Metabolizzate le decisioni (e le prospettive) delle Banche Centrali, il mercato obbligazionario ha dovuto fare i conti con il nervosismo generale generato ora da questa ora da quella notizia. L’ultima in ordine di tempo è la “guerra” dei dazi, che nel volgere di 24 ore ha prima affossato i mercati azionari per poi rivederli tornare bellamente da dove erano partiti. Diciamoci la verità: l’azionario è imballato, di fatto non va da nessuna parte ormai da due mesi; la volatilità e l’erraticità la fanno da padroni, com’è normale che sia nelle fasi di indecisione.
A fronte di questo nervosismo sul fronte azionario, il mercato obbligazionario ha seguito specularmente, con bond in salita quando le borse scendevano e viceversa, muovendosi quindi come vorrebbe la teoria della decorrelazione tra questi due asset finanziari. La risultanza di questi movimenti è stato un ulteriore e leggero restringimento dei rendimenti impliciti, che risultano oggi di qualche bps inferiori alla scorsa settimana.
La nostra consueta lettura del mercato obbligazionario attraverso la ZC-Yield Curve, ci mostra quindi questa settimana rendimenti impliciti leggermente inferiori rispetto alla scorsa rilevazione. Sul tratto a lunga siamo ora in area 1,50% per le scadenze dal 2039 (contro il 2037 della scorsa rilevazione) e siamo sotto ad area 1,40% per le scadenze 2034 (contro il 2033 precedente); sulla scadenza a 10 anni siamo ora in area 0,98% rispetto alla precedente lettura di 1,02%; sul tratto a lunga rimaniamo ben sotto 1,60% di rendimento per rimanervi sino alle scadenze oltre il 2048. Il movimento di contrazione, prosegue pertanto ad essere più marcato sulle scadenze lunghe, denotando un leggero appiattimento della curva, che rimane sempre ripida sul tratto a breve. In leggera controtendenza i forward su Euribor 6 mesi, che sul tratto a lunga sono ora in area 2,05% (contro il 2,00% della scorsa settimana) mentre rimane ormai stabile da tempo la parte a breve.
Sostanziale stabilità sul fronte dei rendimenti dei benchmark decennali, meno mossi rispetto ai movimenti della ZC-Yield Curve. Il decennale tedesco consolida in area 0,51% di rendimento (da 0,53% della scorsa rilevazione), la Francia passa dallo 0,79% all’attuale 0,75% e l’Irlanda scende a 0,91%. Per ciò che concerne i c.d. periferici, il nostro Btp si porta a 1,80% di rendimento, il Portogallo scende a 1,71% e la Spagna che passa a 1,26% da 1,25%. Non univoci invece i movimenti degli spread, con il Portogallo che stringe di un niente, mentre Italia e Spagna allargano in modo quasi impercettibile, rispettivamente a 119 bps, 128 bps e 74 bps.
Osservando – a livello di analisi integrata – le curve dei rendimenti dei benchmark decennali dei principali mercati non sono intervenute sostanziali modifiche all’impianto generale, salvo un cambiamento sul Bund. Il modello Trendycator, infatti, si mantiene LONG sull’area UK ma torna neutrale sull’area BUND: l’area UK scende in area 1,36% senza modificare l’impostazione di Trendycator che rimane verde, mentre il Bund consolidando in area 0,50% ma senza modifica l’impostazione di Trendycator che è ora in posizione neutrale (grigio). Non cambia nulla per il nostro Btp che rimane sotto 1,80% di rendimento e Trendycator sempre in zona neutrale, non ancora in grado di confermare il potenziale BOTTOM realizzato a fine 2017. L’area USA prosegue il consolidamento del rialzo dei rendimenti che ha toccato area 3%, restando a ridosso del 2,80% di rendimento con il modello Trendycator sempre impostato al rialzo.
A livello strategico, di fatto, non è cambiato nulla, poiché come sappiamo le politiche monetarie sia di FED sia di BCE sono ormai impostate verso un regime di tassi “normali”, il quale verrà raggiunto con gradualità, ma inesorabilmente. Ciò significa che nel breve termine potremmo continuare ad assistere ad un effetto “fisarmonica” sui rendimenti impliciti; ne consegue che il mercato obbligazionario potrebbe proseguire ancora per un po’ di tempo a lateralizzare, senza tuttavia modificare gli equilibri di fondo e le prospettive. Uno dei temi forti, l’inflazione, pare aver temporaneamente tirato il fiato, ma il suo trend è di ripresa, inesorabile; non di meno, è ragionevole supporre che l’espansione economica in atto necessiti di tassi reali più alti, e quindi al di là dei movimenti di breve la view prospettica non cambia.