Previsioni di Borsa con le Onde di Elliott e Fibonacci


Previsioni di Borsa con le Onde di Elliott e Fibonacci  

European Zone_ Marzo 2018

European Zone è un estensione periodica della rubrica Piano Bar di Virginio Frigieri volta ad offrire un focus sull'Europa, che normalmente non viene trattata negli appuntamenti settimanali. 

Previsioni di Borsa : il punto sui Mercati Azionari

Ci sono alte probabilità che l'intero rally rialzista di nove anni, iniziato a marzo 2009 sia finito. Se è così, i massimi finali sono 7793 punti sul FTSE 100; 13.597 sul DAX; 3709 sull'Euro Stoxx 50; 5567 sul CAC 40; e 9616 sull'indice svizzero dei mercati. Potrebbe volerci qualche decennio prima di rivedere nuovamente queste vette. Quasi tutti i maggiori indici europei hanno tracciato un primo cinque onde ribassista in febbraio. Questa è solo la prima ondata di una sequenza di cinque onde di grado più grande di quello in corso. Se l’attuale sell-off è una terza ondata, allora durerà più a lungo e produrrà picchi di sell-off ancora più estremi man mano che progredisce. Il prossimo grafico mostra una relazione poco conosciuta tra l’indice inglese FTSE100 e il Dow Jones. Il FTSE100 ha una lunga storia di picchi che si verificano poco prima  dei principali picchi sul Dow Jones.

Oltre agli esempi visibili sul grafico se andiamo più indietro nel tempo vediamo che nel 1987 il FTSE fece il top un mese prima del Dow e nel 1990 sette mesi prima. Anche se non sappiamo il perché di questa capacità di anticipo del FTSE sul Dow, vale la pena ogni tanto di darci un occhio perché tutte le grandi svolte ribassiste del Dow Jones degli ultimi tre decenni sono state sistematicamente anticipate dal FTSE100. Anche l’ultimo top di quest’anno si è verificato per il FTSE a 7793 punti il 12 gennaio, mentre il Dow Jones effettua il suo top il 26 gennaio 10 gg lavorativi dopo.

Analisi con le Onde di Elliott

Osservando i vari indici europei, gli indici che presentano una bella cera ribassista e quindi un alto potenziale per una grande inversione sono lo Swiss Market Index, l’EuroStoxx:50 e il CAC 40. Insieme mostrano un convincente 5 onde ribassista, che sottintende ad un inversione di tendenza imminente. Se la nostra etichettatura è corretta, i prezzi hanno agganciato la condizione di ipervenduto  all’inizio di febbraio. Con un  rally controcorrente ora completo, i prezzi dovrebbero imbarcarsi in un'altra ondata fino a nuovi minimi. Se la nostra analisi a lungo termine è corretta, quindi questi grafici hanno identificato (in tempo reale) quella che potrebbe essere una delle più significative inversioni del mercato azionario di sempre.

Il DAX continua a tracciare Elliott Onde sia a breve che a lungo termine. Al massimo storico del 18 gennaio a 13.597 punti, i prezzi hanno invertito la rotta dopo aver toccato la linea mediana del canale di tendenza di Elliott costruito congiungendo i minimi di onda (2) ed onda (4) e facendo passare la return-line dai massimi di onda (1) e (5). Questo canale è molto significativo avendo accompagnato tutto il bull market dai minimi del 2009 in poi. Nelle prossime settimane, l'inversione dovrebbe essere confermata da diversi altri indici di borse grandi e piccole di tutto il continente. Il grafico giornaliero mostra che il declino dal vertice di gennaio ha preso l'indice sotto la linea di tendenza dell'onda 2-4 formata dall'avanzata da febbraio 2016. Il mercato dovrebbe continuare a cercare gradini più bassi man mano che l'anno avanza.

