Ci siamo: ormai il 2019 volge rapidamente al termine e come di consueto è tempo di bilanci. E per quanto riguarda il nostro portafoglio a Rischio Contenuto l’anno è stato davvero superlativo, con una crescita spaventosa e ancora tanta liquidità che tranquilla sonnecchia in attesa di essere opportunamente utilizzata.
Molte sono state le vicende che hanno caratterizzato questo 2019, ma in particolare oggi ci soffermiamo sull’ultimo crack bancario con relativo salvataggio di Stato. Sì, ci riferiamo alla Popolare di Bari, saltata per aria “ufficialmente” qualche giorno fa e a cui il nostro Governo ha dedicato in tutta fretta un bel decreto per cercare di salvare – con fondi pubblici – il salvabile.
Questo, però, è solo l’ultimo default in ordine di tempo. Infatti, sono già ben quattro anni che lo Stato interviene – di fatto a carico dei contribuenti e dei risparmiatori – per salvare banche decotte la cui responsabilità dovrebbe cadere invece esclusivamente sulle spalle dei dirigenti.
Giusto per “ripassare” un po’ di storia recente in tema di banche decotte, era il novembre 2015 quando l’Italia scopre che quattro sue piccole banche (Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e Carife) sono state poste in risoluzione da un intervento congiunto tra la Banca d’Italia e l’allora governo Renzi. Come da copione, azionisti e obbligazionisti perdono tutto e il Fondo di risoluzione stanzia 5 Mld di Euro per il salvataggio. L’azzeramento del capitale copre solo una piccolissima parte delle perdite derivanti dalla cessione dei crediti deteriorati e la parte marcia dei 4 istituti convoglia in una “bad bank”, mentre quella depurata dai debiti se la compra UBI Banca per la cifra simbolica di 1 euro.
Se in parte è vero che lo Stato non spende denari pubblici in questa operazione, è altrettanto vero che a causa della tempesta finanziaria contro le nostre banche si arriva alla GACS, la garanzia pubblica sui crediti a rischio ceduti. Le istituzioni intanto premono su banche e assicurazioni, affinché facciano sistema e salvino gli istituti in crisi; nel frattempo nasce il Fondo Atlante a cui segue il Fondo Atlante II, entrambi nei fatti un bel fallimento.
Siamo alla fine del 2016 e il neonato governo Gentiloni stanzia 20 Mld Euro per salvare la Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Pochi mesi dopo, com’era lecito attendersi, il nodo MPS arriva al pettine. Conti truccati, crediti deteriorati, perdite miliardarie ed elevati volumi di BTp in pancia, costringono il nostro esecutivo a stanziare altri 5,4 Mld per salvarla, entrando nel capitale con una quota del 68%, oltre agli 1,5 Mld Euro del rimborso parziale a favore degli obbligazionisti subordinati, coinvolti nelle perdite per effetto del “bail-in”.
In tutto questo non va dimenticata la crisi di Banca Carige, commissariata a inizio 2019 dalla BCE. E così il 2019 si chiude con i 900 Mln che il Ministero di Economia e Finanze ha girato alla controllata Invitalia, la quale li girerà alla controllata MedioCredito centrale, la quale a sua volta li utilizzerà per ricapitalizzare Banca Popolare di Bari.
Che dire? Crediamo sia inutile andare a cercare i colpevoli di questi dissesti (cosa per altro non troppo difficile…), quanto piuttosto riteniamo preferibile tradurre in pratica operativa gli insegnamenti che da queste vicende ci vengono. E la pratica operativa è quella di mettere in portafoglio – a maggior ragione se a rischio moderato – solo strumenti facilmente monitorabili in tutti i loro aspetti, ed evitare emittenti con gestioni opache.
Tornando al nostro portafoglio, ci apprestiamo a chiudere il 2019 con il botto. Infatti, tocchiamo oggi un nuovo massimo storico che buca con decisione il precedente registrato appena due mesi orsono. E così il nostro NAV vale oggi, ai prezzi correnti di mercato, 118,18 contro i 117,63 della scorsa settimana. Il progresso ad oggi incassato è del 6,82% da inizio anno e dell’8,58% dai minimi di novembre 2018. La performance cumulata supera di slancio il 9%, considerando che a febbraio del 2016 il NAV iniziale del portafoglio valeva 107,99 e che contro i 118,18 attuali porta ad un risultato complessivo del 9,44%.
Risultati di spessore, considerando i rischi bassissimi a cui è esposto il nostro portafoglio e considerando un anno in cui tirare fuori rendimento dai bond era come voler tirare fuori sangue dalle rape. Ebbene, ci siamo riusciti ed è il miglior risultato annua del portafoglio dal lontano 2012.
A tutti voi lettori e a tutti i colleghi del Lombard auguriamo Buone Feste.
Portafoglio come di consueto aggiornato nell’apposita sezione.