SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. ESCE OGNI INIZIO SETTIMANA.
IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.
ASTENERSI PRIMA DI AVERE COMPRESO CON ESATTEZZA IL PROFILO DI RISCHIO E LE CARATTERISTICHE TECNICHE DEL SERVIZIO CON LA LETTURA DELLE SPIEGAZIONI POSTE NELLA DICITURA "Il Portafoglio LombardReport": (clicca qui >>>)
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La settimana borsistica dei principali mercati USA si è svolta così come l'avevamo prevista e descritta nell'articolo della scorsa settimana. Alta volatilità giornaliera (+2%, -3%, +1,5%, ecc.) ma entro un range di prezzi ben definito che graficamente disegnano una “window”.
La settimana è iniziata male con la famosa inversione della curva dei tassi americani che tanto clamore ha suscitato negli investitori grazie a titoloni su giornali e news tv per un paio di giorni dando, de facto, la scusa alla speculazione di spingere al ribasso nella seduta del 14 agosto il Dow Jones di 800 punti (- 3%). Ma il fenomeno è durato poche ore, il rendimento del titolo del Tesoro a 2 anni che si era portato sopra quello a 10 per 0,2 punti già nella giornata di Ferragosto era tornato sotto, secondo i dati pubblicati ogni giorno dal Dipartimento al Tesoro americano. Ricordiamo che, statisticamente, una curva invertita segnala una POSSIBILE recessione in arrivo tra 12-18 mesi. Ma i fondamentali parlano di un’economia americana in salute, con il PIL che viaggia al 2-3%, la disoccupazione ai minimi, consumi che tirano e investimenti che languono. Consumi che tirano vuol dire americani che fanno ricorso a carte di debito e finanziamenti per comprare i beni durevoli, come l’auto. Ma i dati dicono che i livelli di insolvenza sono del tutto sotto controllo e non si segnala nessun eccesso che somigli alla bolla dei mutui subprime del 2006-2007. Nonostante le turbolenze sui mercati di questa metà di agosto, Wall Street resta in vista dei record storici, a distanza di qualche punto percentuale. I prezzi delle azioni non sono a buon mercato, ma neanche eccessivi, con un rapporto tra quotazioni e utili attesi a 20 volte, intorno alla media storica.
Quindi mercati in una fase di incertezza tendente alla fiducia in quanto i focolai di crisi economica e finanziaria sono molto pochi e limitati, Venezuela, Argentina sono i due esempi più vistosi, di contro poniamo attenzione ai focolai di crisi politica o geopolitica che sono invece molti e diffusi, dalla guerra dei dazi, alla guerriglia valutaria, alla crisi sempre più incandescente di Hong Kong, alle tensioni in Iran e nel Golfo che stanno sempre lì, alla storia infinita della Brexit, alla crisi politica in Italia, alla Turchia in riposizionamento geo-politico, fino alla Corea del Nord di cui non si parla più ma è sempre lì. Alla lista si può aggiungere l’anno elettorale americano che tra sei mesi entrerà nel vivo. Ovviamente Trump non vuol arrivare al voto di novembre 2020 con un’economia in recessione anticipata dalla famosa inversione della curva. Ma se dà uno sguardo al passato forse il presidente Usa può tranquillizzarsi. Almeno a Wall Street, come mostra il grafico qui sotto, le curve invertite non hanno quasi mai fatto grandi danni:
Venendo ai numeri, anche nella settimana appena trascorsa il buon recupero finale ha fatto registrare perdite molto contenute ad iniziare dall’indice NASDAQ100 che ha chiuso le contrattazioni a 7604,11 perdendo il – 0,55%, seguito dall’indice S&P500 che chiudendo a 2888,68 ha riportato perdite per un – 1,02%, infine l’indice peggiore il DOW JONES che ha chiuso a 25886,01 perdendo il – 1,52% e che nel mese di Agosto ha lasciato sul parterre circa il – 4% del suo valore. Di seguito i relativi grafici:
Per quanto riguarda i prezzi dell’ORO, chiude la settimana a 1513,26 $/oz., facendo registrare nuovi massimi relativi a 1535,18 $/oz. confermando ancora una volta l’attitudine di “bene rifugio” in periodi di turbolenze. Di seguito il relativo grafico:
LA POLITICA USA DI DONALD TRUMP.