Psicologia dei Mercati

La stampa e i media che si occupano di mercati finanziari stanno giudicando questo calo come una “sana correzione” e di conseguenza si sbilanciano a raccomandare acquisti e a vedere la correzione come una ghiotta buy-opportunity. L’11 febbraio un titolo alla CNBC recitava: “il mercato toro sembra sicuro adesso”. Un gestore patrimoniale con 45 miliardi di euro da investire, intervistato da Bloomberg afferma che solo il futuro prossimo di breve periodo è cupo, mentre resta rialzista su un orizzonte di lungo termine affermando che il recente pull back è stato un fatto tecnico ma che il contesto economico globale rimane solido. Questo atteggiamento è tipico delle fasi finali di un rialzo del mercato azionario, perché l’economia sembra quasi sempre fantastica dopo una fase rialzista tanto prolungata, e gli investitori, soprattutto i più giovani che non hanno mai visto un mercato orso, sono invogliati dal clima travolgente di ottimismo a vagare negli angoli più pericolosi dei mercati, aprendo posizioni su titoli molto sottili ed illiquidi, che quando finisce la festa sono i primi ad essere falcidiati. Purtroppo (o per fortuna) l’analisi delle onde, utilizza l’azione dei prezzi per determinare la probabile direzione dei mercati e non si lascia influenzare da queste considerazioni umorali. E la situazione attuale  di svariati indici suggerisce che la crisi in arrivo sarà più pronunciata di quanto quasi nessuno al momento creda, e gli investitori farebbero bene ad alleggerire l’esposizione in questi settori.

Il Mercato del Credito

Secondo un articolo del 5 Febbraio su Bloomberg, l’aumento dei tassi d’interesse non è nulla di cui preoccuparsi: “le obbligazioni europee non hanno paura, hanno Mario Draghi. Il Risk off e la volatilità in aumento della settimana precedente sui Bond USA e il sell-off che ne è seguito hanno causato qualche tremore in Europa, ma dovrebbe essere solo una crisi temporanea… “

L'autore ritiene che il programma di acquisto di bond della banca centrale (attualmente 30 miliardi di euro al mese fino a settembre 2018) metterà un pavimento a supporto dei prezzi dei bond e un coperchio sui tassi di interesse. Anche i mercati periferici obbligazionari come in Italia saranno supportati, perché gli investitori restano “fiduciosi che ...  la banca centrale ha il suo ritorno.”

Questa argomentazione apparentemente logica presenta tuttavia un paio di problemi. In primis i tassi d’interesse non si sono limitati a raggiungere i minimi storici nel 2016, ma hanno raggiunto livelli minimi senza precedenti che hanno messo a dura prova la tenuta di fondi pensioni e assicurazioni in generale. La ricerca di rendimenti più alti ha spinto gli investitori a superare la loro avversione al rischio accettando rischi molto più alti per rendimenti solo nominalmente più alti  ma  decisamente bassi rispetto al rischio implicito e alle durate proposte da questi strumenti. Appena i tassi ricominceranno a salire si vedranno rendimenti delle nuove emissioni in crescita e un deciso calo dei prezzi delle vecchie emissioni commisurato alla duration residua degli strumenti. In secondo luogo, la stessa psicologia degli investitori che li ha spinti ad acquistare per un decennio debiti più rischiosi per rendimenti relativamente più bassi oggi ha raggiunto livelli veramente estremi.  Ancora il mese scorso abbiamo mostrato come obbligazioni societarie e titoli di stato di alcuni paesi emergenti che arrivano ad offrire rendimenti superiori al 7%, se si tiene conto della durata e del rischio effettivo di quei paesi, non sono di fatto rendimenti stratosferici … anzi.

I mercati del credito tendono ad essere trascurati quando i mercati azionari crescono fortemente, ma se osserviamo l’attività degli ultimi 24 mesi notiamo che in realtà c’è stato un comportamento straordinario.

