. La positività al virus (con sintomatologia) è venuta dopo aver ironizzato sulle precauzioni prese dal suo avversario Dem, Joe Biden. La gestione, con tanto di giro in auto per mostrare salute, condito da polemiche per aver esposto gli uomini della sicurezza al contagio, non pare essere in grado di attirare simpatie, tanto più che alla Casa Bianca il numero di contagi è aumentato parecchio, a dimostrazione di un'amministrazione poco rigorosa nei protocolli. Il tutto a ca. 20 gg.dalle elezioni; difficile immaginare un autogol più pesante.
Il succo è che, a meno di una prontissima ripresa che alimenti il mito della sua robustezza, Trump, già in perdita in tutti i sondaggi, esce ulteriormente indebolito da questa situazione. La probabilità di una solida vittoria democratica sale. Anzi varie indiscrezioni di parte repubblicana rivelano che alcuni stessi ambienti avrebbero abbandonato l'idea di una vittoria di Trump e studierebbero strategie per tenere il Senato, ed evitare l'en plein democratico.
Una vittoria netta di Biden, con un Trump malconcio riduce anche la possibilità di contestazioni successive, che tanto infastidiscono il mercato. In una parola, scende l'incertezza sulle elezioni e questo è ciò che i mercati prezzano oggi con la loro reazione positiva. Come detto, gli investitori ora sognano la "Blue Wave", ovvero una conquista di Casa Bianca e Congresso da parte dei Democratici che aprirebbe a piani di stimolo dagli importi elevati. Naturalmente, la Blue Wave è tutt'altro che garantita in quanto al Senato i Democratici devono recuperare 4 seggi e comunque il sistema elettorale USA presenta incognite, che già nel 2016 sono costate alla Clinton l'elezione, nonostante 3 milioni di voti in più.
2) Poi c'è anche la questione dello stimolo con la “fiscal cliff”.
In un primo momento un tweet di Trump recitava che, di sua iniziativa, il tavolo delle trattative veniva abbandonato, rimandando il tutto a dopo le elezioni accusando la Pelosi di essere in malafede. Ma (ecco il coupe de theatre), poche ore dopo l'abbandono del tavolo delle trattative, appare una precipitosa retromarcia del Presidente che riapre all'approvazione di misure di stimolo specifiche (aiuti alle linee aeree, assegni ai cittadini, rifinanziamento del Paycheck protection program), dicendosi pronto a firmare un provvedimento singolo per gli assegni ai consumatori e twitta: "are you listening Nancy (Pelosi)?".
Se esiste una linea politica, ciò è di difficile intuizione; in ogni caso quest'ultima mossa sulle trattative sembra ugualmente molto goffa. Se per i Democratici l'approvazione di un pacchetto di stimolo prima delle elezioni era comunque uno svantaggio in quanto Trump se ne sarebbe appropriato ora, dopo le ultime mosse di Trump con la conseguente perdita di consensi, è la Pelosi a dettare le regole, non a caso la Leader della maggioranza Democratica alla Camera mostra di accogliere la proposta di uno schema di aiuti per le linee aeree, ma è assai più rigida sugli assegni. Con Trump sconfitto, non c'è più ragione per i Democratici per rinviare l'accordo, che quindi diventa più probabile, ciò spiega l’avvicinamento avuto in settimana proveniente da ulteriori colloqui tra la Pelosi e Mnuchin e le dichiarazioni del capo della maggioranza repubblicana al Senato, Mc Connell, secondo il quale le cose negli ultimi giorni hanno subito un’accelerazione. Meno positiva la notizia che un Comitato della Camera dei rappresentati USA potrebbe suggerire la scissione dei big del tech, impedendo loro di vendere su piattaforme che posseggono (Amazon su tutte).
Questo spiega, oltre alla forza dell'azionario (pensate dove poteva trovarsi il NASDAQ senza questa ultima proposta), anche la debolezza del $, e il rialzo dei rendimenti.
3) Infine c’è la FED che, in caso di mancato accordo sul “fiscal cliff”, è pronta a gestire gli eventuali disagi dovuti al prolungamento, in quanto è ben consapevole che lo stimolo fiscale arriverà comodamente dopo le elezioni e sarà tanto più copioso quanto più sonante sarà la vittoria Democratica.
