EURAUD (PC: 1,5485)
Che cosa è accaduto?
A partire dal mese di febbraio 2016 il dollaro australiano ha avuto un andamento moderatamente positivo nei confronti del dollaro Usa, interrompendo così un lungo trend ribassista. Contro euro, a partire da febbraio 2017 l'aussie si è nuovamente deprezzato, di circa il 13-14%, con il cross che si è avvicinato a importanti livelli di resistenza (max 1,6192 il 28 marzo 2018), non lontano dai picchi registrati nel febbraio 2016 e, precedentemente nell’agosto 2015, in area 1,6250-1,6600. Nelle ultime settimane le quotazioni sono poi ripiegate, ritracciando fino a 1,5270 e risalendo poi nelle ultime sedute verso 1,5500.
Graficamente si è completata la figura a “doppio massimo” sul cross EurAud, e la perforazione del trigger a 1,5775 ha respinto il cambio, come indicato nell’ultimo aggiornamento, a testare puntualmente l’importante supporto in area 1,5250, dove si è avuta una reazione tecnica con una risalita verso 1,5500. Fintantoché il cambio staziona al di sotto di 1,5750, il tono per l’euro rimane comunque molto debole: la violazione di 1,5250, con conferma al di sotto di 1,5000 (prematuro), fornirebbe un rinnovato segnale di forza per l'aussie in prospettiva pluri-mensile.
Operativamente
Anche se il carry a favore dei governativi in dollari australiani rispetto ai Btp si è annullato dopo le recenti tensioni sulla curva dei rendimenti italiani, proprio l’accresciuto rischio Paese dell’Italia rende opportuno il mantenimento/acquisto di obbligazioni denominate in Aud, all'interno di una più ampia diversificazione valutaria strategica.
Un primo segnale di attenzione si avrebbe in caso di risalite del cross al di sopra di 1,6200 (poco probabile) ma il quadro tecnico si deteriorebbe solo in caso di risalite al di sopra di 1,6700 (improbabile).
(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)