Investitori impauriti dopo la crisi di inizio settimana per i Btp. Ecco allora una verifica di cosa fare per limitare i danni rispetto ad altri eventuali terremoti. (1° puntata)
Cedole & dividendi
Il report della domenica è “free”. Quelli degli altri giorni disponibili solo per gli abbonati.
L’esperienza degli ultimi giorni deve insegnare qualcosa. Così come i singoli Paesi anche ogni investitore è obbligato a convivere con un livello di rischiosità in forte crescita. In settimana il movente – inutile tornarci sopra - è stato determinato dal timore di una crisi istituzionale e del debito in Italia. Domani potrebbero causarla un netto rialzo dell’inflazione, uno shock geopolitico o altro ancora. Per esempio non si valuta con attenzione il possibile effetto di possibili contemporanei “tapering” da parte di varie Banche centrali o di uno squilibrio del debito cinese: solo ipotesi, perché i fattori scatenanti sono di solito imprevedibili e proprio per questo improvvisi.
L’episodio italiano deve insegnare qualcosa, ovvero che la gestione del rischio è molto più complessa di quanto non si pensi. Una conferma viene dal crollo dei Btp Italia, che ha portato molti investitori a livelli di panico impensabile.
Il problema sta nel fatto che una ricetta per affrontare situazioni insospettate non esiste. Non lo è la liquidità, ormai penalizzata da un’inflazione in rialzo. Non lo è l’oro, sfavorito dall’aumento dei tassi d’interesse. Non lo è l’obbligazionario più solido, perché soggetto a una volatilità in crescita. Non lo sono le valute, indebolite da un quadro globale molto reattivo in tale ambito. Non lo sono i classici beni rifugio, poiché gravati da forti tassazioni e da non facile negoziazione specialmente per il comparto immobiliare.
E allora? La soluzione sta in un misto di tutto questo ma soprattutto sta nella costruzione di un piano B, come quello che vari Paesi europei – a cominciare dalla Germania – hanno messo a punto per affrontare eventuali crolli di partner Ue o crisi della moneta comune. Se lo fanno i Governi perché non deve farlo il piccolo e medio investitore?
Prima di passare a un’ipotesi di piano B è opportuno dare un consiglio. Tutto quanto si incassa da plusvalenze sulla gestione di un portafoglio, oltre che da cedole e dividendi, è opportuno non rimetterlo in gioco. Va separato dalla conduzione ordinaria per costruire un secondo portafoglio finalizzato a una diversa protezione dai rischi. E gli asset detenuti in tale portafoglio vanno sempre e assolutamente monitorati, con un occhio però diverso e più severo rispetto all’operatività standard. Sembra un suggerimento banale ma non lo è, perché spesso non si distingue quanto accumulato nel tempo dalla gestione base, errore che può costare caro. A questa strategia si può logicamente affiancare una scelta più prudenziale di collocare anche parte del patrimonio principale su un piano B.
Il problema sta nel dove investire in quella che possiamo definire una “gestione separata” realizzata a proprio uso e consumo. Ecco una proposta a tale scopo, modulabile in funzione della propensione individuale al rischio e che va costruita comunque con un piano di accumulo per mediare i prezzi di carico.
Le regole fondamentali sono sostanzialmente quattro:
1°) diversificare su varie asset class
2°) diversificare – se possibile – anche all’interno delle singole voci
3°) valutare che le varie asset class siano decorrelate fra loro
4°) ribilanciare il portafoglio a scadenze varie (per esempio ogni anno).
Un modello base potrebbe essere così organizzato.
