SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. ESCE OGNI INIZIO SETTIMANA.
IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.
ASTENERSI PRIMA DI AVERE COMPRESO CON ESATTEZZA IL PROFILO DI RISCHIO E LE CARATTERISTICHE TECNICHE DEL SERVIZIO CON LA LETTURA DELLE SPIEGAZIONI POSTE NELLA DICITURA "Il Portafoglio LombardReport": (clicca qui >>>)
CONSIGLIAMO DI SEGUIRE IN PAPER TRADING LE OPERAZIONI PER QUALCHE SETTIMANA PRIMA DI APPLICARLE.
Le schermaglie politiche tra le due superpotenze CINA ed USA sul fronte commerciale e piccoli segnali di frenata dell’economia americana stanno contraddistinguendo questo periodo di ribassi sui mercati azionari internazionali. Se fino a qualche settimana fa questi segnali non erano presi in considerazione dai mercati, ora bisogna prestare più attenzione a queste situazioni e farsi aiutare dall’analisi tecnica anche se dobbiamo considerare che sugli indici USA siamo a solo il 3% dai massimi assoluti.
Ovviamente non dobbiamo già gridare “al lupo, al lupo !”, forse in ballo non ci sono solo queste variabili, ma c'è altro che bolle in pentola. La perdita di momentum è evidente inoltre ci sono dei livelli statici e della media mobile a 200 (noi sugli indici usiamo la esponenziale) che hanno funto prima da resistenza ora da supporto ma che vedono tutti, quindi la reazione dei mercati su detti livelli può diventare imprevedibile.
Entriamo nello specifico di cosa stiamo parlando iniziando dall’indice che più ci interessa, vista la nostra operatività su una sezione del Portafoglio azionario, l’indice NASDAQ100 che ha chiuso la settimana di contrattazioni a 7300,96 perdendo il -2,7%, peggior performance rispetto agli altri 2 principali indici USA, zavorrato dalle società dell’alta tecnologia. Infatti a causa del divieto posto alle società statunitensi di fornire il proprio materiale a determinate aziende cinesi inserite nella cosiddetta “lista nera”, Huawei in primis ma sembra che nuovi provvedimenti restrittivi siano in arrivo su alcune aziende cinesi attive nella video sorveglianza, molti produttori di semiconduttori stanno per sospendere la fornitura a codeste Società.
Livelli sensibili dell’indice posti, al rialzo, in area 7850 (quadruplo massimo), al ribasso, in area 7250 (doppio minimo) e 7160/50 (ritracciamento del 76,4% e M.M. Exp. a 200). A seguire il relativo grafico:
Per quanto riguarda l’indice S&P500 la negativa performance settimanale è rimasta contenuta in un -1,15% che porta la chiusura al livello di 2826,06.
Livelli sensibili dell’indice posti, al rialzo, in area 2940/50 (quadruplo massimo), al ribasso, in area 2800 (ultimo doppio minimo, ma diverse chiusure in precedenza) e 2775/78 (ritracciamento del 76,4% e M.M. Exp. a 200). A seguire il relativo grafico:
Infine il meno significativo degli indici, il DOW JONES, che ha chiuso la settimana a 25585,69 con una modesta performance negativa del -0,7%.
Livelli sensibili dell’indice posti, al rialzo, in area 26700 (triplo massimo), al ribasso, in area 25350/25200 (M.M. Exp. a 200 e doppio minimo). Di seguito il relativo grafico:
Come detto in precedenza tiene ancora banco la questione dazi. I produttori statunitensi di calzature hanno inviato una lettera a Donald Trump, nella quale chiedono di togliere le scarpe dalla lista che il presidente ha proposto. E sempre a proposito di HUAWEI, in una nota dal tono conciliante del Ministero del Commercio, si dichiara che le aziende statunitensi sue fornitrici vengono autorizzate a rispettare gli impegni presi, ma solo limitatamente agli accordi in vigore, resta il divieto sulla nuova produzione.
Dal lato cinese poche e tranquille le repliche. La stessa HUAWEI, con una dichiarazione del fondatore del gruppo cinese delle telecomunicazioni, Ren Zhengfei, ha fatto sapere di avere già un altro fornitore di software per i suoi telefonini, nel caso la Società ALPHABET decida di chiuderle l’accesso ad Android, mentre a livello politico il portavoce di Gao Feng, il ministro del commercio cinese, ha detto che: "se gli Stati Uniti vogliono riprendere le negoziazioni, devono abbandonare le pratiche scorrette”.
Secondo noi, è questa apparente tranquillità la vera notizia, infatti la realtà è che stiamo aspettando la ritorsione cinese alla guerra commerciale intenta dagli USA, ritorsione che continua a tardare, ma potrebbe arrivare da un momento all’ altro. Non possono essere, certo, i dazi solo su 60 mld. $ di import, la ritorsione attesa e ciò dovrebbe far capire di quanto potrà salire la tensione, quanto a lungo potrà durare e quali ripercussioni potranno esserci sul PIL delle due potenze economiche, ma anche a livello mondiale, visti già i primi segnali di debolezza del primo semestre 2019 che potrebbero peggiorare nella seconda metà dell’anno.
