Previsioni di Borsa con le Onde di Elliott e Fibonacci
European Zone_ Febbraio 2018
European Zone è un estensione periodica della rubrica Piano Bar di Virginio Frigieri volta ad offrire un focus sull'Europa, che normalmente non viene trattata negli appuntamenti settimanali.
Previsioni di Borsa : il punto sui Mercati Azionari
Il grande Boom economico di Grandsupercycle se ne va…
Gli Stati Uniti condurranno l'Europa e l'Asia verso un boom economico? Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump la pensa così. Ecco come ha valutato il ruolo principale dell'America nell'economia globale al World Economic Forum di Davos, in Svizzera, lo scorso mese di Gennaio: "Il mondo sta assistendo al risorgere di un'America forte e prospera. Sono qui per consegnare un semplice messaggio:
Non c'è mai stato un momento migliore per assumere, costruire, investire e crescere negli Stati Uniti. "Importante per gli investitori stranieri, Trump crede anche che il suo programma per l'America First genererà benefici ampi intorno al globo. "Quando gli Stati Uniti crescono, il mondo cresce", ha detto Trump. "Metterò sempre prima l'America. Ma l'America prima non significa solo l’America ". L'idea che gli Stati Uniti siano il motore principale dell'economia mondiale ha dominato il pensiero economico per decenni, ma gli aderenti possono supportare questa teoria solo se ignorano una moltitudine di contro esempi storici. In Europa, ad esempio, diverse economie periferiche come Cipro, Irlanda e Grecia che stavano esplodendo a fianco degli Stati Uniti a metà degli anni '90, sono entrati in un mercato ribassista nei primi anni 2000 e non si sono ancora ripresi dalla depressione che ne è derivata. I mercati più grandi, inoltre, non mostrano un allineamento coerente con gli Stati Uniti; basta osservare ad esempio i grafici dell'Euro Stoxx 50 e del CAC 40, per vedere che rispetto ai massimi storici di marzo del 2000, hanno perso rispettivamente il 36% e il 23% quando nello stesso tempo che il Dow Jones Industrial Average è più che raddoppiato. Ma anche se osserviamo i mercati della zona Asia-Pacifico troviamo l’errore di un'economia mondiale guidata dagli Stati Uniti. Nel suo pezzo di aprile 2009, "There's Always a Phoenix Somewhere, (c’è sempre una Fenice da qualche parte)" Mark Galasiewski analista EWI dei mercati asiatici evidenziava i guadagni percentuali a tre cifre di Hong Kong, Singapore, Giappone, Taiwan, India e Australia dal 1966 al 1982 contro la perdita percentuale a doppia cifra del DJIA rispetto allo stesso periodo di tempo. Nel suo report di dicembre 2017 al pezzo originale, Galasiewski ha esaminato molti altri contro esempi arrivando alla seguente conclusione:
"Consideriamo, per esempio, come i mercati azionari di Taiwan e Giappone siano rimasti impantanati in un mercato ribassista per quasi 20 anni dal 1989, mentre quello degli Stati Uniti - il loro principale mercato di esportazione - è aumentato. O come il mercato azionario Australiano sia tornato a nuovi massimi storici nel 1934 a soli cinque anni dalla vetta del 1929. O ancora come l’indice SENSEX Indiano ora scambi il 439% al di sopra del suo massimo del 2000, mentre il CAC 40 francese scambi il 23% sotto al suo massimo del 2000. In realtà i soli fattori che è necessario considerare quando si prevede la direzione di un indice sono i propri rispettivi modelli d’onda a lungo termine e a breve termine”.
In altre parole, mentre può sembrare che gli Stati Uniti abbiano un'influenza eccessiva sull'economia mondiale, in realtà non è così. La verità è che i mercati mondiali vengono spinti da grandi ondate di ottimismo e pessimismo che possono (e spesso succede) divergere drammaticamente da nazione a nazione, da stato a stato, da regione a regione e periodo di tempo in periodo di tempo.