Naturalmente tutte queste restano ipotesi, e non devono darsi per acquisite. Ma il newsflow oggi va in questa direzione.
Per quanto riguarda Wall Street, è da tenere a mente che la prossima settimana comincia la stagione delle trimestrali economiche societarie e chiaramente il suo procedere, specie all'inizio, influenzerà gli umori del mercato. Peraltro, il “negative to positive preannoucement ratio”, calcolato da Citigroup, è ai minimi storici, a dimostrazione che le aziende sono super tranquille con il livello delle stime. Non dovremmo avere brutte sorprese.
Un corollario del crescente ottimismo del mercato sulla prospettiva di stimolo fiscale è l'improvvisa forza delle small caps mentre, come dicevamo prima, il NASDAQ100 si trova a fare i conti con il rischio di regolamentazione per i suoi campioni. Il Russell 2000, l'unico indice USA mai tornato in positivo da inizio anno, ha messo a segno un rally del 12% in 10 sedute, superando, a differenza degli altri indici, il massimo di inizio settembre.
Chiaramente le aziende di minori dimensioni sono percepite come meno penalizzate dall'aumento della “corporate tax” che ha in mente Biden (in quanto fanno molti meno utili) e avendo un business più domestico sono più favorite dalla spesa fiscale.
In tema di Small Caps, è interessante uno studio eseguito da Sentimentrader.com in cui si osserva che negli ultimi 40 anni il Russell 2000 ha messo a segno rally di almeno il 10% in 10 sedute solo 20 volte. Per quel che può valere, la performance successiva è stata assai più positiva della media, con in nessun caso un calo a 30 giorni dalla rilevazione, e ottime performance medie a 3 e 6 mesi. In altre parole, fasi di entusiasmo verso le small caps come quella di questi giorni normalmente hanno mostrato una forte persistenza e sono state, in generale, un segnale positivo anche per l'S&P500.
Analizziamo ora graficamente la settimana sui 3 principali indici azionari iniziando, come sempre, dal NASDAQ100. Rispetto alla scorsa settimana nella quale ad un buon inizio aveva fatto seguito una forte perdita alla fine, questa volta il fine settimana ha portato, oltre ad una buona performance di guadagno, anche un sentiment rivolto alla positività futura. La rottura al rialzo di area 11500 proietta l’analisi, quantomeno, al re-test dei massimi storici ed affinché ciò avvenga in maniera il più tranquilla possibile, è auspicabile che avvengano più chiusure di seduta sopra l’area 11500. In ogni caso la tenuta di area 11250 si è già rivelata una buona base per l’allungo di venerdì e per quello futuro. Una maggiore partecipazione di tutti i titoli al rialzo dell’indice favorirebbe l’attacco ai massimi storici e non solo. Il livello di RSI a 58 permette importanti allunghi al rialzo. La settimana si è chiusa a 11725.85 con un guadagno del + 4,18% che porta il segno positivo da inizio 2020 al + 34,27%.
Sul fronte tecnico è stato interessante, in settimana, il test da parte dell'S&P 500 della resistenza in area 3.400, resistenza che è stata infranta con ben 3 chiusure in crescendo, configurando un bottom di breve (una sorta di cup & handle). Le nostre analisi sono sempre state improntate alla massima prudenza (tanto da scrivere che l’importante era non perdere o, quantomeno, il meno possibile; auspicando che anche una fase laterale sarebbe stata un buon segno) ma, oggi, possiamo sbilanciarci sul fatto che nuovi massimi storici saranno presto aggiornati. Per arrivare a ciò è possibile un ulteriore pullback anche se l’RSI a 60 indica che di spazio per salire, in condizioni confortevoli, ce né abbastanza. Ovviamente più chiusure avremo sopra l’area 3400, più codesta rappresenterebbe la base (solida) per gli allunghi futuri. La settimana di contrattazione si è chiusa a 3477.13 con una perdita del + 3,84% rispetto alla scorsa settimana con un guadagno da inizio anno a + 7,63%.
