La situazione attuale delle Borse è meno negativa di quanto indichi il sentiment generale. La propensione a ridurre il rischio si concentra solo sull’acquisto di Bund. Per l’estate i grandi gestori prevedono volatilità ma non deflagrazioni dei mercati.
Cedole & dividendi
Con l’oggettività dei numeri e il realismo di chi gestisce i grandi flussi finanziari cerchiamo di capire come stanno muovendosi i mercati finanziari. Iniziamo dalle cifre.
► Dieci indicatori di rischio
Bund yield |
Con un rendimento negativo dello 0,106% dal 6 maggio conferma la permanenza nell’area a segno meno. Il trend si muove verso una possibile accelerazione in tal senso e c’è chi lo vede scendere a un -0,20%. Risk off più totale |
Euro/Franco svizzero |
A 1,128 resta sul valore medio da settembre 2018. Una vera avversione al rischio scatterebbe solo sotto gli 1,10. O la valuta di Berna sta perdendo la sua funzione protettiva o il mercato non sembra voler far ancora ricorso al vecchio paradigma del “si salvi chi può con il Chf” |
Oro |
E’ un “sell” pieno quello degli indicatori tecnici, tutti improntati a scartare l’ipotesi aurea almeno nel breve termine. Quindi c’è ancora propensione al rischio |
10-2 years spread Us Treasuries |
Fra 0,19 e 0,20% la differenza di rendimento fra il decennale e il biennale Usa si è fermata sul livello medio del 2019. Rischio ma modesto |
S&P 500 Vix |
Dopo le accelerazioni delle prime due settimane di maggio con un picco oltre 20, l’indice della paura arretra e torna sui 16. Rischio debole, sebbene la sua velocità di movimento sia spesso imprevedibile |
Dax Vix |
E’ più nervoso rispetto al collega Usa ma non rompe quota 20, oltre la quale scatterebbe un primo allarme. Rischio non accentuato |
EuroStoxx 50 Vix |
Anche nel caso dell’indice europeo di riferimento c’è un po’ di tensione sebbene entro limiti accettabili. L’ultimo dato si ferma a 15 e conferma un rischio sotto controllo, anche se il Vix fotografa il passato e il presente ma logicamente non pronostica il futuro |
Indice Pmi europeo |
Passiamo al fronte economia. Il sentiment dei responsabili acquisti del settore manifatturiero è sì sotto il livello di guardia dei 50 (ultimo dato a 47,9), dove scatta la contrazione della domanda, ma si sta stabilizzando. Rischiosità accettabile |
Us real gross domestic product |
L’indicatore economico Usa per eccellenza è in una fase di stabilità al +3,2% e non dà segni di stanchezza. E’ fuori dall’area di rischio |
S&P 500 P/E ratio |
Il rapporto prezzo/utili del mercato Usa di riferimento torna a scendere abbastanza precipitosamente verso i 19, che è adeguato all’attuale situazione dei tassi di interesse della Fed. Rischio sotto controllo |
In sintesi – C’è un po’ di avversione al rischio ma non eccessiva, se si esclude il Bund, verso il quale il mercato si muove pur in presenza di una situazione politico-economica tedesca in evoluzione. Il quadro generale per ora fa propendere a una correzione fisiologica dei mercati.
► Il test della media mobile 200
Indice |
Sopra o sotto mm 200 |
Ultima quotazione contro primo supporto forte |
S&P 500 (Usa) |
+3,0% |
2.859,5 vs 2.351 |
Nasdaq (Usa) |
+4,8% |
7.503,7 vs 5.894 |
EuroStoxx 50 (Europa) |
+4,6% |
3.425,6 vs 2.937 |
Dax (Germania) |
+5,0% |
12.238,9 vs 10.387 |
Cac 40 (Francia) |
+4,8% |
5.438,2 vs 4,596 |
Ftse Mib 40 (Italia) |
+4,3% |
21.105,3 vs 18.197 |
E ora verifichiamo i trend della media mobile a 200.
S&P 500 |
Positiva e leggermente inclinata al rialzo |
Nasdaq |
Positiva e leggermente inclinata al rialzo |
EuroStoxx 50 |
Negativa e leggermente inclinata al ribasso |
Dax |
Negativa e inclinata al ribasso |
Cac 40 |
Negativa ma quasi piatta |
Ftse Mib |
Negativa e inclinata al ribasso |
In sintesi – Le situazioni appaiono meno sfavorevoli di quanto molti investitori credano, influenzati dal negativismo che sembra voler dominare anche i media finanziari. I numeri da seguire ve li abbiamo dati e le distanze fra le ultime quotazioni e i picchi ribassisti di fine 2018 risultano ancora notevoli. Tutti gli indici sono sopra la m.m. 200, sebbene Dax e Ftse Mib registrino curve inclinate al ribasso. Ciò conferma che Germania e Italia sono le osservate speciali.
► Un po’ di opinioni
Prudenza ma non eccessiva nell’esprimersi sulle prospettive di breve/medio termine dei mercati: vari gestori intervistati da Lombard Report concordano su una panoramica che riassumiamo in sette punti.
1°) Il test decisivo deve ancora venire. Riguarderà giugno e il culmine dell’estate. Il nervosismo dei vari Vix non è stato finora sufficiente a trasformare una correzione fisiologica in una tempesta, come qualcuno credeva. Ora è possibile che la barca si muova sulla stessa onda ancora per alcuni mesi.
2°) Ormai il fattore Vix si chiama Trump. Il suo interesse è di vedere Wall Street se non in crescita quanto meno stabile. Quindi potrebbe agire di conseguenza.
3°) Dal punto di vista economico i segnali di rallentamento mondiale stanno riducendosi e ciò dovrebbe portare a una situazione diversa rispetto a quella del 2018, quando invece predominava il pessimismo.
4°) Dazi? Restano inevitabilmente e banalmente l’elemento chiave della situazione. Se gli Usa annunciassero ulteriori pesanti interventi, il rischio recessione esploderebbe ma Washington non può permetterselo a un anno e mezzo dalle elezioni presidenziali.
4°) La vera svolta la stanno infondendo le Banche centrali, passate da una prevalente politica di restringimento a una di allentamento monetario. Se le Borse non cogliessero questo segnale allora ci sarebbe davvero da preoccuparsi.
5°) Molti gestori confermano quanto già previsto a inizio anno: instabilità in primavera e forse in estate; poi un ritorno a trend in crescita dei mercati, almeno in coincidenza con la parte finale del 2019. Prima bisogna però arrivare a settembre.
6°) La vera variabile resta quella riferita ai profitti delle grandi e medie corporate Usa ed europee. I consensus in merito appaiono ancora troppo ottimistici e qualche spiacevole sorpresa in merito potrebbe costituire elemento di instabilità per le Borse, soprattutto con gli annunci riferiti al secondo trimestre, che ha registrato tensioni dovute principalmente alla minore crescita economica Ue.
7°) Le elezioni per il Parlamento europeo non sono viste come elemento di instabilità, salvo in presenza di poco probabili nette affermazioni dei sovranisti in alcuni Paesi.
In sintesi – Per ora si parla solo di una correzione fisiologica dei mercati, quasi auspicabile dopo il rush nei primi mesi del 2019. Dei fattori di incertezza restano ma si deve tenere conto della marcia indietro delle Banche centrali, pronte a intervenire una volta di più a sostegno delle rispettive economie. La valutazione prevalente è che non si stia andando verso uno schianto quanto verso una fase di maggiore volatilità, che potrebbe confermarsi a giugno e nel corso dell’estate.