Mentre i mercati attendono – per ora in modo un po’ soporifero – la comunicazione da parte di Moody’s e S&P in merito ai rating di Italia e Portogallo, il nostro portafoglio esplode al rialzo e sbriciola il precedente massimo storico. Di fatto – mediaticamente – è come se si trattasse di una sorta di “giorno del giudizio” per Italia e Portogallo, quando stasera a mercati chiusi le “sorelle” Moody’s e Standard & Poor’s aggiorneranno i rispettivi rating sovrani.
Ovviamente ci sono delle scommesse sul tavolo, con aspettative differenti tra Italia e Portogallo: per quanto ci riguarda si scommette (e si spera…) di non subire un secondo downgrade dopo quello di ottobre scorso (Baa3) con outlook stabile; il Portogallo invece scommette (e spera…) in un upgrade rispetto all’attuale BBB- con outlook positivo.
Come ben sappiamo le ripercussioni possono essere notevoli, non tanto per la reale capacità di onorare il debito, bensì in merito alle regole o consuetudini che richiedono lo status di investment grade per la permanenza dei portafogli.
Da un lato le prospettive economiche per l’Italia si sono deteriorate in questi ultimi mesi e Moody’s ha tagliato le stime di crescita per quest’anno; tuttavia gli ultimi dati reali sono stati migliori rispetto alle stime dell’ISTAT. Ad ogni buon conto, un declassamento sarebbe devastante per i BTP poiché ad oggi sono giudicati appena sufficienti per rimanere a livello di investment grade. Leggermente migliori i rating delle altre due sorelle (S&P e Fitch) che sono rispettivamente a BBB e Baa3.
E quindi, ora, entra in gioco la politica, intesa come valutazione sulle ripercussioni e sulla convenienza (o sconvenienza..) ad operare una scelta piuttosto che un’altra. Altra ragione per cui i rating andrebbero presi e buttati dalla finestra: finti e manipolati come non mai.
Ragionevolmente, è difficile che Moody’s ci declassi, scaraventandoci di fatto tra gli emittenti speculativi; va da sé che ciò avrebbe conseguenze pesantissime per la tenuta dei bond sul mercato, che innescherebbe sicuramente una spirale poco piacevole anche in termini politici.
Appare quindi più probabile che l’agenzia decida o di mantenere le prospettive stabili (pur ovviamente mettendoci in guardia per il futuro…) oppure che tagli outlook portandolo a negativo ma lasciando fermo il rating. Ovviamente la prima soluzione sarebbe la preferita, ma sappiamo di non essere particolarmente simpatici a Moody’s per cui teniamo in debito conto anche la seconda.
Tornando al nostro portafoglio, sbricioliamo il massimo storico di maggio 2018 che portava un NAV a 113,04 e voliamo al NAV odierno che vale – ai prezzi correnti di mercato – ben 113,30. Un balzo di tutto rispetto anche in rapporto al NAV della scorsa settimana che si era attestato a 112,96.
Da inizio anno siamo ora in progresso del 2,41% mentre dai minimi di novembre siamo in progresso di oltre il 4,00%. E così, ancora una volta, tocchiamo con mano che quando un portafoglio è costruito con equilibrio e qualità in ottica strategica la volatilità negativa e gli eventi avversi che portano al drawdown non minano la bontà dell’asset nel suo complesso e prima o poi il risultato arriva.
Sempre liquidi per ora con la quota a nostra disposizione per reinvestire. Non c’è nessuna fretta visto come stanno andando le cose e viste le news che attendiamo sui mercati.
Portafoglio aggiornato nell’apposita sezione.