Come già detto nello scorso articolo, pare che si stia per tornare a politiche monetarie decisamente espansive poiché le Banche Centrali si sono dette preoccupate per la crescita economica. In particolare la BCE, dove Mario Draghi – probabilmente anche per preparare il campo alla Lagarde che tra breve prenderà il suo posto – è stato molto esplicito al riguardo.
Facciamo un piccolo passo indietro e analizziamo i punti più importanti del discorso di Draghi in sede di ultima riunione BCE. Come sappiamo, nella riunione BCE del 25 luglio scorso il costo del denaro è stato confermato e non sono state apertamente annunciate nuove misure di stimolo; inoltre la BCE ha dato mandato per valutare un nuovo QE. Tuttavia, tra le righe, Mario Draghi ha ricaricato il bazooka in vista del meeting di settembre. Nel comunicato di presentazione della decisione del board la BCE ha detto di attendersi che “i tassi resteranno al livello attuale o più basso almeno fino alla prima metà del 2020 e comunque fino a quando sarà necessario per garantire una sostenuta convergenza dell’inflazione verso l’obiettivo di medio termine”, aggiungendo che è “necessario un approccio decisamente accomodante per un periodo prolungato di tempo”.
Draghi ha apertamente parlato di outlook in rallentamento, poiché i prezzi non ripartono. Di fatto, l’outlook corrente è visto in ulteriore peggioramento in special modo per quanto riguarda il comparto manifatturiero, penalizzato da un tris di minacce rappresentato da “fattori geopolitici, crescita del protezionismo e vulnerabilità dei mercati emergenti”. Non buone le attese sull’inflazione, poiché sul fronte prezzi “le pressioni inflazionistiche sono bloccate e gli indicatori che misurano le aspettative di inflazione segnano un calo. Nonostante le pressioni in arrivo dal mercato del lavoro, il passaggio di queste pressioni nei prezzi al consumo sta impiegando più tempo del previsto”.
Ecco quindi che senza mezzi termini Draghi ha detto che la BCE è pronta ad agire e certamente lo farà senza esitare. Le sue parole in merito non lasciano dubbi: “Visto che nel medio termine l’outlook di inflazione continua ad essere inferiore rispetto ai nostri target, siamo determinati ad agire”. Naturalmente ha preso tempo e ha rimandato l’azione a settembre, ma è parso subito chiaro ai mercati che le munizioni sono pronte. Infatti, anche se in sede di riunione non sono state discusse le nuove misure da adottare, “aspettiamo le nuove proiezioni prima di agire, […] a settembre saremo in una posizione migliore per rispondere; la situazione attuale richiede azione. Quello che vediamo non ci piace, questo rappresenta un elemento molto importante”.
Ora, dopo l’exploit di agosto che ha visto i rendimenti polverizzati, il mercato obbligazionario cerca un punto di equilibrio e prova ad assestarsi non lontano dai rendimenti minimi registrati in estate. Passando alle nostre analisi, con la nostra consueta lettura del mercato obbligazionario attraverso la ZC-Yield Curve, registriamo questa settimana rendimenti in lieve risalita. La scorsa rilevazione evidenziava rendimenti negativi sino alle scadenze 2033, ora sino alle scadenze 2032. Il tratto a lunga risale un po’ e si porta in area 0,28% di rendimento contro lo 0,20% della scorsa settimana per le scadenze 2049; sulla scadenza a 10 anni si salicchia verso area -0,18%. Curva sempre molto piatta e “nervosa”. Salgono un po’ anche i forward su Euribor 6 mesi che sul tratto a lunga si attestano ora in area 0,65% mentre sul tratto a breve rimangono fermi a -0,80%.
In lieve risalita anche i rendimenti e gli spread contro Bund, a parte lo spread ITA/GER che beneficia in modo formidabile della composizione del nuovo governo con il Btp decennale che tocca il suo minimo storico di rendimento, mai così in basso. Il decennale tedesco sale di qualche bps e va -0,61% di rendimento attuale contro -0,70% della scorsa rilevazione, la Francia va a -0,31% e l’Irlanda va a -0,02%. Salgono anche i rendimenti di Spagna e Portogallo mentre Italia con il Btp crolla in area 0,90% di rendimento, mentre il Portogallo va a 0,21% e la Spagna va allo 0,16%. A livello di spread Vs Bund abbiamo Portogallo, Spagna e Italia rispettivamente a 82 bps, 77 bps e 151bps.
Osservando – a livello di analisi integrata – le curve dei rendimenti dei benchmark decennali dei principali mercati nulla è cambiato a livello strategico e non sono certo piccoli movimenti di assestamento come questi che possono cambiare le cose. Trendycator rimane infatti SHORT su tutte le curve analizzate, con l’area UK che vede il Gilt riportarsi poco sopra area 0,50% di rendimento; sull’area BUND il rendimento risale in area -0,60%. Sul Btp Trendycator conferma lo SHORT con rendimenti ai minimi storici in area 0,90%. Infine, in lieve risalita anche i rendimenti USA, con Trendycator sempre SHORT sul decennale che si porta verso area 1,60% di rendimento.
Bond Weekly Ranking
Riprendiamo l’analisi sotto forma di ranking dei bond con rating sotto l’investment grade, a caccia di idee da rapporto rischio/rendimento un po’ spinto. Il ranking considera i bond in Euro con scadenza dal 01.01.2020 al 31.12.2025, aventi rating da BB+ sino a CCC+ e con rendimento minimo del 5,00% lordo.
ATTENZIONE: si rammenta che i bond High Yield hanno un rischio spesso non trascurabile in termini di Credit Risk, per cui non sono da considerarsi come suggerimenti operativi, bensì come mere segnalazioni che non saranno poi seguite in modo organico. Pertanto chi decidesse di prendere spunto da tali segnalazioni dovrà poi seguire in via autonoma l’andamento del titolo e le eventuali notizie relative all’emittente, controllando con frequenza il mercato.