E se risalisse l’inflazione? Detenere capitali su conti correnti senza alcuna rimunerazione è un vero azzardo. Una valutazione delle possibili ipotesi di collocamento e una soluzione alternativa, che si adatta alle diverse esigenze di ogni investitore, con tanti consigli per come realizzarla.
Cedole÷ndi
Sono antitetici l’uno all’altro ma come tutti i poli opposti inevitabilmente si attraggono, almeno negli effetti sui portafogli degli investitori. Trump e l’ambiente caratterizzeranno il 2020, nel modo in cui i primissimi giorni dell’anno hanno già confermato, con il Medio Oriente reso incandescente dall’uccisione di Qassem Soleimani e con un intero Continente – l’Australia – assillato dalle temperature record e dai conseguenti incendi. Se la variabile Trump ha una scadenza nelle elezioni presidenziali dell’autunno (poi o andrà a casa o si dovrà inevitabilmente calmare!) l’effetto clima rischia di diventare una drammatica costante per tutti noi. Messi assieme - Trump e l’ambiente - potrebbero comunque riaccendere in maniera inattesa la variabile inflattiva, per le conseguenze che il rialzo del prezzo del petrolio e di non poche commodities rischia di esercitare sul costo della vita. Ecco allora che c’è un impatto mica tanto indiretto da prendere in considerazione: è quello del gestire l’immensa liquidità che italiani (ed europei in genere) detengono sui propri conti correnti. Certamente la paura porta a esasperare ancor più questa tendenza ma uno scenario inflattivo – magari nemmeno accentuato – rappresenta una possibile nuova anomalia di cui si deve tenere conto.
► Soluzioni a confronto
Si parla (dati Bloomberg) di disponibilità cash per oltre 12.200 miliardi di € in Europa, di cui 10.000 nell’Eurozona, il che equivale a circa il 70% del Pil! Una vera piaga che arricchisce soltanto le banche, a loro volta agevolate dalle politiche delle Banche centrali a immettere ulteriore liquidità nel sistema offrendo linee di credito a condizioni iper vantaggiose. In questo contesto le soluzioni tradizionali di collocamento di tali risorse perdono sempre più “appeal”.
Conti deposito |
BOCCIATI |
Rendimenti medi bassissimi salvo se si accettano rischi di controparte emittente (ci sono troppe piccole banche assai attive sul mercato) e/o di vincoli temporali lunghi |
Fondi obbligazionari in € a breve termine |
BOCCIATI |
Nell’ultimo anno in molti casi hanno registrato performance negative. Attenzione al fatto che alcuni intermediari forniscono dati in merito riferiti a periodi lunghi (per esempio 5 anni) del tutto fuorvianti |
Obbligazioni in € a breve scadenza |
BOCCIATE |
Inutile spiegare i motivi: la yield curve in Eurozona è negativa fino ai 6 anni e 10 mesi per tutti gli emittenti governativi e addirittura ai 13 anni e 9 mesi per quelli con rating AAA |
Buoni fruttiferi postali |
BOCCIATI |
Ormai anche loro garantiscono poco nel migliore dei casi. E’ pur vero che le relative quotazioni non sono soggette a oscillazioni di mercato e che non hanno costi di gestione. Ciò non è sufficiente tuttavia a promuoverli |
Crowdfunding immobiliare |
BOCCIATO |
Troppo nuovo e troppo poco conosciuto per rappresentare una risposta |
Polizze assicurative a gestione separata |
BOCCIATE |
Prima di tutto non rappresentano una soluzione di collocamento di liquidità, a causa soprattutto dei costi di caricamento, ma sono un vero e proprio investimento di lungo termine. Inoltre molti emittenti stanno cambiando alcuni pilastri, annullando il rendimento minimo (seppur ormai marginale) e la salvaguardia della rivalutazione del capitale, benché solo per le nuove sottoscrizioni |
► Un’alternativa adatta ai tempi
Lo scenario appare sconsolante e allora occorre un po’ di fantasia per dare una risposta. Si fa strada così sempre più quella di costruire piani di accumulo basandosi su Etf molto liquidi. Lombard Report affronterà questo tema nei prossimi mesi ma alcuni consigli sono decisivi nell’impostazione della strategia.
1°) Dei portafogli automatici da replicare possono essere interessanti ma non rispondono alla vera forza di questa soluzione anche per chi investe liquidità su obiettivi temporali di breve e medio termine, consistente nel calibrare il rischio in funzione delle proprie necessità, quasi sempre oltremodo diverse da investitore a investitore.
2°) Una costante dei mercati sarà ormai quella della volatilità, come le prime due sedute del 2020 hanno ampiamente confermato, in ambito sia azionario sia obbligazionario. Ciò vuol dire che la frequenza delle quote dei piani di accumulo deve essere piuttosto ravvicinata e il 2019 l’ha già largamente dimostrato.
3°) Ne consegue che una forte diversificazione di Etf non è la scelta giusta. Meglio concentrarsi solo su pochi e non allungare troppo le frequenze degli acquisti, come avviene per esempio per chi preferisca la trimestralità o la semestralità.
4°) Il fattore costi può essere penalizzante. Di qui il consiglio di preferire l’utilizzo di piattaforme che favoriscano queste strategie con commissioni agevolate.
