Tesi del tutto contrastanti da parte degli specialisti. C’è chi vede il $ a 0,99 nel 2021 e chi a oltre 1,3. La freddezza dei numeri dà un responso chiaro: tenere solo conto del livello di 1,14.
Cedole & dividendi
Chi opera sul mercato obbligazionario e azionario non può esimersi dall’aver buona parte del proprio portafoglio investito in dollari. I motivi sono tanti ed evidenti, a cominciare da mercati infinitamente più liquidi di quelli di casa nostra. Nel 2019 il rapporto di cambio rispetto all’euro è stato molto favorevole – pur con qualche apprensione in estate – ma ora ci si domanda cosa succederà nel 2020.
Opinioni e numeri
Come sempre – se si vanno a leggere i vari report degli istituzionali e dei Forex specialist – si individuano previsioni abissalmente differenti. C’è chi crede che la forza del biglietto verde proseguirà e chi invece si esprime in modo catastrofico, ipotizzando ritorni ben oltre 1,20 e addirittura a 1,30. Cerchiamo allora di fare un po’ di chiarezza in base ai numeri.
Considerando i vari indicatori tecnici il quadro resta alquanto contraddittorio:
Su periodicità daily |
Dollaro in “sell” |
Attendibilità media |
Su periodicità weekly |
Dollaro in “stand by” |
Attendibilità buona |
Su periodicità monthly |
Dollaro in “strong sell” |
Attendibilità bassa |
Non si è così chiarito lo scenario evolutivo, che dipende logicamente da troppi fattori: politica monetaria della Fed, andamento dell’economia Usa, deficit di bilancio, guerra dei dazi e tanto altro ancora.
Passiamo all’analisi tecnica, molto più precisa.
1°) Si nota una trendline ribassista per l’euro e una media mobile a 200 sedute daily dell’Eur/Usd che procedono di pari passo, come se fossero gemelle. Ciò aiuta molto l’individuazione di eventuali zone di inversione, oggi identificabili nell’area 1,11-1,12. Alcuni supporti per il dollaro sono così identificabili: 1,113, 1,117 e infine 1,122. Questo nel breve termine, mentre la view di lungo cambierà solo sopra 1,14. Lì però saranno già state travolte trendline e media mobile di cui si diceva sopra.
2°) Passiamo a una visione totalmente diversa, impostando i parametri su base mensile. Il quadro cambia e le distanze si ampliano, perché il livello di inversione da seguire si colloca sul supporto di 1,249, arrotondabile a 1,25, toccato in precedenza nel febbraio 2018 e prima ancora nel dicembre 2014.
3°) Si segnala una volatilità media mensile in netta contrazione rispetto al periodo 2008-2015, il che potrebbe costituire la conferma di una specie di patto segreto fra Banche centrali, di cui qualcuno mormora da tempo. Con l’osservazione però che un “cross” così impegnativo può essere difficilmente manipolato perfino dai “padroni del mondo”. Comunque la variabilità dei corsi è nettamente inferiore rispetto al passato, ulteriore motivo di incertezza.
E c’è chi intravede lo 0,99 Eur/Usd!
Si diceva dei tanti report. Ne segnaliamo uno in cui si sostiene che il dollaro scenderà (sarebbe meglio dire salirà!) a 0,99 nel rapporto con l’euro nell’ottobre del 2021. All’opposto si collocano i ribassisti per convinzione. Per esempio Goldman Sachs, che sostiene: "Il dollaro si indebolirà nel 2020 e anche negli anni successivi se la crescita globale riprenderà e gli investitori smetteranno di rifugiarsi nella valuta d’eccellenza. Per il biglietto verde esiste infatti una minaccia nel lungo periodo: una fase di indebolimento strutturale sarà determinerà dal deficit di bilancio degli Stati Uniti, il cui balzo imminente è associato alle elezioni presidenziali nel 2020. Si teme che il già enorme divario tra entrate e spese aumenterà drammaticamente con l’insediamento del nuovo presidente. Nel 2019 il disavanzo ha già superato i 1.000 miliardi di dollari, per la prima volta in sette anni”. 0,99 o 1,30 quindi? Voi tenete conto di un solo valore di cambio: è quell’1,14, che – se superato con vigore – cambierà i rapporti di forza nel mondo finanziario.