L'attuale guerra commerciale USA-Cina rimane in cima alle menti degli investitori. I commenti del presidente Donald Trump durante una visita a Morristown, New Jersey, hanno ribadito come gli Stati Uniti stavano "discutendo molto bene con la Cina" e che ha intenzione di parlare con il presidente cinese Xi Jinping nel prossimo futuro. Inoltre ha dichiarato che: "Vogliono davvero fare un accordo" e “Ho la sensazione che l'attuale guerra commerciale sarà abbastanza breve in quanto, penso, che più a lungo si vada, più forti diventiamo noi”. Infine ha commentato che: "A settembre l'incontro è ancora attivo, come ho capito, ma penso che più importante di settembre, sia il fatto che stiamo parlando al telefono e abbiamo discorsi molto produttivi".
A sorpresa Donald Trump ha posticipato dal primo settembre al 15 dicembre (poco prima delle festività natalizie) la data di entrata in vigore di nuovi dazi del 10% su circa 300 miliardi di dollari di importazioni di prodotti finiti dalla Cina. A sua volta La Cina ha dichiarato di voler contrastare le ultime tariffe statunitensi su $ 300 miliardi di merci cinesi, ma ha invitato gli Stati Uniti a soddisfarle a metà con un potenziale accordo commerciale. Trump ha detto che non pensava che Pechino si sarebbe vendicata per le tariffe statunitensi. (Certo che Pinocchio…….!!!).
L'Ufficio del rappresentante Usa per il commercio ha precisato che "alcuni prodotti sono stati rimossi dalla lista dei dazi sulla base della sicurezza sanitaria, la sicurezza nazionale ed altri fattori". Questo significa che su questi prodotti non scatterà l'aumento delle tariffe del 10%. L'ufficio non ha però precisato di quali prodotti si tratti, invece ha fornito una lista precisa di quelli per i quali le tariffe scatteranno il 15 dicembre che comprende cellulari, laptop, console di videogame, giocattoli, monitor di pc, articoli di abbigliamento e scarpe.
E tanto per non farsi mancare mai nulla e tralasciando le stupidaggini sul vino francese da tassare in ritorsione all’imposta sulle società tecnologiche statunitensi, sulla scena politica internazionale è divampato il battibecco dopo le parole di Donald Trump che è interessato ad acquistare la Groenlandia. La Danimarca risponde che il territorio e i suoi cittadini non sono in vendita. La Groenlandia, territorio autonomo della Danimarca situato tra l'Oceano Nord Atlantico e l'Oceano Artico, dipende dal sostegno economico danese. A maggio, il Segretario di Stato degli Stati Uniti Mike Pompeo ha detto che la Russia stava agendo aggressivamente nella zona dell'Artico e che le mosse della Cina meritano a loro volta particolare attenzione.
LA CINA RISPONDE
Come abbiamo sempre notato la Cina, in passato, ha mostrato una straordinaria moderazione in risposta alle tariffe statunitensi e ai tweet critici del presidente Trump. Ma ora la Cina avverte di ritorsioni se le nuove tariffe fissate per il 1 settembre andranno avanti.
Una di queste potrebbe essere l’indebolire ulteriormente la sua valuta, lo yuan. Se facesse questo passo, i deflussi dalla Cina aumenterebbero e il dollaro si rafforzerebbe. Ma nella settimana prima di Ferragosto abbiamo visto come, al momento, abbiano sostenuto il cambio sopra la soglia psicologica dei 7 yuan/$.
Invece La Cina è stata un acquirente meno aggressivo del debito sovrano degli Stati Uniti e gli attori del mercato hanno ipotizzato che un'azione che potrebbe intraprendere nella guerra commerciale con gli Stati Uniti è quella di alleggerire le sue partecipazioni statunitensi. Infatti, secondo i dati del Dipartimento del Tesoro statunitense, gli acquisti di Treasury da parte della Cina siano stati di soli 2 miliardi $ rispetto al mese precedente per un totale di 1,11 trilioni $, mentre il Giappone ha aggiunto circa 21 miliardi $ di Treasury da maggio, rendendo le sue partecipazioni al massimo da ottobre 2016 sorpassando la Cina con un totale di 1,12 trilioni $. Il Regno Unito è il terzo maggiore detentore di $ 342,3 miliardi, in aumento rispetto ai $ 323,1 miliardi del mese precedente.