Asset class |
Pregi / Difetti |
Suggerimenti |
Conto deposito su banche primarie |
Pregi: ● semplicità nella gestione ● bassi costi ● è uno strumento garantito dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, cui tutte le banche italiane sono obbligate ad aderire, per un importo massimo di 100.000 euro per ciascun depositante Difetti: ● si tratta comunque di prodotti proposti dal sistema bancario ● bassissimi rendimenti, più elevati solo in presenza di vincoli sulle scadenze ● le banche tendono a privilegiare vite residue lunghe (sconsigliabili) ● si paga l’imposta di bollo dello 0,20% sul capitale investito ● l’imposta sugli interessi maturati è al 26% ● i rendimenti migliori sono offerti da banche secondarie |
● Preferire offerte che prevedano comunque la possibilità di svincolare e non investire su ogni singola banca oltre 100.000 euro ● Muovere il capitale investito di banca in banca in base alle diverse offerte rese disponibili nel tempo ● Attenzione al fatto che i tassi di interesse indicati sono sempre al lordo delle imposte ● Cautela inoltre nel valutare le diverse offerte: ci possono essere delle condizioni particolari non sufficientemente evidenziate ● Non ci si faccia abbindolare da offerte molto allettanti in termini di interessi se provengano da banche poco conosciute |
Oro |
Pregi: ● è il rifugio per eccellenza ● può essere acquistato in tante forme (strumenti finanziari o fisico) con facilità di compravendita ● quotazioni disponibili in tempo reale ● sul mercato sono presenti operatori specializzati iscritti ad appositi Albi Difetti: ● sensibile all’andamento dei tassi di interesse (soprattutto Fed) ● la detenzione fisica comporta l’utilizzo di cassette di sicurezza bancarie ● la scelta di Etc ed Etf è ottima nei momenti normali ma può diventare più problematica in presenza di fasi di panico (come accaduto durante la crisi Lehman) ● l’offerta di Etc/Etf è articolata e richiede una conoscenza specifica |
● Preferibile l’oro fisico con purezza e peso certificato ● Alcuni istituti bancari offrono la possibilità di detenerlo in “caveau” specializzati dove ogni eventuale spostamento viene registrato (ma logicamente per pesi di una certa consistenza) ● Attenzione alle monete: alcune sono composte anche da altri metalli (basta solo saperlo!) ● Nel caso degli Etc/Etf preferire quelli a cambio coperto, sebbene un po’ meno liquidi ● Gli stessi strumenti finanziari con sottostante oro fisico sono più sicuri ma un’eventuale richiesta di conversione nel metallo comporta oneri e burocrazia: quindi vanno visti come prodotti dai minori rischi più teorici che reali |
Bund |
Pregi: ● sono il punto di riferimento nell’obbligazionario europeo e costituiscono lo strumento finanziario protettivo per eccellenza ● come tutti i titoli di Stato hanno scadenze e tipologie diverse ● in presenza di tensioni dei mercati reagiscono immediatamente con rimbalzi delle quotazioni Difetti: ● nella fase attuale sono troppo cari e volatili ● se si acquistano sui mercati regolamentati di casa nostra comportano spread denaro/lettera irrealistici |
● E’ comunque un titolo di Stato soggetto alle variazioni di politica monetaria o di valutazioni del rischio di credito, sebbene questo secondo rischio sia marginale all’ennesima potenza ● Nella fase attuale meglio preferire quelli indicizzati all’inflazione, sebbene il rendimento da cedola sia oggi negativo |
Altri governativi ad alto rating |
Pregi: ● consentono una diversificazione degli emittenti ● alcuni – per esempio Australia e Canada – offrono anche degli ottimi “inflation linked” su scadenze pure molto lunghe ● a cascata il massimo rating determina un’elevata valutazione dei relativi sistemi bancari, quasi sempre in perfetta salute Difetti: ● rendimenti oggi marginali, salvo per l’Australia ● si tratta di bond detenuti in larga parte dai fondi pensione e quindi non sempre liquidi ● sono trattati soprattutto sul mercato “Otc” |