Infine buon risveglio anche per l’indice DOW JONES che in settimana, anche se ha performato un po' meno degli altri due indici, ha dimostrato la forza per andare a ritestare il precedente massimo relativo di inizio settembre. E’ pur vero che poi mancherebbe veramente poco per il test dei massimi storici ma, con questo indice, è sempre meglio procedere con i piedi di piombo, visti i precedenti. La prossima uscita delle trimestrali economiche non dovrebbero presentare problemi a livello di sorprese negative rispetto alle attese del mercato (davvero molto basse) ma, per chi opera su questo listino, è meglio mantenere le antenne alte. In questa fase, la tenuta di area 28000 sarebbe un’ottima situazione per l’allungo verso i massimi, di contro molto importante sarebbe la tenuta del supporto in area 27500. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 28586.90 il che porta ad un guadagno del + 3,27%, che porta il deficit da inizio anno al + 0,17%. Di seguito i relativi grafici:
ORO INDEX
Dicono che i viaggi nel tempo siano impossibili. Ma siamo appena tornati agli anni '60! Almeno nel campo della politica monetaria. Alla fine di agosto 2020, la Fed ha modificato la sua Dichiarazione sugli obiettivi a lungo termine e la strategia di politica monetaria, per la prima volta dalla sua creazione nel 2012. la Fed ora punta non solo a un tasso di inflazione del 2%, ma a un tasso medio di inflazione del 2%, quindi la FED cercherà di compensare i periodi di bassa inflazione con periodi di alta inflazione, dal che si evince che, in media, vedremo una politica monetaria più accessibile e un'inflazione più elevata. Da stabilire solo il periodo temporale tollerato da un’inflazione sopra il 2%. Comunque buone notizie per gli acquirenti dell'oro. Il secondo cambiamento significativo all'interno della strategia della FED è una diversa funzione di reazione. In passato quando l'economia si avvicinava alla piena occupazione, la FED avviava il suo ciclo di irrigidimento per prevenire il surriscaldamento e l'aumento dell'inflazione. Ora la banca centrale ritiene che un mercato del lavoro robusto possa essere sostenuto senza provocare un innalzamento dell’inflazione, quindi non aumenterà preventivamente i tassi di interesse sulla base dei segnali provenienti dal mercato del lavoro e da altri segmenti dell'economia, ma aspetterà che l'inflazione si materializzi e agirà solo più tardi. Altra buona notizia per gli acquirenti dell’oro.
Il rischio è che l’inflazione sfugga al controllo e la reazione della FED possa essere ritardata. In uno scenario del genere, che non ha precedenti, la FED dovrà inasprire la propria politica monetaria per frenare l'inflazione in modo aggressivo. Ed ecco il motivo per cui il nuovo regime monetario della FED ci riporta agli anni '60 e, forse, agli anni '70. Allora come oggi, i responsabili economici attribuivano un'elevata priorità al raggiungimento della piena occupazione rispetto alla stabilità dei prezzi credendo, erroneamente, che il tasso naturale di disoccupazione fosse inferiore a quello che era, quindi era improbabile che la pressione inflazionistica emergesse. Di conseguenza, la politica monetaria è stata costantemente troppo espansiva, portando alla Grande inflazione negli anni '70.
Come si può vedere, l'inflazione elevata non si è manifestata dall'oggi al domani. Invece, ha cominciato a riprendersi alla fine degli anni '60, insieme a enormi deficit fiscali (come oggi ?) causati dalla guerra del Vietnam e dai programmi della “Great Society”. Fino a quando il Presidente della FED dell’epoca, Paul Volcker, non è arrivato e ha aumentato il tasso dei fondi federali in modo aggressivo fino a quasi il 20% all'inizio degli anni '80, come mostra il grafico sottostante
La stretta aggressiva di Volcker è stata chiaramente negativa per l'oro, che è entrato in un mercato ribassista. Tuttavia, negli anni '70, quando la FED era in controllo sulla curva dell'inflazione, fu un periodo eccellente per il metallo giallo. La storia non si ripete mai, ma la nuova strategia della FED, se tenuta con il dovuto controllo, potrebbe far rivivere il periodo degli anni ’70 comunque positivi per i prezzi dell'oro.