Anche volendo prendere per buone le affermazioni di Trump e le sue rassicurazioni alla comunità economica, se analizziamo il DJIA noi vediamo un modello cinque onde di grado elevato (GrandSuperCycle) che prende vita con ogni probabilità dallo scoppio della bolla finanziaria dei Mari del Sud (1720) che sta tracciando le ultime sub-onde dell’onda (5) di SuperCycle, che completerà l’onda [III] di GrandSuperCycle. Gli ottimisti inguaribili tireranno un sospiro di sollievo nel pensare che c’è ancora un’onda [V] di GrandSypercycle da cavalcare, senza considerare tuttavia che tra una terza e una quinta onda ci sta in mezzo un quarta onda e se questa quarta onda deve correggere un’onda terza durata all’incirca 140 anni, come minimo ci vorranno tra i quaranta e i cinquant’anni prima di arrivare alla quinta di GrandSuperCycle; la maggior parte di loro ed anche il sottoscritto per questioni meramente anagrafiche non potranno vedere l’alba della quinta di GrandSuperCycle. Ma non è finita: le linee guida della teoria delle onde di Elliott indicano il target naturale delle onde quarte nel price-space dell’onda quarta di grado inferiore che nel nostro caso è la (4) di Supercycle ovvero quella che val dal massimo del 1929 al minimo del 1932 quando il Dow Jones quotava poche centinaia di punti... fra appassionati della materia ci siamo chiesti spesso se può aver senso un raffronto tra periodi tanto lontani … l’osservazione è che nei prezzi attuali c’è inglobata tutta l’inflazione dal 1929 ad oggi… la verità come sempre la scopriremo solo vivendo ma quello che è certo è che, se la quarta di GrandSuperCycle correggesse anche solo fino alla quarta onda di Cycle, il DJIA finirebbe comunque sotto quota mille. Torno un attimo sulla Bolla dei mari del Sud perché ci permetterà di capire le differenze tra i due grafici di Elliiott Wave International che mostro dopo. Innanzi tutto, cos’è la Bolla dei Mari del Sud?. Per bolla della South Sea Company o South Sea Bubble, si intende la bolla speculativa che si è creata, attorno al 1720, in Inghilterra sulle azioni della South Sea Company. La South Sea Company viene fondata nel 1711 con il fine di rilevare il debito pubblico inglese, che ammonta a 10 milioni di sterline. La società si accolla il debito pubblico inglese e in cambio riceve un interesse annuo pagato dallo stato e il monopolio dei commerci con le colonie spagnole nel Sud America. Per finanziare l'operazione la società emette, in diverse tranches, azioni proprie. Ogni emissione avviene a prezzi crescenti. L'euforia verso questo e altri collocamenti azionari avvenuti nello stesso periodo spinge verso l'alto il valore delle azioni, arricchendo gli amministratori della società e diversi uomini politici, possessori di azioni e di diritti sulle azioni della società. Ma se, a fronte di un interesse costante pagato dallo stato sul valore nominale del debito e di modestissimi commerci realizzati dalla società, ogni emissione avviene a prezzi sempre più elevati, ogni emissione di azioni si rivela meno conveniente delle precedenti (il rapporto utili/prezzo delle azioni diminuisce all'aumentare del prezzo). Così solo una illimitata e irrazionale fiducia sulle possibilità future di guadagno della società, può giustificare la crescita costante dei prezzi delle azioni: si tratta dunque di una bolla speculativa, alimentata dal desiderio irrefrenabile di ottenere guadagni facili, da cospicui interessi degli amministratori e di uomini politici che impediscono qualsiasi regolamentazione delle emissioni. Come ogni bolla speculativa, nel momento in cui la domanda di titoli cessa di essere forte e, in questo caso, cessa di essere stimolata in tutti i modi dai dirigenti dell'impresa interessati a speculare sul prezzo delle azioni, quando scoppia le vittime sono tante. Tra queste anche il celebre scienziato Newton. Lo scoppio della bolla ha effetti dirompenti sull'economia e nel mondo della politica inglese. Dopo i tumulti viene varata una legge, il Bubble Act, che per circa un secolo, fino al 1826 vieta la libera costituzione di società per azioni, subordinandone la nascita all'esplicita concessione della Corona o del Parlamento Inglese. L'eccesso di libero mercato, sfruttato in modo spregiudicato da persone senza scrupoli, produce una regolamentazione che, un secolo più tardi, verrà considerata eccessiva. Quando scoppia la bolla nel 1720 l’Inghilterra ha già alle spalle oltre un secolo di colonialismo e il picco del 1720 viene considerato come l’apice dell’onda [III] di GrandSuperCycle. Ma nel 1720 gli USA sono ancora lontani dall’essere costituiti e la loro storia è molto più recente sicchè il top del 1720 sul Dow Jones viene considerato come l’apice di onda [I] di Grand Super Cycle. Sotto i due diversi grafici e il target dell’onda (IV) di SuperCycle della [V] di GrandSuperCycle attorno ai 1000 punti di FSTE All-Share.
