Si concretizzerà entro marzo? Lo prevedono in molti. E costituirà una normalizzazione nelle relazioni commerciali in alcuni settori. Una selezione di “shares” quotate a Wall Street, i cui business dipendono soprattutto da Pechino e dintorni.
Hot markets
Tre big del risparmio gestito, quelle che fanno il mercato, si sono dichiarate unanimemente convinte – durante propri eventi organizzati negli ultimi giorni – che la guerra dei dazi fra Usa e Cina sta per concludersi. La conferma? Un tweet di Trump in cui afferma “Non ci sarà un patto definitivo fino a quando io e il mio amico presidente Xi non ci incontreremo, nel prossimo futuro, per discutere e accordarci su alcuni punti più complessi”. Il meeting dovrebbe avvenire entro il mese di marzo. Uno dei tema caldi nelle tensioni borsistiche degli ultimi mesi sta quindi per svanire? E’ presto per cantare vittoria ma qualcosa si muove. D’altra parte la precedente esperienza dei dissidi fra Usa e Messico, finiti poi in un grande abbraccio, va presa in considerazione: i numeri dimostrano infatti che chi è salito sul carro messicano ha portato a casa ottime performance, soprattutto sull’obbligazionario espresso in Mxn.
Veniamo allora alle possibili conseguenze positive per chi opera sull’azionario. Siamo andati a cercare dei titoli che potrebbero trarre giovamento da una notizia tanto attesa di pace commerciale fra i due giganti dell’economia mondiale, riferiti cioè a business congiunti fra Washington e Pechino.
La selezione ha portato a ventidue azioni, delle quali però otto sarebbero più avvantaggiate dall’evento. Meriteranno quindi di essere seguite nei prossimi mesi.
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Azione |
Mercato |
Settore |
Peso Cina sul fatturato |
Advanced Micro Devices |
Nasdaq |
Semiconduttori |
30% |
Il perché: il gruppo sta guardando da tempo a una forte espansione in Cina, considerata fondamentale per il suo futuro.
Il trend in Borsa: il titolo ha bisogno di una nuova spinta, anche perché con un rapporto prezzo/utili per il 2019 su 30 è da considerare sopravvalutato. Uno stimolo dalla Cina migliorerebbe la situazione. A 24,5 $ quota sopra la metà del “range” dell’ultimo anno (9,04 – 34,14 $).
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Azione |
Mercato |
Settore |
Peso Cina sul fatturato |
Alibaba |
Nyse |
E-commerce |
80% |
Il perché: la Amazon asiatica non può che trarre vantaggi da uno sviluppo delle relazioni commerciali con gli Usa, anche perché si rivolge soprattutto alle classi medie cinesi sempre più agiate.
Il trend in Borsa: il titolo è quotato a New York confermando lo stretto legame con i business Usa. Dopo aver superato i 200 $ nel giugno 2018 è iniziata una forte correzione, che l’ha riportato a 130 $ a fine anno. Positivo gennaio con un rimbalzo a 168 $, quotazione di chiusura di venerdì.
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Azione |
Mercato |
Settore |
Peso Cina sul fatturato |
MGM |
Nyse |
Casinò |
20% |
Il perché: le due sorgenti di reddito si chiamano Las Vegas e Macao. Mentre la prima è ormai stabile, la seconda registra buone potenzialità di crescita.
Il trend in Borsa: il titolo è considerato caro e necessità di un impulso dal business cinese, che potrebbe migliorarne la redditività nei prossimi due anni. Il 2018 è stato pessimo ma da gennaio si è visto un discreto rimbalzo.
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Azione |
Mercato |
Settore |
Peso Cina sul fatturato |
Micron |
Nasdaq |
Semiconduttori |
60% |
Il perché: il business in Cina è cinque volte maggiore rispetto a quello negli Usa. Le percentuali di crescita del fatturato dipendono soprattutto da Pechino ed ecco perché è un’altra storia di big del mercato che preme su Trump per un veloce accordo commerciale.
Il trend in Borsa: dal massimo di 66,6 $ al minimo di 28,3 $ nelle ultime 52 settimane, eccolo l’impietoso crollo dell’azione, che comunque da inizio anno ha già guadagnato 10 $. Da segnalare come il p/e sia bassissimo (3,27), valore favorevolissimo rispetto alla media di tutte le altre storie prese in considerazione.
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Azione |
Mercato |
Settore |
Peso Cina sul fatturato |
Nvidia |
Nasdaq |
Semiconduttori |
25% |
Il perché: il mercato cinese incide sempre di più sul fatturato del gruppo, con percentuali di crescita nettamente superiori rispetto alle altre maggiori aree. Nel 2018 le vendite nel Paese asiatico sono aumentate del 70%, quelle negli Usa del 40% e infine in Europa si è registrato solo un +25%.
Il trend in Borsa: analisti abbastanza concordi nel valutare la quotazione in corso (144,7 $) adeguata alla situazione di tensioni fra Usa e Cina. Quindi un accordo sarebbe favorevole, con prospettive che il titolo torni oltre i 200 $, contro un massimo degli ultimi dodici mesi a 292,8 $.
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Azione |
Mercato |
Settore |
Peso Cina sul fatturato |
Qualcomm |
Nasdaq |
Semiconduttori |
70% |
Il perché: basta il dato del 70% di fatturato globale proveniente dalla Cina per comprendere l’importanza di un accordo fra Washington e Pechino. Le prospettive di crescita future vengono ancor più dall’Asia, soprattutto nell’ambito del settore telefonico.
Il trend in Borsa: eccolo un altro titolo che ha subito una forte “bearish pressure” negli ultimi mesi, tornando su un’area di supporto importante (49,7 $), contro un massimo a 52 settimane di 76,5 $. Interessante il “dividend yield”, che si aggira sul 5%.
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Azione |
Mercato |
Settore |
Peso Cina sul fatturato |
Starbucks |
Nasdaq |
Ristorazione |
20% |
Il perché: la società lo ammette a chiare lettere. Il business futuro dipenderà dalla Cina, dove punta soprattutto alla clientela giovane, molto attratta dal modello consumistico statunitense.
Il trend in Borsa: il titolo è ai massimi dell’ultimo anno (chiusura venerdì a 68,1 $), con un rapporto p/e elevato (30,2), che solo il contributo del business cinese potrebbe ridurre.
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Azione |
Mercato |
Settore |
Peso Cina sul fatturato |
Wynn |
Nasdaq |
Casinò |
70% |
Il perché: la dipendenza dalla Cina è aumentata molto negli ultimi anni, diventando prevalente. Las Vegas garantisce ormai una redditività inferiore.
Il trend in Borsa: c’è chi vede crescere la correlazione fra l’azione Wynn e il Pil della Cina. In effetti il titolo sta soffrendo da circa un anno, con quotazione minima a 90 $ e massima a 202,5 $. Venerdì ha chiuso a 126 $.
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In sintesi – I numeri riferiti ai cali in Borsa nell’ultimo anno sono in molti casi impietosi e giustificano la correlazione che c’è fra le difficoltà di Wall Street nel 2018 e la guerra commerciale con la Cina. Qualcosa però è già cambiato a gennaio, il miglior mese da trent’anni in qua a Wall Street. Se Trump e il presidente cinese Xi Jinping firmeranno davvero la pace, le potenzialità di un rimbalzo stanno nell’ordine delle cose, sebbene si debba tenere presente che alcuni indicatori economici delle otto azioni prese in considerazione segnalino come – nonostante le recenti correzioni – siano ancora care. Ecco perché maggiori profitti dalla Cina si riveleranno decisivi.