A livello operativo, notiamo come il supporto in area 1850 $/oz. (ritracciamento del 38,2% dai massimi storici dell’ultima gamba di rialzo) tiene bene e che l’auspicata rottura al rialzo della resistenza posta in area 1915 $/oz è avvenuta, ma solo nella giornata di venerdì, pertanto abbisogna di ulteriori chiusure sopra tale livello quale conferma per nuovi allunghi. Anche il livello di RSI, neutro, permetterebbe la prosecuzione del rimbalzo.
Detto ciò, per quanto riguarda il nostro investimento sull’ETF (PHAU) con la strategia “The Challenger” rimaniamo positivi in attesa degli eventi. I prezzi non indicano, al momento, la possibilità di ulteriori acquisti.
La settimana si è chiusa a 1926,20 $/oz. con un guadagno del + 0,975% che porta il guadagno da inizio anno al + 26,47%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 1929.40 $/oz. con un guadagno da inizio anno del 27,17%, Di seguito il grafico weekly dell’ORO INDEX:
LA POLITICA USA DI DONALD TRUMP
Ad inizio settimana la Pelosi ed il Segretario al Tesoro, Mnuchin, si sono sentiti ed hanno discusso sull'agognato piano di aiuti che sembra non arrivare mai a una conclusione unanime, soprattutto dopo che il piano che il Presidente Trump vorrebbe attuare, prevedrebbe non un pacchetto organico e strutturato di aiuti ma, per ora, si tratterebbe di una serie di stimoli economici “a parte” che andrebbero a comporre più legislazioni autonome, soprattutto per quanto riguarda gli assegni di stimolo agli americani (si parla di 1200 dollari), i soldi destinati al trasporto aereo e, rispettivamente, 25 miliardi e 135 miliardi $ per ulteriori prestiti alle piccole imprese e al programma di protezione degli stipendi.
Pelosi si è espressa duramente contro Trump circa le sue intenzioni di mettere in piedi stimoli finanziari una tantum, asserendo che non è questa la soluzione per far sì che gli americani possano sopravvivere in questa difficile situazione; anche il vice presidente Biden ha espresso il suo disaccordo, esortando i cittadini a prendere le distanze da un presidente che non sembra preoccuparsi minimamente della loro condizione.
Quindi, nella giornata di giovedì, Trump ha ritrattato ancora una volta la sua posizione, dichiarando che le trattative possono continuare e che la sua decisione di abbandonarle in un primo momento, era data dal fatto che la comunicazione tra le parti risultava inconcludente e senza via d'uscita chiedendo ai suoi negoziatori di concentrarsi piuttosto sull'elezione della giudice della Corte Suprema Amy Coney Barrett; si riapre quindi la strada per una legislazione più ampia e di caratura globale, ma come ha affermato la direttrice della comunicazione della Casa Bianca, Alyssah Farah, il Presidente non vuole prendere in considerazione un pacchetto di stimolo da 2,2 trilioni di dollari.
Al seguito di questa nuova apertura, sono ripresi i confronti telefonici tra Pelosi e Mnuchin e secondo Tom Reed, repubblicano che presiede il comitato bipartisan per un accordo di stimolo congiunto, si sarebbe vicini a un compromesso da 1,8 trilioni di dollari, seguendo anche le recentissime indiscrezione che vedrebbero il presidente concorde su questa cifra.
Con l'avvicinarsi delle presidenziali e il permanente vantaggio di Biden su Trump, si concretizza sempre di più lo spettro della “Blue Wave”, questo termine fa riferimento ai possibili scenari di una vittoria democratica sia al Senato che alla Camera; i piani dei Democratici in caso di vittoria sono molto chiari e prevedono una forte implementazione di tasse e stimoli all'economia. Si potrebbe vedere un pacchetto di stimolo di 2,4 trilioni di dollari già a partire dai primi mesi del 2021 e un incremento della spesa per le infrastrutture, il tutto compensato da un aumento della pressione fiscale soprattutto per le aziende e per chi ha redditi molto alti.
Al contrario, la riconferma del Presidente in carica, comporterebbe un pacchetto di stimoli di circa 1,5 trilioni di dollari, senza aumenti di tassazioni, che favorirebbe le società internazionali e ben posizionate sul mercato.