Infine, come altra possibile ritorsione, la Cina potrebbe causare problemi geopolitici sostenendo l’Iran, la Corea del Nord ed il Pakistan. (Non crediamo si vogliano abbassare ai livelli degli Stati Uniti).
LA POLITICA DELLA FEDERAL RESERVE
Mercoledì prossimo usciranno i verbali della riunione economica del FOMC di luglio e da giovedì tutti gli occhi saranno puntati su un piccolo resort a Jackson Hole, nel Wyoming, dove Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, parlerà per la prima volta da quando i mercati obbligazionari hanno suonato i campanelli d'allarme della recessione. Le sue parole al simposio annuale di politica economica intitolato "Sfide per la politica monetaria", saranno seguite molto attentamente per carpire gli indizi su ciò che i funzionari decideranno per riavviare l'allentamento quantitativo se solo agendo sui tassi o favorendo misure non convenzionali, come un QE completo. Un taglio del tasso di interesse di un quarto di punto è già prezzato dai mercati per settembre. I dati statunitensi indicano ancora un buon momento economico; l'inflazione si è rafforzata e le vendite al dettaglio sono aumentate a luglio. Tuttavia, l'incessante incertezza della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina ed i segnali di rallentamento economico in altre parti del mondo indicano problemi futuri. I rendimenti dei titoli del Tesoro a 10 anni sono scesi al di sotto del tasso a 2 anni per la prima volta dal 2007. L'inversione non è durata, ma il mercato obbligazionario sta rendendo abbastanza chiari i suoi sentimenti riguardo alle prospettive.
Infine, sarà interessante vedere se, il Presidente Powell, risponderà ai vari attacchi verbali da parte di Trump.
COMMENTI DAL MONDO ECONOMICO
"L'ultimo round di turbolenza è stato guidato da due cose", ha dichiarato Brad McMillan, Chief Investment Officer di Commonwealth Financial Network. "In primo luogo, la curva dei rendimenti per i titoli del Tesoro USA si è invertita. In particolare, il rendimento della nota a 10 anni è sceso al di sotto di quello della nota a 2 anni, che è spesso un indicatore principale di recessione. In secondo luogo, vi sono segnali di rallentamento della crescita attorno al mondo, soprattutto in Germania e Cina, due principali paesi esportatori ". “Combinati, questi fattori possono suggerire la reale possibilità di una recessione globale oppure, ovviamente, potrebbero non farlo", "A questo punto, il risultato è incerto e il mercato sta lottando per capire cosa accadrà".
"L'economia americana continua a funzionare bene nonostante i titoli pessimistici e il crollo dei rendimenti dei titoli di Stato statunitensi", ha affermato David Madden, analista di mercato presso CMC Markets UK.
DATI MACROECONOMICI
Diamo ora uno sguardo ai principali dati macro usciti nella settimana appena trascorsa iniziando dall’importante dato sull’inflazione Usa del mese di luglio, che si è attestata a + 0,3% mese/mese, in linea con attese, da + 0,1% precedente. Escluse le componenti volatili (alimentari e energia) l'inflazione è cresciuta dello 0,3%, sopra le attese ferme a +0,2%. Su base annua, è arrivata + 1,8%, contro stime + 1,7% e + 1,6% precedente. Al netto delle componenti volatili + 2,2%, sopra il consensus di + 2,1% e sopra il + 2,1% del mese precedente. Il dato ha sorpreso per il secondo mese di seguito e si tratta del livello più alto del 2019. A seguire i dati sulle vendite al dettaglio di luglio hanno sorpreso in positivo (control group + 1% da prec + 0.7% e vs attese per + 0.4%), buoni anche il dato manifatturiero dello Sato di New York (l'Empire NY manufacturing) uscito a + 4.8 dal + 4.3 del mese precedente e contro attese per + 2, e quello manifatturiero a cura della FED di Philadelphia (Philly Fed) a 16.8, dal precedente 21.8 ma contro attese per 9.5. Un po' debole solo il dato sulla produzione industriale di luglio uscito a - 0.2% contro + 0.2% atteso come il dato di giugno rivisto al rialzo a +0.2%.
