Come volevasi dimostrare, il dato sull’inflazione USA uscito la scorsa settimana e superiore alle attese ha confermato lo scenario che da alcune settimane avevamo ipotizzato. E così, anche per questa settimana, i rendimenti impliciti sul mercato obbligazionario hanno proseguito la via del rialzo anche se con meno impeto rispetto alle scorse rilevazioni. Da notare che l’inflazione USA è ora vista per fine anno superiore al 2% che è il target della FED, per cui ci si aspetta una politica monetaria un po’ più aggressiva di quanto preventivato.
Tra oggi e domani sono attesi i dati dell’inflazione italiana e di quella area Euro e vedremo se il dato sarà superiore o inferiore alle aspettative; ad ogni buon conto, i modelli ci hanno guidato egregiamente e con largo anticipo hanno saputo metterci in guardia su un mercato obbligazionario che si stava avviando verso rendimenti in lieve ma costante aumento. Ora, poiché è evidente che i timori di inflazione superiori a quanto previsto si stanno materializzando, è sempre più singolare la posizione di Draghi, che intransigentemente prosegue nella politica del tasso zero; quale che siano le ragioni non è dato saperlo, ma intanto il mercato si porta avanti e trainato dagli USA ha visto un Bund che dal rendimento minimo in area 0,30% toccato fine dicembre 2017 è schizzato in meno di 10 settimane in area 0,80% di rendimento, livello che non si vedeva da giungo 2015.
La nostra consueta lettura del mercato obbligazionario attraverso la ZC-Yield Curve, ci mostra anche questa settimana rendimenti impliciti in lieve salita rispetto alla scorsa rilevazione. Sul tratto a lunga siamo ora vicini ad area 1,55% per le scadenze dal 2033 (contro 1,50% della scorsa rilevazione) e vicini ad area 1,42% per le scadenze 2031 (contro 1,40% precedente); sulla scadenza a 10 anni siamo ora sopra area 1,16% rispetto alla precedente lettura di circa 1,15%; per le scadenze dal 2037 siamo ormai prossimi ad area 1,70% di rendimento e sulle scadenze dai venticinque anni siamo ormai ben oltre 1,72% di rendimento. Anche questa settimana riscontriamo un’ulteriore lieve incremento della ripidità sulla parte a medio/breve. Anche i forward su Euribor 6 mesi hanno proseguito questa settimana il cammino al rialzo, e sul tratto a lunga siamo ora prossimi ad area 2,30% (contro il 2,20% della scorsa settimana) mentre rimane sostanzialmente stabile la parte a breve.
Anche questa settimana risultano sostanzialmente allineati ai movimenti della ZC-Yield Curve anche i movimenti dei rendimenti dei benchmark governativi decennali, con alcuni casi di lievi incrementi e alcuni casi di stabilità rispetto alla scorsa settimana; gli spread che si ampliano tutti in modo lieve. Il decennale tedesco consolida in area 0,74% di rendimento (da 0,73% della scorsa settimana); sale un po’ la Francia ora all’1% e l’Irlanda che va all’1,12%. Movimento quasi all’unisono per i periferici con il nostro Btp che rimane a 2,06% di rendimento, il Portogallo che rimane a 2,08% e solo la Spagna che passa da 1,49% a 1,52%. Sul fronte spread, restringe di qualche basis point il Portogallo, mentre risultano poco mossi Italia e Spagna, rispettivamente a 128 bps, e 132 bps e 78 bps.
Osservando – a livello di analisi integrata – le curve dei rendimenti dei benchmark decennali dei principali mercati, è ormai acclarata l’impostazione che vede rendimenti in lieve e costante rialzo, confermando quindi pressoché definitivamente la nostra ipotesi di lavoro. Il modello Trendycator si conferma saldamente LONG sia sull’area UK sia sull’area BUND: l’area UK sta consolidando in prossimità di area 1,60% e il Bund consolida il suo precedente strappo al rialzo ben stabile sopra area 0,70% di rendimento. Balzo in avanti anche da parte del nostro Btp che pare abbandonare sua lateralità nell’intorno di area 2% di rendimento portandosi oltre area 2,10% con Trendycator che si mantiene in zona neutrale, ma che non dovrebbe tardare a diventare verde confermando anche il BOTTOM realizzato a fine 2017. Infine, l’area USA, con il trend dei rendimenti ormai non più in discussione, con Trendycator verde ormai dai diciotto settimane consecutive e rendimenti ormai proiettati verso area 3,00%.
Ora attendiamo i dati sull’inflazione Italia ed Europa, per vedere quanto il target della BCE – che ricordiamo è pari al 2% come per la FED – è distante dai dati reali, e di conseguenza vediamo quale sarà la reazione dei mercati; francamente non ci aspettiamo grandi “sconvolgimenti”, dato che l’impostazione di medio/lungo per il mercato obbligazionario pare ormai piuttosto delineata.