Ora che la strategia della BCE è piuttosto chiara ai mercati da giorni sulla stampa specializzata ci si interroga sulle prospettive a lungo e lunghissimo termine per i mercati obbligazionari. Alcuni spunti di riflessione e alcune analisi hanno un certo interesse e alcuni aspetti vanno certamente tenuti in considerazione.
Una delle tesi è che l’attuale situazione di rendimenti al lumicino – e anche meno – stia per diventare un “new normal”, cioè non solo una fase del normale andamento della politica monetaria in accordo con l’andamento dell’economia reale, per altro come ci hanno insegnato sui libri di scuola e come è successo sino al 2007 prima dello scoppio della grande crisi.
Questo vorrebbe dire che dovremmo abituarci a tassi bassi per sempre o comunque per un lungo periodo. Periodo che è già lungo a ben guardare, poiché dall’avvio del primo QE di fatto i tassi e i rendimenti hanno iniziato a scivolare costantemente verso il basso. Ora i mercati obbligazionari stanno naturalmente cercando un nuovo equilibrio e in queste ultime sedute i rendimenti impliciti sono entrati un po’ in fibrillazione e le curve hanno assunto conformazioni un po’ nervose.
E’ indubbiamente una fase di transizione e ci sta anche qualche pressa di beneficio dopo un mese di agosto che ha portato i rendimenti ai minimi storici. Intanto però i capitali non dormono e nel corso di questi anni sono molti i Paesi che hanno cercato di approfittare di questa situazione nell’area Euro.
Parliamo naturalmente degli emergenti, le cui emissioni si sono impennate da quando la BCE ha azzerato i tassi. Infatti, il J.P. Morgan Euro Emerging Markets Bond Index Global stima che nel 2019 le emissioni totali di bond sovrani in euro presso i mercati emergenti varranno più di 200 Mld. Di fatto, esattamente il doppio rispetto al 2015; non di meno, rispetto al 2007 (ultimo anno con tassi di mercato “normali”), le emissioni emergenti in euro risultano triplicate.
Un mercato quindi cresciuto esponenzialmente, ma attenzione al fatto che alla crescita non è seguito un miglioramento del merito di credito degli emittenti, indubbiamente meno solidi. Un altro esempio di come l’asticella del rapporto rischio/rendimento si sia spostata in modo poco equilibrato, poiché a Credit Risk sostanzialmente invariato corrispondono oggi rendimenti inferiori.
Tornando alle nostre analisi, con la nostra consueta lettura del mercato obbligazionario attraverso la ZC-Yield Curve, registriamo questa settimana rendimenti in lieve contrazione. La scorsa rilevazione evidenziava rendimenti negativi sino alle scadenze 2029, ora sino alle scadenze 2030. Il tratto a lunga torna a calare e si porta in area 0,35% di rendimento contro lo 0,43% della scorsa settimana per le scadenze 2049; sulla scadenza a 10 anni si scende in area -0,08%. Curva che lievemente e progressivamente si configura meno piatta ma sempre piuttosto “nervosa” nella parte a breve. Scendono leggermente anche i forward su Euribor 6 mesi che sul tratto a lunga si attestano ora in area 0,78% e sul tratto a breve risalgono poco sopra area -0,60%.
A due velocità i rendimenti dei decennali e degli spread contro Bund: il decennale tedesco rimane sostanzialmente stabile e va -0,48% di rendimento attuale contro -0,49% della scorsa rilevazione, la Francia va a -0,19% e l’Irlanda va a 0,08%. Stabili i rendimenti di Spagna e Portogallo mentre risale un po’ il rendimento del Btp che va in area 0,92%, mentre il Portogallo va a 0,28% e la Spagna rimane allo 0,23%. A livello di spread Vs Bund abbiamo Portogallo, Spagna e Italia rispettivamente a 76 bps, 71 bps e 140 bps.
Osservando – a livello di analisi integrata – le curve dei rendimenti dei benchmark decennali dei principali mercati l’assestamento in corso non ha modificato il quadro a livello strategico, ma iniziano a comparire alcune evidenze del Trendycator che vanno tenute in debita considerazione e monitorate nelle prossime settimane. Ci riferiamo alle evidenze di BOTTOM in corrispondenza dei minimi registrati tra fine agosto e inizio settembre: a parte il nostro decennale, tutti gli altri governativi hanno rimbalzato da quei livelli segnando un potenziale punto di arrivo.
Sia ben inteso, questo non vuol dire assolutamente che il mercato obbligazionario stia per correggere, poiché l’evidenza di BOTTOM dice solo che quello può essere un livello oltre al quale non si scende per un po’ di tempo ma non che si andrà dalla parte opposta. Nulla vieta che i rendimenti, dopo lo sfondone di agosto abbiano tirato un po’ il fiato e ora rimangano in una sorta di fase laterale di lungo termine più o meno a questi livelli. Per cui l’evidenza di BOTTOM dovrà essere seguita e valutata in armonia con le altre indicazioni del modello.
Trendycator rimane quindi SHORT su tutte le curve analizzate, con l’area UK che vede il Gilt riportarsi verso area 0,70% di rendimento; sull’area BUND il rendimento rimane in area -0,50%. Sul Btp Trendycator sempre SHORT con rendimenti sostanzialmente stabili in area 0,90%. Infine, stabili anche i rendimenti USA, con Trendycator sempre SHORT sul decennale che rimane in area 1,80% di rendimento.
Bond Weekly Ranking
Riprendiamo l’analisi sotto forma di ranking dei bond con rating sotto l’investment grade, a caccia di idee da rapporto rischio/rendimento un po’ spinto. Il ranking considera i bond in Euro con scadenza dal 01.01.2020 al 31.12.2025, aventi rating da BB+ sino a CCC+ e con rendimento minimo del 4,00% lordo.
ATTENZIONE: si rammenta che i bond High Yield hanno un rischio spesso non trascurabile in termini di Credit Risk, per cui non sono da considerarsi come suggerimenti operativi, bensì come mere segnalazioni che non saranno poi seguite in modo organico. Pertanto chi decidesse di prendere spunto da tali segnalazioni dovrà poi seguire in via autonoma l’andamento del titolo e le eventuali notizie relative all’emittente, controllando con frequenza il mercato.