La scorsa settimana è andato in scena il primo meeting di questo 2019 in tema di politica monetaria BCE e il nostro Draghi è stato molto cauto, adottando di fatto il motto “wait and see”. Gli ultimi dati mostrano indiscutibilmente una frenata dell’economia europea ed quindi normale che la BCE si prepari e aspetti di capire quanto durerà tale frenata dell’economia.
A seguire, nel prossimo consiglio di marzo (con le nuove proiezioni macroeconomiche a disposizione) sarà possibile un’eventuale revisione della c.d. forward guidance, che tradotto significa che c’è la possibilità che la Banca Centrale rinvii la stretta.
Un tema che è mancato In questa riunione di gennaio è quello relativo a nuove misure di politica monetaria e stando alle parole di Draghi ciò è dovuto al fatto che i mercati stanno facendo il lavoro della politica monetaria, rendendo più espansive le condizioni finanziarie dell’Eurozona.
Le sfide che in questo 2019 Draghi dovrà affrontare (rammentiamo che è l’ultimo anno da presidente BCE) non sono certo poche anche se la situazione generale pare più distesa rispetto a qualche mese fa. La “forward guidance” al momento prevede tassi fermi fino almeno all’estate ma comunque per tutto il tempo necessario per assicurare la convergenza dell’inflazione verso l’obiettivo.
Il consiglio direttivo si è focalizzato sulla valutazione della situazione contingente, che evidenzia una crescita più debole di quanto si fosse previsto. Sulla persistenza della frenata non vi è unione di vedute poiché alcuni ritengono che il rallentamento della Cina, il protezionismo e la Brexit siano relativamente poco incisivi, mentre altri invece vedono il rischio di un periodo di frenata prolungato. Il rischio di vera recessione è comunque stimato in basso, almeno per quanto riguarda l’Eurozona nel suo complesso; tuttavia l’andamento dei singoli paesi non viene certo ignorato perché la contrazione di una parte dell’Unione potrebbe allargarsi all’intera area.
In tema liquidità, che rimane abbondante, si è fatto solo un accenno alle aste di lungo periodo (Ltro o Tltro), con un Draghi molto preciso sul punto: saranno attivate se si dovesse considerare anche solo verosimile una frammentazione del sistema finanziario e creditizio. Cioè di fatto sono escluse per la BCE misure che puntino a “riparare” problemi di singoli settori o di singoli paesi.
Intanto il nostro portafoglio continua a volare e ai prezzi correnti di mercato ha un NAV pari a 112,19 rispetto ai 111,95 della scorsa valorizzazione. Ormai siamo oltre il 3% di crescita dal minimo di fine novembre a quota 108,84 e la tendenza non solo sembra buona ma considerando che siamo liquidi per poco più del 20% del portafoglio tale recupero la dice lunga sulla bontà delle scelte in ottica strategica fatte a suo tempo, anche se in alcuni momenti ci hanno fatto soffrire.
Il massimo storico del portafoglio, ricordiamo, è stato pari a 113,04 di NAV segnato a maggio 2018, vetta che si fa via via più vicina. Come già detto contiamo di riacciuffare e superare tale livello nel corso di quest’anno sfruttando la liquidità nel migliore dei modi.
Portafoglio aggiornato nell’apposita sezione.