Non si occupano solo di trovare uno stimolo al Coronavirus i legislatori americani; è notizia recente che un rapporto sostenuto da legislatori democratici abbia messo in risalto, dopo un'indagine durata 15 mesi, come le grandi aziende tech americane abbiano troppo potere sul mercato, parlando addirittura di abuso e scomodando l'intervento dell'antitrust.
Le accuse parlano di acquisizioni killer per affossare la concorrenza, di contratti sleali verso le aziende più piccole e di sfruttare un doppio ruolo di fornitore e venditore sulle proprie piattaforme; tutte mosse giustificate da un vero e proprio monopolio nel settore.
Tuttavia è poco probabile che misure anti trust più severe vengano prese prima delle elezioni, ma la sfida alle grandi aziende tecnologiche è stata lanciata.
POLITICA DELLA FEDERAL RESERVE
L'incontro del FOMC del 15 e 16 settembre, secondo i verbali rilasciati, ha rimarcato la preoccupazione della Federal Reserve circa le difficoltà di accordo sul nuovo pacchetto di stimoli che si stanno riscontrando a Washington; la visione futura dell'economia americana rischia di rimanere ancora molto fumosa e prevarrebbe l'incertezza secondo il n.1 d'agenzia, Jerome Powell.
Come già ribadito più volte dai vari esponenti, l'andamento economico per ora rimane sempre molto legato all'andamento della pandemia, come essa verrà contenuta e come i legislatori riusciranno ad approvare un pacchetto di aiuti sufficiente per sostenere imprese e famiglie americane.
Dai verbali emerge una positività circa la ripresa economica del secondo trimestre, giudicata da tutti i componenti, nettamente migliore rispetto alle previsioni ma anche molto soggetta a nuove dinamiche recessive, se non ci sarà un importante sostegno fiscale e se arriverà con molto ritardo; gli interventi più significativi al riguardo sono stati fatti dal presidente della FED di Minneapolis, Neel Kashkari, che prospetta una recessione di proporzioni ben più gravi di quella già affrontata, se il governo non metterà a punto un sostegno fiscale a famiglie ed imprenditori, addirittura ben più grave della crisi finanziaria del 2008, poiché, sempre secondo il presidente, in quel caso era stata provocata da una falla nel sistema finanziario, mentre in questo caso la falla deriva da una circostanza fattuale che non si può controllare, esterna al volere di chiunque. Kashkari è stato molto netto nell'affermare che non si può puntare al ribasso in termini di stimoli economici, in una situazione eccezionalmente grave come questa.
Del medesimo avviso è John Williams, presidente della Fed di New York, il quale ha espresso il suo pensiero dicendo che l'economia Usa non è nemmeno lontanamente vicina ai normali regimi e che questa pandemia ha svelato in maniera indiscutibile le discrepanze strutturali tra ceti ricchi e ceti poveri; per una ripresa significativa, aggiunge, il governo oltre che a provvedere economicamente, dovrebbe investire su sanità, istruzione, infrastrutture e formazione.
Infine il rapporto del FOMC ha messo a nudo le preoccupazioni dei membri circa il raggiungimento del tasso medio di inflazione al 2% per un tempo indeterminato; secondo molti funzionari infatti, questa strategia comporterebbe non pochi scompensi finanziari e minerebbe la politica di flessibilità della FED, ostacolandone gli obiettivi futuri oltre che creare confusione circa le azioni degli investitori.
DATI MACROECONOMICI
Il settore dei servizi negli Stati Uniti rimane in crescita, nonostante l'indice PMI comunicato da Markit Economics nel mese di settembre abbia registrato un calo a 54.6 punti, rispetto ai 55 punti di agosto; rimane comunque perfettamente in accordo con il consensus atteso.
Nel mese di settembre, l'indice ISM non manifatturiero ha sorpreso nuovamente in positivo, attestandosi a 57.8 punti, al di sopra delle previsioni di 56.3 punti e al mese precedente di 56.9 punti, segnale che indica per il quarto trimestre consecutivo una rapida espansione. La componente relativa ai nuovi ordini nel settore terziario sale a 61.5 punti a settembre rispetto ai 56.8 di agosto; stesso discorso per quanto riguarda l'occupazione non manifatturiera, che sale a 51.8 punti rispetto ai 47.9 di agosto.