Un altro elemento di perplessità viene confrontando lo spread tra il T-Bond decennale americano e i titoli a 10 anni della Grecia. Lo scorso 7 febbraio lo spread tra i due titoli è sceso a soli 78 punti base. Tenete presente che la Grecia sul suo debito sovrano è stata inadempiente ben cinque volte nell’era moderna (1826, 1843, 1860, 1894 e 1932) mentre gli Stati Uniti non sono mai venuti meno al pagamento del loro debito sovrano. E la domanda sorge spontanea: è un voto di fiducia nei confronti della Grecia o un voto di sfiducia verso gli Stati Uniti? Quale che sia delle due la risposta esatta, penso che sarà necessario ancora molto lavoro per riportare il mercato del credito alla “normalità”. Quando il mercato orso progredirà sui mercati azionari, e l’economia si deteriorerà la maggior parte dei mercati obbligazionari ne soffriranno. I debiti di qualità inferiore subiranno delle riduzioni drammatiche e molte società e governi sovrani/municipalità andranno in default. Un esempio recente che rende bene l'idea di come le cose possano precipitare molto rapidamente ce lo offre la società di costruzioni del Regno Unito, Carillon. Solitamente i picchi di umore sociale tendono ad evolvere lentamente creando sommità arrotondate nel mercato azionario e una graduale riduzione di attività economica; la cosa può durare svariati mesi. Tuttavia se si passa da un mercato toro ad un mercato orso il tutto può accadere molto più velocemente.

La società ha ricevuto entrate per 20 miliardi di dollari da contratti governativi negli ultimi cinque anni, mentre le vendite globali sono aumentate a 7,2 miliardi di dollari nel 2016. Questa è una caratteristica particolarmente insidiosa delle abbuffate del debito: anche aziende apparentemente redditizie con connessioni apparentemente corazzate a governi apparentemente stabili, restano vulnerabili ai venti mutevoli dell'umore sociale. Nel 2017, il prezzo delle azioni di Carillion è diminuito dopo che la compagnia ha annunciato una svalutazione del debito di 800 milioni di sterline. Anche se il governo britannico "continuava a dare risalto ai contratti concessi a Carillion "(CNN Money, 1/15/18), l’anno è diventato rapidamente catastrofico per gli investitori azionari. La sua valutazione sul mercato azionario è scesa a 100 milioni di sterline dalla fine del 2017, mentre il debito netto della compagnia è aumentato a 900 milioni di sterline. L'ultimo chiodo sulla bara è stato martellato il 15 gennaio 2018, quando il governo britannico ha rifiutato di estendere un'ancora di salvezza costringendo la società a liquidare. In un batter d'occhio, un antico colosso delle costruzioni che impiega 43.000 persone in numerosi paesi, è crollato in bancarotta. Il crollo di Carillion offre una chiara idea della velocità con cui si possono perdere fortune, quando i beni finanziari sono gonfiati di debiti. Se andate a rileggere i numeri di questa rubrica dello scorso anno, abbiamo parlato di molte altre società con problemi analoghi. Secondo l'amministratore delegato di De Vere Group, società di consulenza finanziaria del Regno Unito, Carillion "sottolinea ulteriormente il buco nero colossale che si riverbera in molti piani di previdenza sociale (pensioni)”. Già tre anni fa il tema era emerso quando S&P aveva scoperto una falla da 103 miliardi di sterline nei piani pensionistici europei. I consigli che forniva l’agenzia dal congelamento degli assegni pensionistici all’aumento dell’età pensionabile ed altri ancora, sortirebbero però l’effetto di spingere verso la deflazione più che aumentare l’inflazione come si propone di fare la BCE da quando Draghi ha dato il via al QE. I primo ministro Theresa May ora sta affrontando il problema. Sotto le nuove regole proposte, il governo avrebbe il potere di bloccare le acquisizioni ritenute troppo rischiose per i fondi pensione e riscuotere multe punitive per i direttori aziendali che mettono a rischio i loro piani. Come al solito, tuttavia,  queste cosiddette soluzioni arriveranno in ritardo e, durante il periodo di deflazione, aumenterà potentemente la proliferazione di altre aziende inguaiate. Secondo la CNBC, il deficit pensionistico congiunto delle società del FTSE 350 ha ora raggiunto il 70% dei suoi profitti, e il crollo di Carillion evidenzia un "problema pensioni molto più ampio per il Regno Unito”. Questa descrizione probabilmente sottovaluta il problema da diversi ordini di grandezza. Durante gli anni del mercato orso che verrà, il denaro e la liquidità si prosciugheranno ed anche il fondo statale istituito per proteggere i fondi pensione, quasi sicuramente collasserà.

alla prossima.

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