Attenzione! Faang e colleghe stanno tornando quasi tutte sui massimi. I loro business e la maggiore concorrenza innescano però non pochi dubbi. Mentre le corporate della telefonia mobile di nuova generazione meritano interesse.
Hot markets
Mercati incerti sul futuro delle “big companies” della tecnologia Usa. Molti esperti del settore le accusano infatti di essere troppo concentrate su alcuni prodotti, con il rischio di un decadimento in presenza di eventuali lenti riaggiornamenti dei propri business. I nomi? Sono quelli delle più celebrate leader del mercato. Allo stesso tempo però altre realtà, quelle della telefonia mobile di generazione 5G, stanno per affrontare una rivoluzione fondamentale per attività e profitti. Vediamo allora le une (da shortare in prospettiva futura) e le altre (su cui si ipotizza un “buy”). La metodologia di valutazione si basa sui più importanti analisti specializzati nei singoli titoli. C’è un però. Nella maggior parte dei casi le loro indicazioni appaiono strettamente correlate all’andamento del titolo: sale? E loro sono per il “buy”: Scende? E loro sono per il “sell”. Lo si vedrà nei singoli casi, dove talvolta appaiono più pessimisti gli specialisti del settore tecnologico che quelli della finanza. Ecco perché certi campanelli d’allarme meritano attenzione.
► Sei grandi nomi da sorvegliare
La società |
Il perché |
Apple |
Il settore dei cellulari riduce i margini, per l’entrata in scena di nuovi protagonisti, soprattutto cinesi, e per la saturazione del mercato. L’iPhone è il primo a risentirne e Apple sembra troppo dipendente dai suoi profitti. Il ritorno dell’azione sotto i 200 $ (190 in chiusura venerdì). Per ora gli “hold” –mantenere - sono ancora prevalenti e precedono i “buy” ma è una scelta più tecnica che dovuta ai fondamentali di lungo termine. Il fatto che da mesi il valore medio dei target scenda è un’avvisaglia. Se non ci sarà una risposta al lento declino dell’iPhone c’è chi vede Apple tornare ai 100/120 $. Occorre che la società trovi “the next big thing”, come dicono negli Usa. |
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Le vicende del 2018, con il tonfo a fine luglio in una sola seduta del 24% dell’azione, dopo la seconda trimestrale dell’anno, pesano ancora. Ora la società sta ripensando il suo futuro, con l’attività di social network che vedrà perdere peso. Saprà fare la scelta giusta? Gli analisti specializzati sul titolo (166,7 $ in chiusura venerdì) esprimono ancora ottimismo ma i leader dell’asset management cominciano a palesare prudenza. I 200 $ sono di nuovo possibili per i primi, mentre per i secondi i target cominciano a scendere e qualcuno già si espone su un preciso “sell”. Pochi ma ci sono. |
Intel |
La domanda di processori per i Pc sta diminuendo, mentre alcuni clienti importanti cominciano a sviluppare prodotti interni. Di tutte in effetti è l’azione che già comincia a evidenziare qualche problema. Lo dimostra il fatto che i downgrade abbiano subito una forte accelerazione in autunno, proprio quando il titolo era soggetto a una pressione ribassista. C’è chi lo vede così sotto i 40 $ contro l’ultima quotazione sui 53,7. |
Microsoft |
Perfino la regina viene messa sotto osservazione. Per ora dagli analisti informatici, per vari motivi: i Pc si vendono di meno e quindi i sistemi operativi Windows e le applicazioni Office, veri pozzi di redditività per Microsoft, stanno perdendo appeal. Nuovi business? Sinora marginali. Se gli specialisti informatici sono un po’ pessimisti, quelli finanziari sembrano non accorgersene e in prevalenza continuano a collocarsi sui “buy”, con target superiori rispetto ai 118 $ dell’ultima quotazione. Le voci dissenzienti sono poche ma i loro target pessimistici. E se avessero ragione? |
Netflix |
Il successo è stato eccezionale e il numero degli abbonati salito in tutto il mondo ma – come sempre succede – nasce una nuova concorrenza. Arrivano Amazon con Prime Video e Disney con una sua iniziativa. Come reagiranno fatturati e profitti di Netflix? In autunno si erano registrati molti “downgrade” per l’azione (356,6 $ in chiusura venerdì), che poi ha reagito. Il sentiment però sta calando, sebbene il consensus prevalente sia “outperform”. Per ora! Ma fra 6 o 12 mesi? |
Qualcomm |
Semiconduttori e microprocessori per la telefonia sono ormai settori maturi, in particolare il secondo, dove fra l’altro alcuni produttori, quali Samsung e Huawei, stanno cominciando a svilupparli in proprio. Inoltre Qualcomm ha non pochi problemi di mancato rispetto di norme anticoncorrenziali in alcuni Paesi. La maggioranza degli analisti si esprime per “hold” (mantenere) e i target si stanno allineando alla quotazione attuale (sui 57 $). Il crollo di inizio anno sui 50 $ rappresenta però un segnale da non sottovalutare. |
► Quattro del 5G da tenere d’occhio
La società |
Il perché |
AT&T |
Il gigante della telefonia sarà una delle tre società Usa a proporre servizi 5G. Gli investimenti realizzati nel settore e nella pay tv hanno comportato investimenti record, che peseranno sulla redditività globale. Il P/E è tuttavia sceso a 8,5, quasi la metà rispetto al valore medio degli ultimi cinque anni. Il titolo sta tornando verso i minimi del 2009, sui 25 $ contro i 31,4 della chiusura di venerdì. I “buy” degli analisti cominciano così a salire, con target medi sui 35 $. Comunque le prospettive sono di medio termine. |
Cisco Systems |
L’impressione che il mercato ha è di un’azienda delle tecnologie del passato (in particolare i routers per Internet). Ora però sta per iniziare una rivoluzione nel nome del 5G. Non entriamo nelle complesse spiegazioni tecniche ma alcune innovazioni potrebbero comportare una trasformazione radicale del business di Cisco. Il titolo è stato protagonista di un eccellente “upside” negli ultimi due anni salendo ai massimi storici dei 54 $ di venerdì, che corrispondono ai target prevalenti, ma l’impatto vero del 5G deve ancora farsi sentire. |
Hewlett Packard |
Un altro gigante della tecnologia sta puntando sul 5G per riscattarsi. Recente la firma di un accordo con Samsung per fornire soluzioni che aiutino i fornitori di servizi di comunicazione ad accelerare l’implementazione della nuova metodologia telefonica. E ulteriori iniziative sono allo studio. I tempi d’oro non si sono mai rivisti dal 2009 in poi: l’azione è salita ma non più di tanto (da 10 a poco più degli attuali 15,4 $). Per un “rush” simile a quello delle altre “technology shares” bisognerà aspettare del tempo ma il 5G sarà un fattore di spinta pure per HP. |
Verizon |
La società newyorkese sta testando i servizi a banda larga 5G per le abitazioni private: dovrebbero diventare operativi già a breve termine. Ci sono tuttavia dubbi sulla redditività dell’iniziativa, che comporta forti investimenti. Eppure assieme ad AT&T e T-Mobile, Verizon è una delle tre big che diventeranno leader di questo mercato. L’effetto 5G si è già sentito sull’azione, che è ai massimi storici (59,1 $ venerdì). Eppure i “buy” sono ancora numerosi ma per entrare sul titolo è consigliabile attendere una probabile correzione estiva di Wall Street. |