Gli americani hanno speso di più nei negozi al dettaglio e nei ristoranti a luglio, un segnale che preoccupa l'indebolimento della crescita economica e una persistente guerra commerciale che ha arrecato i mercati finanziari non hanno ancora smorzato la fiducia dei consumatori. Le vendite al dettaglio sono aumentate dello 0,7% il mese scorso dopo un aumento dello 0,3% a giugno, ha riferito giovedì il dipartimento del commercio. I rivenditori online, i negozi di alimentari, i negozi di abbigliamento, i negozi di elettronica e di elettrodomestici hanno registrato forti guadagni. La spesa al consumo, il principale motore dell'economia statunitense, appare sana anche quando altri settori dell'economia, come gli investimenti delle imprese, si sono indeboliti a causa della crescente incertezza sul conflitto commerciale USA-Cina. La crescita dell'occupazione è costante, il tasso di disoccupazione si avvicina al minimo di 50 anni e i salari aumentano modestamente, il che rafforza il potere di spesa degli americani.
PORTAFOGLIO AZIONARIO
La settimana turbolenta appena trascorsa non ci ha impedito di portare a casa un altro “tozzo di pane” con la vendita a target sul titolo AUTODESK. La strada è lunga, come la lista dei titoli in Portafoglio ma, piano piano, siamo fiduciosi nel portare a casa altri target. Ciò significa che potremmo anche prendere qualche doloroso STOP, ma nel complesso rimarremo in attivo.
VARIAZIONI IMPORTANTI SUI TITOLI DEL NASDAQ100 NELLA SCORSA SETTIMANA
AMAZON – 1%. E’ il re indiscusso dell'e-commerce negli Stati Uniti, ma Amazon Web Services con le operazioni di cloud computing, da diversi anni rappresenta il segmento più redditizio dell'azienda e continua a crescere rapidamente. L'analista di Jefferies & Company, Brent Thill, ha nuovamente ribadito le sue considerazioni rialziste su Amazon, con un obiettivo di prezzo di $ 2.300. Come parte della sua analisi, Thill prevede che AWS genererà più di 35 mld $ di fatturato nel 2019, più del doppio di quanto fattura Microsoft 's Azure, il servizio n° 2 di cloud computing.
AMERICAN AIRLINES – 10,39%. Gli investitori hanno penalizzato le quotazioni del titolo per timore che una recessione economica negli Stati Uniti sia imminente. Il motivo per cui la compagnia aerea è vulnerabile, in una parola, è il debito. AMERICAN AIRLINES ha oltre 34 mld. $ di debito, rispetto ai 20 mld $ dell’United Airlines, ai 17,4 mld $ di Delta e ai 4,6 mld $ di Southwest. La buona notizia per la Società è che con la curva dei rendimenti piatta, gli interessi passivi su quel debito rimarranno bassi. La cattiva notizia è che la domanda dovrebbe vacillare, gli investitori sono preoccupati che AMERICAN AIRLINES debba lottare per gestire i propri prestiti nel peggiore dei casi.
APPLE + 4%. Il Nord America rappresenta circa il 60% delle spedizioni di Apple Watch, secondo il motore di ricerca Canalys, con Apple che ha spedito un totale di 4,7 milioni di smartwatch durante il trimestre. Apple vende ancora con la sua Apple Watch Series 3 di generazione precedente a $ 299. Il nuovo Apple Watch Series 4 parte da $ 399.