Nel secondo grafico (FTSE All-Share) possiamo vedere le sub-onde di grado Supercycle che hanno dominato per tutto il XVIII e XIX secolo; il triangolo contratto che si concluse con l'assedio della Gran Bretagna nel 1940; la conseguente spinta che ha portato le azioni al 16.000% più in alto nei sei decenni che terminano nel 2000; infine la correzione incompleta a-b-c che è emersa dal mercato toro ortodosso finito 17 anni fa. Da ogni punto di vista, il grande mercato rialzista che la maggior parte degli analisti pensa stia arrivando, è di fatto già passato!. Quest'anno, gli Stati Uniti e l'Europa dovrebbero completare i loro rispettivi vertici, ribaltandoli in un mercato ribassista che farà storia.
IN SINTESI
La maggior parte degli indici azionari europei stanno tracciando le ultime sub-onde di un rally di grado intermedio che sale dal Febbraio 2016. L'intero anticipo da quel minimo rappresenta la tappa finale di un rally di più lungo termine, da marzo 2009. Come è tipico durante un rally di questa portata, numerose misure dell’ottimismo degli investitore hanno spinto ad estremi multi-anno o multi-decennio. Quindi, le condizioni che segnalano un TOP del mercato azionario rimangono molto diffuse. I rendimenti dei titoli sovrani si stanno lentamente insinuando più in alto. I Tassi di interesse in tutto il continente spingeranno ancora più in alto appena il mercato orso di lungo termine sulle obbligazioni aumenterà rapidamente.
Analisi delle Onde di Elliott
L'allineamento a lungo termine degli Stati Uniti e dell'Europa sulle azioni, sono anche apparenti sul grafico sottostante, che confronta progressi dei gradi primario e intermedio sull'indice DAX della Germania con l'equivalente anticipo nel DJIA dal suo rispettivo bottom nel Marzo 2009. Per verificare: il DAX è quasi triplicato da marzo 2009, tracciando cinque gradi intermedi sul grafico settimanale. Wave (3) è terminata ad aprile 2015, e l’onda (4) ha toccato il fondo a febbraio 2016, da dove riprende il grafico giornaliero sulla parte destra. Al momento, noi siamo in attesa di conferme della conclusione della quinta ondata del DAX, che porterà ad un importante mercato orso.
Sotto, a richiesta di un lettore, metto il CAC 40 e l'Euro Stoxx 50 che stanno tracciando un avanzamento di cinque onde da febbraio del 2017; qua la lettura è meno chiara ed è probabile che entrambi gli indici necessitino di ulteriori sotto-onde verso l'alto per completare il loro avanzamento. Una volta che potremo affermare definitivamente che si è completato lo schema di lungo termine ne riparleremo qui.
Psicologia dei Mercati
E’ circa un anno che non perdo occasione per porre l’accento sul livello di ottimismo stratosferico degli investitori verso il mercato azionario e l’economia. Anche l’inizio di questo nuovo anno era partito sulla stessa linea del 2017. Ancora alla fine di gennaio un economista di Francoforte intervistato da Bloomberg affermava che “all’inizio dell’anno tutto è perfetto nell’economia tedesca” e alcuni dei più grandi pesci grossi internazionali sono d’accordo con questa valutazione, così che il Fondo Monetario Internazionale a fine gennaio ha alzato le sue prospettive verso l’economia tedesca. L’IFO che è l’indice di fiducia delle imprese è salito agli stessi livelli record di Novembre in Gennaio.