Cala di 9000 unità il numero di richiedenti iniziali di sussidi di disoccupazione; la scorsa settimana infatti i richiedenti sono stati 840 mila, a discapito degli 849 mila della settimana precedente (dato rivisto); mentre gli analisti prevedevano 820 mila nuove richieste. Segnale di un mercato del lavoro ormai in stallo, visto che ormai siamo su questi numeri da 5 o 6 settimane.
PORTAFOGLIO AZIONARIO
Ottime notizie per quanto riguarda l’operatività sul Portafoglio LombardReport. Sulla strategia NASDAQ Weekly, piano piano, settimana per settimana, la lista dei titoli presenti si sta assottigliando grazie ai diversi target raggiunti e ad un solo STOP preso; questa settimana a regalarci il doppio tozzo di pane è toccato ai titoli REGENERON PHARMA e WILLIS TOWER WATSON. Riguardo gli altri titoli, ottimi recuperi sui titoli LIBERTY GLOBAL ed INCYTE mentre rimane debole GILEAD SCIENCES. Per quanto riguarda i titoli italiani in modalità Breakout, sono tutti in guadagno e per non sapere né leggere, né scrivere, abbiamo alzato i livelli di STOP. Bene anche sulla strategia FTSEMIB40 con FERRARI che, se dovesse continuare a rimbalzare, siamo pronti a vendere.
Anche in questa settimana il Portafoglio “The Challenger” ci ha dato soddisfazione, portando a casa un bel tozzo di pane con l’ETF WORLD WATER (+ 12,70%). In considerazione che crediamo molto sul settore, senza attendere molto, appena effettua un pullback, entreremo in acquisto nuovamente. Cosa che avremmo fatto volentieri sui titoli ZOOM, HARLEY DAVIDSON, AMD, CARA TYHERAPEUTICS ecc. ma, al momento, stanno volando e dobbiamo attendere il prossimo storno dei mercati per acquistare, come la strategia del Portafoglio impone. Infine riguardo al titolo AURORA CANNABIS, sembra che una base tra 4,75 e 5,00 $ si sta formando. Molto probabilmente in settimana invieremo un ordine di acquisto per il secondo lotto; se a mercato o in BUY LIMIT è ancora da stabilire in base alla volatilità degli scambi nei prossimi giorni.
Alla prossima.
FOCUS SU TITOLI
COSTCO WHOLESALE. In un momento di estrema incertezza, Costco è apparentemente immune alla gravità della pandemia di coronavirus nonostante i nuovi standard e le pratiche dei consumatori quotidiani.
Costco ha registrato vendite estremamente elevate nel mese di settembre che hanno superato le aspettative di molte banche di investimento che indicavano un +16,7% contro il +12,3% stimato di Deutsche Bank e il +14,2% di JP Morgan e Barclay. Barclays e JP Morgan rimangono sovrappeso sul titolo, mentre Deutsche Bank mantiene un rating Hold.
Gli analisti di JP Morgan rimangono sovrappeso su Costco, poiché la società con sede a Washington ha dimostrato la sua capacità di recupero in grandi eventi globali. Sono sopravvissuti (e persino prosperati) durante la crisi finanziaria ed ora con la crisi pandemica. Inoltre, secondo gli stessi analisti, l'azienda ha essenzialmente "una proposta di valore senza rivali (11% di margini lordi) per la sua base di clienti fedeli (tasso di rinnovo di ~ 90%) e opportunità di crescita globale (2-3% all'anno e probabilmente il doppio dell'attuali negozi presenti oggi nel territorio).
Sebbene sia giusto presumere che il successo di Costco durante la pandemia possa essere attribuito alla loro diffusa lealtà tra i consumatori, c'è un altro fattore che sta ribollendo dietro le quinte. Le piccole imprese hanno sofferto molto negli ultimi mesi, in particolare nel settore della vendita al dettaglio. Infatti, secondo Coresight Research, "circa 5.000 negozi negli Stati Uniti hanno chiuso definitivamente i battenti da aprile, mentre solo 680 nuovi negozi sono stati aperti nello stesso periodo”. Questa nuova tendenza, insieme allo stallo dei colloqui di stimolo a Washington, offre un vantaggio a Costco, poiché i clienti iniziano a dirigersi verso i distributori di cibo più grandi.
