Default Venezuela ed emissioni Kme, Ab-Inbev e Deutsche Bank: chi chiede ottiene un parere.
Cedole & dividendi
Alle varie mail che giungono al sito di LombardReport e a telefonate dirette rispondiamo relativamente a quesiti su singoli titoli.
Venezuela che succede? Tema ripetitivo di chi è collocato su questi titoli sospesi da tempo dalle contrattazioni: è default reale o no? Sì è default sebbene mascherato da una pantomima senza fine. Ora si riparla di ristrutturazione del debito ma l’incertezza risulta totale e le dichiarazioni dei vertici del Paese assolutamente irrisorie nei confronti dei creditori. In un simile contesto c’è chi chiede se sia possibile vendere fuori dai mercati regolamentati. Tutto dipende dall’intermediario utilizzato, come sempre! Ecco comunque alcune indicazioni di quotazioni:
Venezuela 9% 7/5/2023 Usd |
USP17625AA59 |
Valore indicativo fra 10 e 11,4 $ |
Venezuela 9,25% 7/5/2028 Usd |
XS0536739617 |
Valore indicativo 12 $ |
Venezuela 7% 31/3/2038 Usd |
XS0402654148 |
Valore indicativo fra 9,7 e 11,2 $ |
Non disponiamo di dati su prezzi in denaro e in lettera, poiché come ogni volta avviene le contrattazioni per titoli in default passano solo attraverso broker specializzati e quindi si va a tentoni. La situazione è talmente confusa che non è nemmeno possibile ipotizzare i tempi di una ristrutturazione comunque piena di punti interrogativi.
KME giù giù! – La società tedesca controllata da Intek Group e attiva, con tre divisioni, nei settori della produzione di rame, ottone e prodotti speciali, quota su varie Borse (Francoforte, Stoccarda e Monaco) il titolo KME 6.75% 01.02.2023 in euro (Isin XS1756722069 – taglio 100.000 – importo globale 300 milioni di euro), sceso a minimi di 75,2 e poi risalito a 81,4. Lo spread medio è molto ampio e si aggira sui 600 pb. Perché questa situazione? Visto che un omologo titolo di Intek ma a scadenza corta (febbraio 2020), presente sul Mot, non dà segni di sofferenza si può valutare – in assenza di notizie particolari – che il “downside” dipenda da tre fattori: 1°) bassa liquidità – 2°) timori sul business del rame, molto esposto alle variabili economiche – 3°) preoccupazioni sull’economia tedesca. Questo titolo conferma comunque come in fasi di estrema incertezza dei mercati la scelta di bond a bassa liquidità costituisca un rilevante motivo di perplessità: 300 milioni con taglio 100.000 significano 3000 lotti, una quantità irrisoria e che comporta inevitabilmente l’effetto di spread alle stelle.
Ab-Inbev ad alto debito – Interesse nei confronti del gigante mondiale della birra, il cui passivo di circa 100 miliardi di dollari dipende soprattutto dall’acquisizione di SabMiller. Da mesi è in atto un’operazione di riduzione di questa esposizione e già consistenti risultati sono stati raggiunti con la quotazione a Hong Kong della filiale asiatica e con la vendita di alcune controllate in Australia. La domanda che ci viene posta è semplice: un business così stabile, quale quello della birra, merita attenzione da parte di un investitore in bond? La risposta viene dai numeri relativi a quattro obbligazioni fra le più trattate delle oltre trenta attualmente disponibili ed è positiva, sebbene le quotazioni siano inevitabilmente elevate.
AB InBev 3,5% 12/1/2024 |
US035240AJ96 |
Usd – taglio 2.000 – yield 2,1% |
AB InBev 4,6% 15/4/2048 |
US035240AN09 |
Usd – taglio 2.000 – yield 3,7% |
AB InBev 8,2% 15/1/2039 |
US03523TBF49 |
Usd – taglio 2.000 – yield 4,3% |
AB InBev 3,75% 6/9/2024 |
AU3CB0246668 |
Aud – taglio 10.000 – yield 1,6% |
Lo zc di Deutsche Bank – Un altro lettore pone quesiti sullo zero coupon di Deutsche Bank quotato su Tlx ed espresso in rand scadenza 2027 (Isin XS0076085603 – taglio 5.000 Zar), il cui rendimento lordo si attesta su circa il 10%. Ha senso investire su questa emissione? Considerando il basso taglio minimo richiesto e una quotazione sui 48 il titolo si adatta a chi ha piccoli importi da collocare nel tempo. Certamente ci si espone così al rischio di un cambio “aggressivo” – attualmente sui 16,6, vicino ai minimi rispetto all’euro – ma è pur vero che con un piano di acquisto a rate nel tempo ci si può proteggere da ulteriori debolezze, garantendosi rendimenti di tutto rispetto. Logicamente – come sempre nel caso degli zero coupon – non si incassa una cedola, che viene accumulata direttamente sul capitale.