Altro che bond! Altro che certificati! I rendimenti si trovano sul Ftse Mib in un quadro però di perplessità sulla volatilità dei mercati. Entrare ora? Solo se si hanno prospettive di medio-lungo termine.
Cedole & dividendi
Ci siamo! Sta per arrivare la stagione dello stacco dividendi e l’interesse sale. E’ il momento di comprare azioni in tale ottica? La risposta va la daremo dopo un primo riassuntivo quadro di alcune delle storie più allettanti riferite ai prossimi mesi.
Azione |
Dividend yield a oggi |
Il commento |
Fca |
14,8% |
0,65 euro di dividendo ordinario e il previsto 1,3 euro di dividendo straordinario per la cessione di Magneti Marelli (probabile closing entro l’estate) sono un’anomalia nella storia perfino della vecchia Fiat e portano a uno yield irripetibile nell’ambito automobilistico. L’azione resta però inserita in un canale ribassista di lungo periodo che solo qualche evento eccezionale potrà invalidare |
Azimut |
10,1 % |
Al 15% di chi si fosse collocato sul titolo a inizio anno corrisponde ora un netto calo dello yield. Che resta eccezionale ma espone a una fase di potenziale elevata volatilità, non facile da gestire per chi punti al dividendo |
Intesa Sanpaolo |
8,9% |
Si conferma uno degli yield più significativi in assoluto nel settore bancario/finanziario europeo, sebbene la debolezza strutturale di quest’attività (a causa della marginalità in calo, dovuta a vari fattori) faccia temere che i corsi dell’azione tenderanno a un ribasso di breve-medio periodo |
Unipolsai |
6,2% |
Il rialzo del dividendo a 0,145 euro già lo scorso anno viene riconfermato per il 2019, in presenza però di un’azione salita su nuovi massimi. Se ne avvantaggia solo chi l’avesse in portafoglio a quotazioni nettamente più basse. Un posizionamento oggi appare rischioso |
Banca Generali |
5,6% |
Confermati gli 1,25 euro già pagati nel 2018. La differenza rispetto al 7,3% di chi fosse entrato in autunno è forte ma ora il titolo sta decelerando sull’onda della debolezza dell’intero comparto (escluso il caso Azimut). Si possono ipotizzare entrate solo in presenza di consistenti correzioni |
Assicurazioni Generali |
5,5% |
Non era attesa una politica così generosa di incremento dei dividendi: da 0,72 euro pagati nel 2016 si è saliti a 0,80 nel 2017 e 0,85 nel 2018. Quest’anno saranno versati 0,90 euro ma il corso dell’azione è cresciuto molto, con una presenza in rialzo degli istituzionali. Più che da cassettista sta diventando un titolo da trading, con possibile incremento della volatilità |
Poste Italiane |
5,2% |
Altro caso di ottimo trend migliorativo: quest’anno verranno pagati 0,441 euro in presenza però di un titolo ai massimi storici. Posizionarsi oggi non avrebbe senso |
Eni |
5,2% |
Il saldo di 0,83 euro e l’acconto di 0,42 euro pagato a settembre 2018 equivalgono a un 7,8% di yield complessivo, mentre la prossima rata corrisponde al 5,2% indicato. Questo è uno dei pochi casi di azioni che appaiono ancora vantaggiose, pur dopo il rimbalzo da inizio 2018 |
In sintesi – Chi detiene questi titoli in portafoglio e punta ai dividendi non ha problemi, se non quello di domandarsi se convenga o meno anticipare gli stacchi e portare a casa i profitti (naturalmente se ci sono!). Il dubbio invece si pone a chi non li detenga: farsi attrarre da rendimenti così eccellenti? La prudenza si impone, non tanto sulla scelta quanto sul momento in cui attuarla. Di qui alle date di pagamento è probabile che si registri sui mercati elevata volatilità per vari fattori di incertezza, dalle elezioni Ue all’economia, dalla Brexit alla geopolitica. Comprare quindi per incassare profitti ha poco senso, salvo che si guardi a tempi medio-lunghi. Anche in questo caso però meglio attendere possibili correzioni, perché – per esempio – il 5,6% di oggi potrebbe diventare un bel 6,5% dopodomani. Mai come quest’anno infatti una strategia mirata sui prezzi farà la differenza, magari – fatto anomalo – anche a ridosso degli stessi stacchi.