Costco continuerà probabilmente a vedere il successo nel prossimo anno, poiché il loro modello di business unico e la grande ed uniforme presenza sul territorio, rimarranno attraenti per i consumatori su tutta la linea.
APPLE. Solitamente i prodotti Apple vengono spediti direttamente dalla Cina o da magazzini in punti strategici degli Stati Uniti; è recente la notizia che il colosso tecnologico americano sta testando delle spedizioni direttamente dai suoi store, in questo modo si velocizzerebbero le consegne e si permetterebbe ai dipendenti degli Apple store di poter lavorare anche durante le chiusure date dalla pandemia. Se questo tipo di consegne dovesse essere effettivamente efficace, l'azienda di Cupertino potrebbe agevolmente sfruttare una rete di più di 300 negozi dislocati tra Canada e Stati Uniti e cambiare radicalmente l'assetto delle consegne dei suoi prodotti.
FACEBOOK. Facebook ha annunciato le sue politiche in vista delle elezioni presidenziali Usa; dalla chiusura dei seggi il 3 novembre fino al giorno delle elezioni sarà vietata qualsiasi pubblicità elettorale o con contenuti politici, oltre che a slogan violenti e di incitamento alla rivolta. Anche per il presidente in carica Trump sarà assolutamente vietato rivolgersi ai suoi elettori con frasi del tipo ”Esercito di Trump”, come era sua consuetudine fare.
Facebook si sta preparando all'evento delle presidenziali Usa 2020 già dal 2016, quando nelle proprie piattaforme fu operato da parte di spie russe un tentativo di influenzare la politica americana. Post, commenti o frasi che non saranno in linea con le politiche “pre election day” saranno puntualmente rimossi o segnalati; il blocco ovviamente sarà temporaneo e verrà segnalato agli inserzionisti nei tempi opportuni.
MICROSOFT. Microsoft ha appoggiato il piano di telelavoro permanente per i suoi dipendenti anche dopo la fine dell'emergenza Covid 19; il piano prevederebbe un ammontare di meno del 50% di ore settimanali lavorative in smart working, con la possibilità lasciata ai manager di consentire ai propri lavoratori di svolgere interamente in remoto il proprio lavoro, mantenendo però un presidio “volante” fisso nei propri uffici all'evenienza.
Anche per l'azienda di Redmond si profila il concetto di Hybrid Workplace.
PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 NELLA SCORSA SETTIMANA.
PAYCHEX + 3,74%. La società è un fornitore americano di risorse umane, buste paga e servizi di outsourcing di benefit per le piccole e medie imprese, ha riportato utili nel 1° trimestre fiscale 2021 pari a 0,63 $/az. su ricavi per 932,2 mln $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 0,55 $/az. su ricavi per 895,38 mln $. Il fatturato è diminuito del 6% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa. La società ha dichiarato di aspettarsi utili per l'anno fiscale 2021 tra 2,76 e 2,82 $/az. su ricavi tra 3,88 e 3,96 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 2,75 $/az. su ricavi per 3,89 mld $.
Il presidente e CEO della società, Martin Mucci, ha commentato: "I risultati finanziari del primo trimestre hanno mostrato un netto miglioramento poiché la maggior parte delle nostre metriche aziendali si è ripresa più rapidamente del previsto. Gli effetti della pandemia continuano a influire sui nostri risultati, causando un anno sfavorevole. rispetto all'anno precedente. Tuttavia, la fidelizzazione dei clienti è rimasta forte e la performance delle vendite sta accelerando con la crescita anno su anno del numero dei clienti. Continuiamo a fornire un eccellente servizio e investiamo nella nostra attività pur rimanendo attenti ai costi. Sono in corso iniziative di riduzione dei costi che stanno procedendo come previsto".
ORDINI DI ACQUISTO NUOVE POSIZIONI DELLA SETTIMANA (12/10/2020)
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Pagina a cura di GIANMARCO LUCHETTI SFONDALMONDO