5°) Se la necessità è di trovare un po’ di rendimento alla liquidità (magari solo per una parte di quanto detenuto) occorre assolutamente evitare collocamenti in valute diverse dall’euro, ipotesi invece da cavalcare per obiettivi temporali lunghi.
6°) La rata consigliabile per ogni Etf dipende – considerazione banalissima – dalla disponibilità. Meglio comunque non esagerare. Un minimo? 200-300 euro al mese. Un massimo? Fino a 2.000 euro.
7°) E’ preferibile calibrare gli acquisti in funzione del capitale fruibile. Se è basso non si vada oltre i due-tre Etf. Se è alto si può andare oltre i cinque.
8°) Una domanda classica riguarda l’impostazione del piano di accumulo: va costruito in base alla quantità (per esempio 2, 10 o 100 quote) o all’importo? Considerando che i prezzi di mercato possono essere molto diversi fra loro l’opzione importo è di solito quella preferibile.
9°) Alcuni operatori sostengono che un ribilanciamento in funzione dell’andamento delle quotazioni spesso sia opportuno. E’ una strategia adottabile solo da chi abbia grande esperienza dei mercati e comprensione dei trend. Per la maggior parte degli investitori meglio astenersi.
10°) Niente colpi di fantasia! E’ assolutamente sconsigliabile modificare il piano di acquisto in funzione del proprio sentiment. Deve essere automatico anche quando magari l’intermediario utilizzato non lo preveda (e ciò avviene in molti casi). Si stabilisce una data e l’acquisto deve avvenire solo quel giorno o nel primo successivo feriale, in caso di festività.
► Un’ipotesi di Etf (molto scambiati) idonei a un Pac per la liquidità
L’abbiamo già detto: le opzioni possono essere molto numerose in funzione della maggiore o minore propensione a una rischiosità che comunque il principio stesso di piano di accumulo attenua nel tempo. Ne proponiamo una corposa – fra cui il singolo investitore può “pescare” seguendo però i consigli finali - fra le tante possibili, con l’indicazione anche di pregi e difetti del singolo strumento. Tutti gli Etf hanno come valuta di denominazione l’euro.
Etf |
Sottostante e pregi/difetti |
Isin |
Lyxor Btp 1-3 anni |
Titoli di Stato italiani a scadenza corta – Pregio: volatilità nel medio termine (seppure non esasperata) – Difetto: nella fase in corso i rendimenti sono negativi |
LU1598691050 |
Xtrackers Eurozone Government. Bond 1-3 anni |
Titoli di Stato eurozona a scadenza corta – Pregio: volatilità nel medio termine (seppure modesta) – Difetto: nella fase in corso i rendimenti sono negativi |
LU0925589839 |
Spdr 0-3 anni Corporate Bond |
Obbligazioni investment grade eurozona a scadenza corta – Pregio: volatilità nel medio termine (seppure minima) – Difetto: nella fase in corso i rendimenti sono negativi |
IE00BC7GZW19 |
Lyxor Euro Government Inflation Linked Bond |
Obbligazioni eurozona indicizzate all’inflazione – Pregio: coprono dal rischio inflattivo – Difetto: nella fase in corso le quotazioni dei bond sottostanti sono elevate |
LU1650491282 |
Ubs Euro Inflation Linked 10+ |
Obbligazioni eurozona indicizzate all’inflazione con scadenza oltre 10 anni – Pregio: coprono dal rischio inflattivo puntando sulla parte lunga della curva – Difetto: nella fase in corso le quotazioni dei bond sottostanti sono elevate |
LU1645381689 |
Bnp Paribas Easy Equity Low Volatility Europe ad accumulo |
Azionario europeo a basso rischio di volatilità – Pregio: la varianza media dell’Etf è bassa per un azionario (circa 9%) – Difetto: in presenza di forti “uptrend” dei mercati le performance tendono a essere minori |
LU1377381717 |
Xtrackers Emu Minimum Volatility a distribuzione |
Azionario europeo a basso rischio di volatilità – Pregio: la varianza media dell’Etf è bassa per un azionario (circa 10%) – Difetto: in presenza di forti “uptrend” dei mercati le performance tendono a essere minori |
IE00BDGN9Z19 |
iShares Euro High Yield Corporate Bond |
Obbligazionario high yield in euro – Pregio: distribuisce cedole ogni sei mesi (rendimento attuale 3,7%) – Difetto: ci si espone al settore più volatile del comparto bond |
IE00B66F4759 |
In sintesi – La lista doveva prevederli ma gli Etf obbligazionari corti hanno anche un rischio globale, quello di curve di rendimento che potrebbero subire pressioni al rialzo nei prossimi mesi. Vanno quindi gestiti con una certa prudenza. Il compromesso migliore sta allora in un matrimonio fra uno solo di loro, un “inflation”, un azionario a bassa volatilità e un obbligazionario high yield, il tutto in un’ottica dai 12 ai 24 mesi. Le potenzialità di un rendimento interessante ci sono ma naturalmente occorre avere pazienza, costanza e un minimo di propensione al rischio. Se non si hanno tenetevi il cash ma sappiate che ogni anno perderete – in termini di valore reale – dall’1 al 2%. Nel caso di 100.000 euro si tratta di 1.000 o 2.000 euro. Tanti o pochi? La valutazione in merito è inevitabilmente del tutto soggettiva.