Eccoci al nostro consueto aggiornamento settimanale sulla salute del nostro portafoglio, che si è preso un momento di pausa dopo la galoppata al rialzo di diverse settimane, cinque per l’esattezza. I mercati sostanzialmente tracheggiano sempre sugli stessi livelli, pur con un minimo di volatilità del tutto normale ora che le riunioni delle Banche Centrali hanno avuto luogo.
Molto chiara l’impostazione della BCE, un po’ più nebulosa quella della FED – peraltro condizionata fortemente dallo scontro Powell-Trump – anche se a grandi linee la tendenza parrebbe delineata. In tema BCE, leggendo su alcuna stampa specializzata, Draghi nutrirebbe alcune preoccupazioni per il futuro delle pensioni integrative e l’intervento col bazooka pare sia una mossa per allontanare questo rischio.
Di fatto, lo sappiamo, il patto intergenerazionale che reggeva tutta la previdenza pubblica oggi non regge più: gli Stati devono sostenere una spesa che va dal 12% al 17,5% del PIL per le spese previdenziali – con risorse via via inferiori – ed è quindi chiaro milioni di persone siano così spinte a risparmiare e ad accantonare risorse private per la quiescenza, aderendo a fondi pensione negoziali chiusi, individuali aperti, di categoria o a semplici coperture assicurative.
Naturalmente questi comparti raccolgono i risparmi dei lavoratori e li investono sui mercati, principalmente in azioni e obbligazioni. Ne consegue che saranno i rendimenti a fornire la “pensione” agli iscritti. Però da tempo la questione si sta facendo complicata poiché una massa di bond per 17.000 Mld UD (circa un terzo del totale circolante), offre ormai rendimenti negativi.
Per carità, i rendimenti negativi non comportano necessariamente perdite a carico di chi acquista tali bond poiché in regime di politica monetaria ultra-espansiva si può ricavare valore dal rialzo delle quotazioni rivendendo i titoli prima della scadenza. E infatti così è stato sinora: fondi pensione, banche e assicurazioni non hanno perso dai rendimenti negativi, perché hanno speculato al rialzo. Ora però è chiaro che i prezzi dei titoli azionari e obbligazionari non possono salire all’infinito, né i rendimenti scendere a livelli negativi senza un punto di stop. E’ la legge dei mercati: prima o poi si raggiunge un punto che fa scattare le vendite.
Le Banche Centrali sono consapevoli di avere alimentato questa bolla e sanno anche che per allontanarne il più possibile gli effetti devastanti bisogna alimentarla ulteriormente con nuovi stimoli. Ed è proprio in questo senso che va il QE2 di Draghi, con nuovi acquisti di assets per 20 Mld Euro da novembre, oltre al taglio dei tassi overnight dello 0,10% al -0,50%. Insomma, alcuni commentatori ritengono che la strategia in atto delle grandi Banche Centrali sia all’insegna del c.d. “kick the can”, cioè il calcio al barattolo finché il marciapiede non finirà.
Come sempre scopriremo solo dopo quello che è accaduto, ma è chiaro che tutte le riflessioni e i ragionamenti vanno analizzati e tenuti in considerazione poiché possono esserci d’aiuto nello stabilire le strategie di lungo termine per i nostri risparmi. Per ora il rischio maggiore potrebbe arrivare solo da un dietrofront improvviso in tema di politica monetaria; in assenza di sconvolgimenti, se non ci fosse più spazio per salire non ci sarebbero nemmeno ragioni per scendere. Di fatto, stabilità.
Ed è proprio la stabilità ciò che osserviamo sul nostro portafoglio, che si allinea all’umore del mercato e rimane in laterale consolidando le pozioni dopo l’impennata al rialzo durata cinque settimane. Il nostro NAV infatti vale oggi, ai prezzi correnti di mercato, 117,51 esattamente come una settimana fa, prendendosi una pausa nella progressione al rialzo. ll progresso ad oggi incassato è quindi stabile ed è pari al 6,22% da inizio anno e del 7,97% dai minimi di novembre 2018. La performance cumulata rimane in area 9%, considerando che a febbraio del 2016 il NAV iniziale del portafoglio valeva 107,99 e che contro i 117,51 attuali porta ad un risultato complessivo dell’8,82%.
Portafoglio come di consueto aggiornato nell’apposita sezione.