Guadagnare in Borsa: azioni della cannabis, un po’ inganno e un po' portento? Il punto


Dopo mesi di forti cali potrebbero essere prossimi nuovi “upside”. Intanto gli opzionisti le ritengono molto adatte per strategie “covered call”, grazie all’elevata volatilità. Un’analisi grafica di quelle più trattate.

Hot markets

Gli abitanti del mondo occidentale spendono circa 150 milioni di dollari ogni giorno nel consumo di derivati industriali dalla cannabis, per impieghi terapeutici ma ormai anche di altro tipo, quali cosmesi, alimentare e bevande. Si tratta di oltre 104.000 dollari al minuto. Inevitabile l’effetto in Borsa, sebbene il 2019 stia risultando molto negativo in termini di performance. La novità più rilevante è che da qualche tempo il comparto finanziario propone strategie alternative e apparentemente più redditizie rispetto alla pura detenzione di “shares”, come lasciano intendere slogan pubblicitari del tipo “diventa milionario con qualche migliaio di dollari”. In cosa consiste? Nella classica operatività “covered call” mediante la vendita di opzioni call e il contemporaneo acquisto dei titoli sottostanti, il tutto con scadenze di poche settimane o al massimo di un mese. Perché così tanta attenzione riferita alle cannabis? La risposta è semplice: trattandosi di azioni a elevatissima volatilità (si veda in proposito la scheda successiva) ci sono maggiori margini di redditività, creando flussi di reddito abbastanza regolari e concentrati soprattutto su alcune scadenze. Ormai c’è chi ritiene che questa strategia costituisca un’alternativa all’incasso di dividendi, visto che le cannabis non ne distribuiscono. Naturalmente la si può realizzare valendosi solo di piattaforme Usa, che – come noto – stanno sempre più diffondendosi presso i trader italiani.

2019 finora pessimo

Eppure chi segue le cannabis “shares” sa che il 2019 ha deluso anzi ha iperdeluso, con il relativo indice crollato di quasi del 50% nel corso di pochi mesi. Gli esperti sostengono che le scorte fossero cresciute troppo e che ora all’opposto stiano ricominciando a ridursi. Secondo valutazioni verosimili il 28 agosto scorso si sarebbe raggiunto un picco, con i venditori nettamente sovraesposti rispetto ai compratori. Inizia allora un’inversione? I segnali sono contrastanti, anche perché l’industria della cannabis deve affrontare evoluzioni radicali.

● L’offerta di nuovi prodotti (bevande, gel e tinture alla cannabis) dovrà aumentare nettamente la redditività delle produzioni. Il Paese più avanzato in questo contesto è il Canada, dove d’altra parte hanno sede numerose aziende attive nel comparto.

● La possibilità che gli Stati Uniti si dimostrino meno integralisti nella guerra all’uso della cannabis, considerando che le prossime elezioni presidenziali vedranno anche su questo tema uno scontro fra Repubblicani e Democratici. Finora a livello federale vige il divieto di utilizzo, ma singoli Stati ne hanno invece autorizzato il consumo, al punto tale che di recente è stato emanato un regolamento che consente alle banche di investire nel settore. Molti prevedono così una legalizzazione a livello nazionale entro il 2022.

● Il fatto che Coca Cola stia studiando il lancio di una bevanda a base di Cbd (principio non psicoattivo della cannabis) in collaborazione con la canadese Aurora è un primo passo per una diffusione su larga scala nell’ambito delle bibite.

Una montatura?

Il quadro appare travagliato, soprattutto in Borsa, sebbene cresca il numero di fondi ed Etf con sottostanti appunto azioni della cannabis. Forse l’entusiasmo del 2018 era apparso gonfiato, con performance eccessive, basate più sull’entusiasmo che sulla realtà dei bilanci. Ora la situazione potrebbe stabilizzarsi, tendendo verso una più progressiva crescita delle quotazioni, imperniata su uno sviluppo dei business. Non si può tuttavia trascurare l’eccezionale volatilità dei titoli, destinata probabilmente a restare tale anche nei prossimi anni, per quanto con valori meno esasperati. In totale le “cannabis shares” sono circa 200 – ancorché in piccola quota concentrate soltanto su quest’attività – e le maggiori in termini di capitalizzazione risultano le seguenti dieci.

Società

Sigla in Borsa

Capitalizzazione

Trend

Volatilità

Canopy Growth

CGC (Nyse)

10,8 miliardi in Cad

Ribassista

57,1%

Scotts Miracle

SMG (Nyse)

5,7 miliardi in Usd

Rialzista

25,9%

Aurora Cannab.

ACB (Nyse)

6,1 miliardi Cad

Ribassista

53,6%

Cronos Group

CRON (Nasdaq)

4,2 miliardi Cad

Ribassista

59,1%

GW Pharma.

GWPH (Nasdaq)

3,5 miliardi Usd

Ribassista

40,7%

Curaleaf H.

CURA (Otc Usa)

2,3 miliardi Cad

Ribassista

78,3%

Arena Pahrma

ARNA (Nasdaq)

2,2 miliardi Usd

Rialzista

41,7%

Tilray Inc.

TLRY (Nasdaq)

2,2 miliardi Usd

Ribassista

73,0%

Aphria Inc.

APHA (Nyse)

1,7 miliardi Cad

Ribassista

78,1%

Green Thumb I.

GTBIF (Otc Usa)

1,7 miliardi Cad

Ribassista

53,3%

Quando scatteranno i “buy”

Innanzi tutto un consiglio operativo. Consiste nel seguire un Etf specifico, naturalmente non quotato in Italia:

● si tratta di Horizons Marijuana Life Sciences Index (HMLSF) i cui aggiornamenti sono reperibili per esempio al seguente indirizzo Internet: https://www.bloomberg.com/quote/HMLSF:US.

Un’analisi grafica ora di alcune di queste azioni. Tutte si muovono sotto la media mobile a 200 sedute, ad eccezione di Scotts Miracle, che da marzo ha accelerato al rialzo raggiungendo la resistenza di 109,5 $ contro la chiusura venerdì a 104 $. Significativa la situazione di Aurora Cannabis, il titolo più monitorato dal mercato: ha ritestato l’importante supporto dei 4,10 $ ed è ancora inserito in un canale ribassista che soltanto il superamento dei 5,56 $ invaliderebbe. A metà marzo toccò i 10 $. Ora alcuni analisti temono una discesa addirittura a 2 $. Si muove su livelli molto caldi Canapy Growth, che ha rotto al ribasso il supporto dei 23,8 $. Forti movimenti intraday per Curaleaf Holding, in avvicinamento all’area degli 8 $, oltre i quali ripartirebbe un chiaro “upside”.

Inganno o portento?

Il forte nesso con la legalizzazione o meno dell’utilizzo della cannabis e con una diffusione di impieghi industriali è alla base dei movimenti in Borsa. Per ora non si è trattato né di inganno né di portento ma di un insieme di azioni fortemente volatili, per le quali le strategie opzionali appaiono le più adeguate. Attenzione però a possibili improvvisi rimbalzi, che le elezioni presidenziali Usa potrebbero alimentare con inattese promesse a favore dell’industria della cannabis, molto attiva con le proprie lobbies. L’attuale è quindi una fase di attesa, durante la quale non si può escludere a breve termine ulteriore debolezza strutturale del comparto.

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