Nella guerra commerciale in atto tra la prima e la seconda potenza economica del mondo potrebbe trovare una spiegazione il violento tracollo settimanale dei valori del petrolio (BRENT e WTI) in ribasso rispettivamente del -5,8% e del -9,4% siamo sui minimi di fine marzo scorso. Non solo perché un ridimensionamento dei commerci mondiali avrebbe effetti depressivi sulla domanda di energia, ma anche perché questo è uno dei fronti del conflitto. La Cina è il primo importatore al mondo di greggio, il secondo consumatore. Ogni giorno compra quasi mezzo milione di barili di olio dagli USA, a Pechino basta poco per far sentire il suo peso sulle quotazioni, con ricadute negative sui petrolieri americani e sui mercati. Gli Stati Uniti estraggono oltre 12 milioni di barili di olio equivalente ogni giorno. In più, la Russia, sembra intenzionata a non voler portare avanti i tagli "spinti" a suo tempo proposti dall’Arabia Saudita.
Passiamo ora ad analizzare un passaggio importante di politica monetaria degli Stati Uniti.
Nella serata di mercoledì scorso sono uscite le “minute del FOMC” relative alla riunione tenutasi tra il 30 aprile ed il 1° maggio. I funzionari della Federal Reserve hanno segnalato di non aver fretta di cambiare i tassi di interesse, anche se l'economia ha continuato a rafforzarsi. A marzo gli aumenti dei prezzi sono scesi all'1,6 percento annuo, ben al di sotto dell'obiettivo della Fed del 2 percento. L'inflazione non ha raggiunto in modo sostenibile l'obiettivo della Fed dal momento che la banca centrale l'ha formalmente adottata nel 2012. La banca centrale ha alzato i tassi nove volte tra la fine del 2015 e la fine dello scorso anno, con quattro degli aumenti sotto il presidente Jerome H. Powell. I membri del Federal Open Market Committee hanno dichiarato che "un approccio paziente per determinare gli aggiustamenti futuri alla fascia obiettivo per il tasso dei fondi federali rimarrà probabilmente appropriato per qualche tempo". La Fed si incontrerà di nuovo il 18 e 19 giugno a Washington.
Diamo ora uno sguardo ai dati macroeconomici usciti in settimana che segnalano una chiara perdita di spinta del ciclo economico. In evidenza un raffreddamento del mercato immobiliare, in aprile sono state vendute 5,19 milioni di abitazioni esistenti, in calo dello 0,4% da marzo. Il consensus si aspettava un incremento del 2,7% a 5,35 milioni. Stesso discorso per i dati di aprile sulla vendita di nuove case, in contrazione a 673.000 contro le 723.000 vendute in marzo. A questi dati ha fatto seguito l’uscita dell’indice PMI di Markit di maggio, sulle aspettative dei direttori degli acquisti delle aziende manifatturiere degli Stati Uniti, addirittura precipitato sui minimi degli ultimi nove anni a 50,6 contro attese degli analisti poste a 52,5 e rispetto al 52,6 del mese di aprile, una correzione che potrebbe essere stata influenzata dall’andamento delle scorte, ma forse rivela qualche problema strutturale. Stessa situazione per i PMI service usciti a 50,9 contro il 53,2 del consensus e il 53,0 del mese di aprile. Infine stessa sorte dei precedenti riguardo la diffusione dei dati relativi agli ordini di beni durevoli del mese di aprile, usciti a -2,1% contro attese per un –2,0% ed in netto calo rispetto al +1,7% rivisto del mese di marzo e del dato “core ex-difesa e trasporti” uscito a -0,9% contro il -0,3% del consensus ed il +0,3% rivisto del mese precedente.
Titoli sotto la lente nella settimana:
Come dicevamo in precedenza, con l’avvento dei dazi e soprattutto con il divieto posto alle società statunitensi di fornire il proprio materiale a determinate aziende cinesi, si è verificato che l’indice SOX (Philadelphia Semiconductor Index) è in calo del 6,4% al cui interno il titolo QUALCOMM, specializzato nei chip per il mondo della telefonia, è tra i peggiori del settore con un calo del -18,7% dopo che ha ricevuto un giudizio negativo da Mizuho, che ha abbassato la raccomandazione a Neutral da Buy, dopo che ieri il giudice distrettuale Lucy Koh, ha accusato la società di abuso di posizione dominante. XILINX -3,3%, MICRON TECHNO -5,7%. Franano anche i grandi nomi dell’alta tecnologia, come APPLE -5,3% dall’inizio del mese il titolo ha perso quasi il 15%. TESLA -9,6% a 190 dollari, prezzo che non vedeva dalla fine del 2016.
T-MOBILE +2,5%. Un'altra svolta nella saga di T-Mobile US e Sprint che hanno annunciato l'intenzione di cercare una fusione dall'aprile 2018. L'accordo tra le società da 26 miliardi di dollari, per unire il terzo e il quarto più grande operatore wireless degli Stati Uniti, hanno ottenuto il via libera del Presidente dell'Ente regolatore delle Telecomunicazioni Usa ma rimangono alti ostacoli all'affare che garantisce l'approvazione regolamentare finale.
AMERICAN AIRLINES -8,0%. La Società aeronautica estende la messa a terra dei veicoli Boeing 737 MAX con conseguente ulteriore cancellazione dei voli.
AUTODESK -7,5%. Azienda di software per il settore automobilistico, ha registrato nel primo trimestre un utile netto rettificato per azione pari a 0,45 dollari per un fatturato di 735,5 mln. $, in linea con le attese, ma ha rivisto al ribasso le previsioni per il secondo quarto dell'anno.
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Pagina a cura di GIANMARCO LUCHETTI SFONDALMONDO