Se non fosse stato per il brutto dato dell’ISM manifatturiero USA, ben sotto le attese e a conferma del rallentamento dell’economia, i mercati sarebbero stati decisamente incolori in queste ultime sedute. In realtà, sono state più le azioni a subire il contraccolpo del dato, decisamente meno le obbligazioni.
E infatti, come vedremo tra poco, il nostro portafoglio bene o male è sempre intorno ai massimi in fasi di consolidamento. Poche emozioni quindi e poche notizie degne di nota. Tra le poche, una arriva dalla BCE e l’altra dal Giappone, ma andiamo con ordine.
Ieri ha fatto il suo debutto il nuovo tasso ESTR (Euro Short Term Rate), con la BCE che ha fissato il livello (negativo…) al -0,549%. Di fatto si è mandato in “pensione” il tasso EONIA (il cui utilizzo terminerà ufficialmente alla fine del 2021), che ci ha tenuto compagnia per lustri. Quindi l’ESTR è da ieri il tasso riferito al mercato interbancario creato per andare a sostituire il tasso EONIA che non verrà più esplicitamente calcolato, ma verrà ricavato a partire dall’ESTR, aggiungendo ad esso uno spread di 8,5 bps.
DI rilievo le differenze tra ESTR ed EONIA. Di fatto, il tasso EONIA è calcolato come media ponderata dei tassi overnight comunicati alla BCE da pool di banche tra le principali dell’area euro, le stesse che poi concorrono alla rilevazione dell’Euribor. E’ quindi un tasso non determinato dall’incontro di domanda ed offerta bensì “derivato” dai tassi al quale le banche sono disposte ad effettuare transazioni overnight.
L’ESTR ha invece genesi dalle oscillazioni dei tassi del mercato monetario. Viene calcolato come media ponderata dei tassi sui depositi overnight non garantiti e riferiti ad importi effettivamente negoziati e superiori al milione di euro; si tratta quindi di un tasso determinato su transazioni realmente effettuate e non su livelli dei tassi al quale le banche sono disposte a negoziare. Infine, mentre l’EONIA è gestito dall’ente privato European Money Market Institute, l’ESTR è amministrato dalla BCE.
Dall’altra parte del mondo, in Giappone, la BoJ ha scompigliato un po’ le carte dando origine a movimenti sui bond inattesi. L’asta dei bond a 10 anni di Tokyo ha registrato il minor rapporto di copertura dal 2016, con ordini pari a 3,42 volte l’offerta e con un prezzo di assegnazione a 102,33, inferiore ai 102,64 ipotizzati dal mercato. Immediata la reazione sul secondario che ha visto i rendimenti decennali salire di 6bps portandosi al -0,16%.
Le vendite sono scattate in seguito alla volontà espressa della Banca Centrale giapponese di non consentire un eccessivo appiattimento della curva dei rendimenti, specie con il lancio di eventuali nuovi stimoli monetari, come a dire che l’istituto rallenterà gli acquisti sul tratto a lunga della curva, concentrandosi solo su quello medio-breve, così da ottenere una curva minimamente ripida. C’è di più: per le scadenze oltre i 25 anni ci si attende uno stop agli acquisti già da questo mese.
Questo può significare al contempo una buona e una cattiva notizia: la buona è che capitali dal Giappone stiano per arrivare sui bond Euro ed USA; la cattiva è che senza QE gli investitori – e qui parliamo di istituzionali, non della signora Pina – non comprano e “scappano” laddove le Banche Centrali offrono pieno supporto. Ne consegue che il gioco si fa via via sempre più pericoloso, perché abbandonare i QE sarà sempre più critico e i mercati ormai assuefatti a tale stupefacente correranno verso i pusher ritenuti migliori.
Tornando al nostro portafoglio, osserviamo una sostanziale stabilità. Siamo in fase di consolidamento e l’asset asseconda bene i movimenti del mercato. Rimaniamo quindi nei pressi dei massimi storici, dopo l’impennata al rialzo durata ben cinque settimane.
Il nostro NAV infatti vale oggi, ai prezzi correnti di mercato, 117,28 contro i 117,51 di una settimana fa. Il progresso ad oggi incassato è quindi sostanzialmente stabile ed è pari al 6,01% da inizio anno e del 7,75% dai minimi di novembre 2018. La performance cumulata rimane ben sopra area 8%, considerando che a febbraio del 2016 il NAV iniziale del portafoglio valeva 107,99 e che contro i 117,28 attuali porta ad un risultato complessivo dell’8,60%.
Portafoglio come di consueto aggiornato nell’apposita sezione.