Proposto da PowerShares su Borsa Italiana ha bassi costi e una possibile protezione da drawdown. Ma richiede un conto Pir compliant e le banche frenano nell’offrire tale alternativa.
Cedole & dividendi
Nel tentativo di diversificare al massimo l’offerta di Etf Pir compliant, che comincia a strutturarsi anche con differenziazione di sottostanti, da alcune settimane è quotato su Borsa Italiana un nuovo prodotto, targato PowerShares, marchio di Invesco, uno dei maggiori operatori di asset management del mondo.
Si tratta del PowerShares Italian Pir Multi Asset portfolio Etf (Isin IE00BF51JZ00), che ha una caratteristica. E’ un “multi asset” un po’ inconsueto. In particolare l’allocazione prevede il 75% delle masse investite sull’Italia e il 25% sull’estero, mentre dal punto di vista delle classi massime di attivo, il 70% è sull’azionario, il 27% sull’azionario e l’ultimo 3% collocato in liquidità.
Il portafoglio di questo Etf Pir compliant viene rivisto con cadenza trimestrale e attualmente vede l’azionario italiano pesare per il 55% (Ftse Italia All share, Ftse Italia Small Cap e Ftse Italia Star) e l’obbligazionario tricolore (Ftse Italian Corporate Bond Select) per il 25%. Diversificazione e decorrelazione sono ottenute attraverso investimenti in azioni globali impegnate in “buy back” (Nasdaq Global Buyback achievers) e in obbligazioni “fallen angel”, ovvero di emittenti che abbiano perso il rating “investment grade” e siano diventate “neo-high yield” (Citi time weighted Us fallen angel bond select). Perché questa scelta? Lo spiega lo stesso emittente, fornendo dei dati sul passato. Tale struttura avrebbe permesso per esempio di contenere la discesa italiana del 2015/2016: Di fronte a un meno 27,7% del Ftse All Share, l’Etf avrebbe registrato un drawdown contenuto nell’11,5%.
Un vantaggio dell’Etf Pir compliant di PowerShares, non trascurabile nell’utilizzo di un prodotto di tale tipo, sta nel fatto che rispetto a un fondo gestito equivalente si registra un costo di gestione molto più contenuto: 0,45% per l’Etf Pir contro una media dell’1,5% per la seconda alternativa.
Certamente c’è il problema della scarsa offerta da parte delle banche di conti correnti Pir compliant, il che deriva dalla scelta di portare l’investitore a utilizzare prodotti gestiti, su cui l’industria ha maggiori margini. Si tratta però di una fase iniziale, poiché varie banche si stanno attrezzando per proporre anche la soluzione di conti specifici per chi voglia fare da sé.
Attualmente il mercato di questo Etf Pir compliant dipende quasi solo dal market maker, per l’aspetto appena evidenziato, ma certamente il book di negoziazione si amplierà appena la sua esistenza verrà portata a conoscenza degli investitori, visto il forte successo riscosso comunque dall’iniziativa dei Pir. I contratti giornalieri su Borsa Italiana cominciano infatti a muoversi, sebbene con controvalori modesti.