Oltre alla Germania si tratta di Svizzera, Canada, Australia, Svezia, Liechtenstein, Lussemburgo, Olanda, Norvegia e Singapore. Per alcuni (Svizzera, Liechtenstein, Lussemburgo e Singapore) la disponibilità di titoli è molto bassa, di fatto quasi inesistente. Per altri (Canada, Australia, Svezia e Norvegia) c’è comunque il fattore del cambio valutario, sebbene le relative divise tendano ad apprezzarsi quando i rischi dei mercati salgono. Il che vale anche per Singapore e Svizzera |
Bond zero coupon di emittenti sovranazionali |
Pregi: sono soprattutto Bei, World Bank, Ebrd e Ibrd (ma ce ne sono anche altri), tutti con rating tripla A ● godono attualmente dell’aliquota fiscale al 12,5% ● molti sono presenti sul Mot ● comportano un investimento iniziale basso e si adattano bene a piani di acquisto nel tempo ● possono rendere tanto negli anni se si è scelta la valuta giusta ● consentono una diversificazione su scadenze differenti Difetti: non pagano evidentemente cedole, poiché il rendimento si basa sulla differenza tra quanto il sottoscrittore riceve alla scadenza e quanto versa al momento dell’acquisto ● sono soggetti a normative fiscali che favoriscono la scelta di tenerli fino a scadenza ● il fatto che siano soprattutto in valute emergenti rappresenta un motivo di incertezza, solitamente nel breve e medio termine ● in presenza di mercati in profonda crisi potrebbero diventare del tutto illiquidi |
Poco considerati in ottica protettiva consentono invece di costruire delle strategie di lungo termine diversificando sulle valute. ● Quest’ultimo fattore viene ammortizzato da prezzi di acquisto anche bassissimi (da 20 a 40) con plusvalenze quasi garantite a scadenza ● Il modo migliore di gestirli sta nel metterli in portafoglio quando la valuta di riferimento è molto debole: in questo caso si gode di una specie di modesto effetto leva ● Scegliere sempre e soltanto quelli più liquidi, il che dipende dall’emittente (meglio i Bei) e dalla valuta (bene quelli in dollari Usa e in alcune valute emergenti) |
Polizze assicurative di Ramo 1 |
Pregi: ● sono uno dei migliori strumenti protettivi per la presenza della cosiddetta gestione separata. E’ un patrimonio distinto appunto da ogni altro della Compagnia assicurativa: quindi, qualsiasi cosa succeda, nessuno potrà toccare i capitali presenti in tale gestione: in altre parole il capitale è garantito ● sulla base delle norme vigenti, il patrimonio della gestione separata è investito in titoli che, fino a quando rimangono al suo interno e non vengono venduti: sono pertanto valorizzati al prezzo di acquisto (è il cosiddetto. criterio di contabilizzazione a "valore storico"). In sintesi l’effetto quotazioni di mercato è marginale ● ci sono vari vantaggi fiscali per il sottoscrittore ● sono impignorabili e insequestrabili ● per ora godono dell’esenzione da tasse di successione ● assicurano una stabilità di rendimenti Difetti: ● tutto quanto detto costa e dalle perfomance annunciate vanno così detratti gli oneri di gestione, non trascurabili ● ormai – causa bassi rendimenti da titoli di Stato – le assicurazioni hanno chiuso le Ramo 1, offrendo sempre più alternative con una componente finanziaria esterna alla gestione separata ● quelle di diritto italiano hanno in portafoglio quote rilevanti di Btp ● non si dispone di un aggiornamento in tempo reale della valutazione, che dipende dai rendimenti, calcolati di anno in anno |
Si comprano e si tengono il più possibile. L’ottimizzazione delle performance si ottiene infatti solo nel lunghissimo periodo ● Gli emittenti nazionali propongono soprattutto quelle di diritto italiano ma ne esistono anche di diritto lussemburghese e irlandese. Sono soggette a normative diverse ma non per questo meno restrittive: anzi! Una diversificazione sarebbe consigliabile ● Al momento rappresentano il bene rifugio per eccellenza e come tali vanno considerate: le si mettono in portafoglio e non ci si pensa più. Non tutti gli investitori entrano in questa logica, decisiva per apprezzarne i vantaggi ● Attenzione: alcuni vantaggi fiscali potrebbero essere annullati nei prossimi anni |
(1° puntata – segue)