Sarà Christine Lagarde il nuovo governatore della BCE dopo Mario Draghi. Lagarde attualmente è ancora direttore generale del Fondo Monetario Internazionale ed è stata il delfino di Sarkozy al governo francese fino al 2011. Giusto per mettere insieme i tasselli, ricordiamo che la Lagarde è stata indicata come guida della BCE dal vertice dei capi di Stato e di governo dell’Eurozona, su proposta della cancelliera Angela Merkel. E’ stata ministro dell’Economia tra il 2007 e il 2011 sotto la presidenza Sarkozy e a luglio di 8 anni fa (quando infuriava la crisi dello spread), è diventata direttore generale dell’FMI prendendo il posto di Dominique Strauss-Kahn, arrestato dalla polizia di New York con l’accusa di stupro ai danni di una cameriera. Grazie alla rielezione avvenuta nel 2016 ricopre a tutt’oggi questa carica.
Due riflessioni per inquadrare la figura e provare a immaginare come sarà la sua guida alla BCE, in un momento molto delicato per l’Europa, tra mille tensioni e mille problemi.
Come ricordiamo, si è ritrovata a gestire crisi piuttosto gravi, come i salvataggi internazionali della Grecia, del Portogallo e dell’Irlanda, nonché successivamente dell’Ucraina. Sotto la guida Lagarde il FMI si è distinto per posizioni più morbide e pragmatiche rispetto al passato. Ad esempio, infatti, Lagarde chiede da anni che i governi dell’Eurozona condonino almeno parte del debito pubblico della Grecia e che fissino un avanzo primario inferiore al 3,5% del Pil per i prossimi anni, poiché tale livello è giudicato insostenibile.
E’ stata una fervida sostenitrice delle misure monetarie espansive adottate da Draghi, condividendo apertamente il QE, oltre al taglio “monstre” dei tassi. Pertanto è ragionevole pensare che con buone probabilità seguirà il tracciato di Draghi anche nel prossimo futuro. Va però considerato che il suo sarà un profilo assai diverso dai predecessori: per la prima volta a guidare la BCE non sarà una figura tecnica, bensì una figura politica. E questa è un’incognita poiché è chiaro che dovrà in qualche modo porre affidamento sui consiglieri esecutivi in caso di nuove misure “non convenzionali”.
I mercati l’hanno presa bene, e di fatto scontano un passaggio morbido alla guida della BCE. La politica monetaria dovrebbe verosimilmente rimanere sostanzialmente espansiva sotto la Lagarde e certamente il nuovo governatore ribadirà i concetti portati avanti da Draghi (e personalmente sostenuti dall’FMI), con riferimento al completamento dell’unione monetaria attraverso l’istituzione di una garanzia unica sui depositi bancari e una gestione più accentrata della politica fiscale nell’area.
Occupiamoci ora dell’affaire H2O che ha creato scompiglio e ha fatto vendere molti sottoscrittori sui minimi per poi vedersi rimbalzare in faccia le quotazioni di fatto quasi ai livelli precedenti la “crisi”. Non scendiamo nel merito e ci asteniamo da una semplice dietrologia, ma la vicenda ha contorni per lo meno un po’ sospetti.
E così il nostro portafoglio ha assorbito il colpo e ha naturalmente ritracciato dal recentissimo massimo storico a 114,45 e si attesta ad un NAV a 113,53 ai prezzi correnti di mercato. Ad oggi segna quindi un progresso del 2,62% da inizio anno e del 4,31% dai minimi di novembre 2018. Sempre liquidi per una parte del portafoglio, che senza nessuna fretta andremo ad utilizzare a tempo debito.
Portafoglio come di consueto aggiornato nell’apposita sezione.