CISCO SYSTEMS – 10,43%. La pesante caduta delle quotazioni del titolo dopo che il produttore di apparecchiature di reti ha avvertito la comunità finanziaria che le restrizioni alle società statunitensi che operano in Cina potranno influire su vendite e profitti nei prossimi mesi. Quindi la società ha dichiarato di aspettarsi guadagni nel primo trimestre 2019 pari a 0,80 a 0,82 $/az. su ricavi da 13,072 miliardi a 13,333 mld $. il consensus per gli utili è di 0,83 $/az. su ricavi di 13,39 mld $. Mentre per quanto riguarda i dati economici attuali, CISCO ha registrato utili del 4° trimestre 2019 pari a 0,83 $/az. su ricavi di 13,4 mld $. Il consenso degli analisti per gli utili era pari a 0,82 $/az. su ricavi di 13,4 mld $. I ricavi sono cresciuti del 4,5% su base annua.
JD.COM + 15,46%. Il gigante cinese di vendite online dirette ha registrato utili nel 2° trimestre 2019 pari a 0,25 $/az. su ricavi per 21,9 mld $. La stima degli analisti era per un utile di 0,07 $/az. su ricavi per 21,7 mld $. I ricavi sono cresciuti del 18,5% su base annua. Inoltre la Società ha dichiarato di prevedere un fatturato per il terzo trimestre 2019 da 17,83 mld a 18,40 mld $. Il consensus per i ricavi è di 17,87 mld $.
INTEL + 1,13%. Dopo aver ricevuto un giudizio positivo da Northland Securities. Il broker ha alzato la raccomandazione a market perform da underperform.
NETEASE + 6,41%. Dopo la brillante performance di due settimane fa nella quale ha guadagnato il + 10,56%, anche nella scorsa, la Società cinese attiva nei giochi online e portale Internet, è arrivata a guadagnare fino al + 10,0% dopo che il rappresentante degli Stati Uniti (USTR) Robert Lighthizer ha annunciato che l'amministrazione Trump avrebbe ritardato l'imposizione di dazi aggiuntivi del 10% su numerose categorie di merci importate dalla Cina. I dazi non influiscono direttamente sul business di questa Società ma gli investitori hanno applaudito la notizia, poiché molte aziende sono state preoccupate per i costi più elevati durante l'importante stagione dello shopping natalizio.
NVIDIA + 3,50%. La Società di “visual computing”, dopo l’uscita dei dati economici trimestrali in aumento ha riportato una valanga di rapporti postivi da parte di analisti di società di ricerca. La Società ha registrato utili del 2° trimestre 2019 pari a 1,24 $/az. per ricavi di 2,6 mld $. La stima degli analisti era per un utile pari a 1,14 $/az. su ricavi di 2,6 mld $. I ricavi sono diminuiti del 17,4% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa. La società ha dichiarato di aspettarsi ricavi del terzo trimestre da 2,84 a 2,96 mld $, ed un utile da 1,48 a 1,66 $/az. Il consensus per l'utile è pari a 1,52 $/az. su ricavi per 2,97 mld $. Inoltre gli analisti e gli investitori, probabilmente, si sono concentrati sui dettagli della prossima acquisizione della Società Mellanox (azienda leader a livello mondiale nel settore dei calcoli ad alte prestazioni HPC) da parte di NVIDIA per un totale di spesa di 6,9 mld $ in contanti.
T-MOBILE. Le cose si stanno riscaldando intorno all'accordo di fusione T-Mobile e Sprint. Nel 2018, T-Mobile US e Sprint hanno concordato una fusione da 26,5 mld $ che creerà il terzo operatore telefonico del Paese. Entrambe le Società hanno affermato che una fusione darebbe loro le risorse finanziarie necessarie per competere con i leader di mercato AT&T e Verizon, implementare reti 5G e fornire un servizio migliore agli americani. Dopo aver ottenuto l'approvazione sia dalla FCC (ente certificatore per le telecomunicazioni) che dalla DOJ (Dipartimento di Giustizia) nel 2019, le Società devono ancora affrontare problemi in diversi stati, i quali sostengono che l'accordo è anticoncorrenziale e costerà ai loro residenti oltre 4,5 mld $ all'anno. L'Oregon è l'ultimo stato ad aderire ad una causa antitrust per bloccare la fusione dei due carrier wireless statunitensi. Ciò fa sì che ora ben quindici Stati, più il Distretto di Columbia, siano saliti sul carro antitrust.
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Pagina a cura di GIANMARCO LUCHETTI SFONDALMONDO.