Il Btp Italia 2018 – in collocamento dal 14 maggio – tornerà sulla scadenza a otto anni. Il motivo? Offrire un po’ di rendimento in più. Che il collega indicizzato sull’inflazione europea in parte riconosce già.
Cedole & dividendi
Dal 14 al 16 maggio va in collocamento un nuovo Btp Italia e c’è da chiedersi se sarà la risposta giusta al timore di incremento dell’inflazione. Un po’ di esitazione in tal senso già si avverte ma occorre fare alcune precisazioni. Il nuovo titolo sarà così strutturato.
Scadenza otto anni |
Si torna indietro rispetto all’annuncio precedente, quando si disse che la scelta avrebbe di nuovo replicato la struttura dei sei anni. Il cambiamento è presto spiegato: si cerca di offrire una cedola base accettabile dal mercato e con l’attuale rendimento del sei anni ciò sarebbe poco probabile. Ci si sposta quindi di due anni sulla curva |
Cedola minima |
Sarà comunicata venerdì 11 maggio. Quasi sicuramente risulterà maggiore rispetto allo 0,45% dell’emissione di un anno fa |
La vera novità sarà però un’altra.
Btp€i molto lungo |
Il Tesoro ha allo studio un Btpi indicizzato all’inflazione europea con scadenza da 20 a forse 30 anni. La scadenza maggiore attuale va al 2041, quindi con una vita residua di 24 anni. |
Già questa doppia offerta di nuovi bond inflation italiani va presa in considerazione perché il collocamento di un Btp€i a 100 è in prospettiva più interessante – in chiave di protezione inflattiva – rispetto a un Btp Italia. Chi voglia pertanto aumentare la propria esposizione in tale ambito deve valutare la duplice opzione, sebbene i tempi di collocamento del Btp€i saranno più lunghi rispetto a quelli del Btp Italia: si andrà presumibilmente all’autunno.
L’analisi storica delle due famiglie di bond inflation porta a queste conclusioni.
Il Btp Italia è più semplice e ciò piace |
Paga l’inflazione assieme alla cedola e non la rimanda a fine vita o al momento della vendita sul mercato secondario. Soddisfa quindi di più il piccolo e medio investitore, che si sente gratificato di un rendimento maggiore nel breve termine |
Il Btp€i indicizzato Ue rende di più |
L’altra famiglia di bond inflation ha il vantaggio di riconoscere l’aumento del costo della vita in sede Ue, che ha un valore solitamente maggiore rispetto a quello italiano. E’ utilizzato molto dagli istituzionali, meno interessati alla struttura del Btp Italia |
Il verdetto dei dati conferma come fra i bond inflation il Btp€i sia da considerare più idoneo.
Numero di emissioni sul mercato
Btp Italia |
Btp€i |
7 |
12 |
Scadenze minima e massima
Btp Italia |
Btp€i |
Dal 2020 al 2024 |
Dal 2018 al 2041 |
Cedola nominale media delle emissioni sul mercato
Btp Italia |
Btp€i |
0,69% |
1,82% |
Rendimento medio alle quotazioni in corso (inclusa inflazione)
Btp Italia |
Btp€i |
0,35% |
0,90% |
Il rendimento massimo (inclusa inflazione)
Btp€i 2041 |
2,44% |
Il rendimento migliore rispetto alla durata (inclusa inflazione)
Btp€i 2032 |
2,05% |
Il verdetto è chiaro e conferma quanto già detto: oggi il Btp€i protegge meglio dall’inflazione in termini di struttura e di rendimento a scadenza. Ciò non esclude che il Btp Italia sia preferibile da chi punta al riconoscimento a breve termine dell’inflazione maturata. Si tratta quindi di due bond inflation diversi e che svolgono un ruolo differente. Ciò non esclude che i numeri siano a netto favore del Btp€i soprattutto sulle lunghe scadenze, pur con l’incertezza di un futuro rialzo dei tassi, che impatterebbe sulle sue quotazioni, in alcuni casi molto elevate. Il 2041 per esempio gira sui 128, grazie a una cedola del 2,55%, mentre fra i Btp Italia sono i due più corti – entrambi con scadenza 2020 – a dominare la classifica, con quotazioni oltre i 105. Quindi i bond inflation di casa nostra sono cari. Ecco perché l’attesa delle nuove emissioni si rivela decisiva per chi voglia ottimizzare il rapporto rendimento/protezione dall’inflazione.