O loro eredi che siano. L’erogazione dei profitti non è certamente una peculiarità delle varie società controllate. Seppur Fca abbia annunciato il ritorno alla “cedola”.
Cedole & dividendi
Puntare sulle grandi “families” in termini di distribuzione dei profitti non è una scelta vincente un po’ ovunque nel mondo, pur con qualche eccezione, sebbene di solito le relative “companies” siano o molto conservative nei trend di Borsa o all’opposto eccessivamente volatili. La seconda alternativa appare quella che caratterizza il macrocosmo degli Agnelli – o degli eredi a nome Elkann – molto abili nel preparare un minestrone privo di sapori per gli investitori di lungo periodo ma gustosissimo per chi punta sul breve/medio termine.
Le attese su Fca deludono
Scontentano non solo in termini di performance post presentazione del piano industriale al 2022, da cui ci si attendevano rivelazioni più succose, ma anche di annunci da dividendo: un payout del 20% nei prossimi cinque anni – come dichiarato – appare poca cosa rispetto al mondo dell’automobile. Fca punta a una crescita dei ricavi nel quinquennio del 7% annuo, con un obiettivo di Ebit nel 2022 di 13-16 miliardi. Il 2018 potrebbe già essere molto positivo con 8,1 miliardi (+15,7%) ma il 2019 risultare meno generoso in termini di crescita: gli analisti scontano infatti solo un +3,4%. Considerando che dal 2020 i mercati Usa sono visti in potenziale recessione, la forchetta dei 13/16 miliardi di Ebit appare troppo ottimistica, una specie di ultima promessa di Marchionne di cui non dovrà più rispondere agli azionisti. E’ pur vero che il cash flow ha obiettivi interessanti, nettamente migliori rispetto al recente passato. I veri problemi sono altri: stanno negli investimenti necessari per lo sviluppo delle motorizzazioni elettriche, salvo che arrivi un partner più evoluto in tale ambito, e nella ristrutturazione verso l’alto della gamma, trascurando i “mass market” Fiat in Europa e Chrysler negli Usa, opzione con molti punti interrogativi. Guardare quindi in chiave di rendimento da cedola a Fca appare una scelta inopportuna, mentre si conferma l’appeal speculativo dell’azione, seppur con margini in compressione. Lo fanno capire le fenomenali performance degli ultimi tre anni rispetto ai maggiori concorrenti:
Marchio |
Performance |
Dividend yield |
Fca |
+96,3% |
0% |
General Motors |
+25,5% |
3,46% |
Renault |
-7,4% |
4,18% |
Toyota |
-10,6% |
2,92% |
Ford |
-19,7% |
5,0% |
Daimler |
-22,3% |
5,8% |
Volkswagen |
-22,7% |
2,39% |
Cnh, stessa situazione
Il 2 maggio è stato pagato il dividendo del gruppo riferito all’attività macchine movimento terra/camion: 0,14 euro. Equivale oggi a uno yield dell’1,42%, quando Caterpillar – una delle concorrenti dirette – si posiziona all’1,99%, con un nettamente più favorevole meccanismo di versamenti trimestrali. Inoltre Cnh prosegue in un trend altalenante della distribuzione di profitti (0,11 euro pagamento 2017/esercizio 2016 – 0,13 euro pagamento 2016/esercizio 2015 – 0,20 euro pagamento 2015/esercizio 2014). Il 2017 si era chiuso con ricavi in crescita del 10%, utili a 1,52 miliardi di dollari e un margine operativo del 5,8% rispetto al 5,5% dell’anno precedente. Per il 2018 ci si attende ricavi netti dalle attività industriali compresi tra 27 e 28 miliardi di $, pressoché stabili rispetto al 2017, e un aumento del 30% del risultato diluito per azione tra 0,63 e 0,67 dollari.
P/E (rapporto prezzo/utili) |
16,6 (-31,4%) nel 2018 |
Eps (utile per azione) in $ |
0,70 (+45,8%) nel 2018 |
Roe (redditività capitale proprio) |
6,9% |
Correlazione in Borsa Cnh - Fca
Dal 2015 è stata molto forte fino al luglio 2017, quando Fca ha amplificato il movimento rialzista con un effetto leva di quasi 2:1, poi ampliatosi, pur con una corrispondenza dei trend sia rialzisti sia ribassisti. Il confronto va nella fase attuale a netto vantaggio di Fca.
Il compromesso sta in Exor
Da un punto di vista puramente grafico la capogruppo di diritto olandese Exor si colloca a metà fra Fca e Cnh, salvo negli ultimi mesi, data l’accelerazione rialzista di Fca. Altrettanto deludente, come per le due controllate industriali, si rivela l’erogazione di dividendi. Lo yield attuale si ferma infatti all’1,38% (0,35 euro – stacco 18/6 – pagamento 20/6), valore modestissimo se si considera che per esempio Investor AB degli svedesi Wallenberg riconosce un ben più sostanzioso 3,2%. La recente assemblea ha però confermato l'autorizzazione al riacquisto di azioni ordinarie: durerà 18 mesi e non supererà il 10%, con un ammontare massimo di 500 milioni di euro. Intanto si è avuta la convalida che Exor sta studiando la possibilità di rafforzare la controllata PartnerRe, attiva in campo riassicurativo, essendo interessata “a valutare opportunità, con focus soprattutto sul ramo vita”.
In sintesi: una panoramica globale porta a delle conclusioni molto semplici:
Azione |
Appeal speculativo |
Appeal da rendimento |
Fca |
Alto (target 22,5 -25 €) |
Bassissimo |
Cnh |
Alto (target 13,5/14,5 €) |
Basso |
Exor |
Alto (target 64 - 73 €) |
Basso |
I target si riferiscono a quelli comunicati dai maggiori analisti ma correttezza impone che si precisi la non conoscenza delle singole motivazioni di giudizio.