La musica non cambia se osserviamo il Sentix (l’indice che misura la fiducia degli Investitori) che negli ultimi mesi si trova sui massimi storici:
La stessa Bundesbank sostiene che “il momentum è probabile che continui". Il grafico sotto mostra prove conclusive che anche le famiglie di tutti i giorni si sono arrese allo stesso selvaggio ottimismo che sta germogliando da anni.
Quando uno o due indicatori di sentimento spingono a livelli estremi, di solito è il momento di iniziare a temperare il proprio entusiasmo. Quando tutti all'unisono, viaggiano nella stessa direzione, significa una sola cosa: una grande inversione è imminente davanti a noi. Solo che più una tendenza tende a perdurare e a sfidare le norme storiche più diventa facile dire che la storia non conta e non è importante. A Davos un investitore immobiliare miliardario intervistato dalla CNBC ha detto “ci sono più di 2000 persone qui e non ho incontrato una sola persona che si sia mostrato negativo." Un secondo miliardario proprietario di un’impresa di investimento sempre ai microfono della CNBC ha detto: “La mia più grande preoccupazione è la scarsa preoccupazione che c'è". Anche questi rilievi confermano quello che andiamo notando da mesi: gli orsi sembrano completamente estinti, ma proprio questi momenti sono i momenti ideali per la ricomparsa drammatica del mercato orso.
Il Mercato del Credito
Lo stesso ottimismo che acceca gli investitori azionari impedendo loro di vedere il potenziale storico del mercato Orso che si para davanti, compromette chiaramente anche il giudizio degli investitori sul mercato del credito. Nelle prime tre settimane del 2018, i governi dei mercati emergenti hanno raccolto 63,6 miliardi di dollari su titoli denominati in dollari e in euro; l’intera raccolta del 2017 si attestava a circa 50 miliardi dollari. Nel grafico sottostante pubblicato da Bloomberg si vede l’andamento della raccota in titoli denominati nelle due divise da l 2009 ad oggi.
Secondo questo grafico, la raccolta delle prime settimane del 2018 rappresenta il ritmo più veloce di emissione di debito dal 2009 ovvero da quando Bloomberg ha iniziato a compilare questi dati. Nei mesi precedenti abbiamo sottolineato come la politica dei tassi a zero e l’ottimismo sfrenato dilagante avesse spinto gli investitori a tuffarsi a a testa in giù su titoli via via più rischiosi fino ad arrivare alle obbligazioni spazzatura. E mentre gli investitori chiedevano a gran voce l'acquisto di obbligazioni da mutuatari ad alto rischio, come le Maldive e Tagikistan, già a Novembre invitavamo il lettori a pensarci bene prima di valutare “conveniente” il 7% offerto dalle Maldive, il 7,125 del Tagikistan e via andare, mentre noi siamo convinti che nel periodo che stiamo vivendo quel debito dei mercati emergenti rappresenti uno dei giochi più pericolosi in corso. Abbiamo parlato anche delle obbligazioni emesse dall’Argentina lo scorso settembre a 100 anni che pagano anch’esse il 7,125%. Ma per un paese come l’Argentina che negli anni passati è venuta meno otto volte ai suoi obblighi sul debito sovrano, su un titolo con una durata tanto lunga, un tasso del 7,125% è a nostro modesto avviso un tasso d’interesse risibile e continuiamo a consigliare di tenersi alla larga da titoli di stato ed obbligazioni a meno che non si tratti di parcheggiare piccole somme su periodi brevi (max 2-3 anni) perché i prossimi aumenti dei tassi di interesse impatteranno sui prezzi delle vecchie emissioni in maniera inversamente più che proporzionale e tanto più pesante, quanto più lunga sarà la vita residua dei titoli. Immaginate che da qua al 2020 i tassi d’interesse salgano anche solo all’1,5-1,6 % e voi avete dei titoli di stato che scadono nel 2035. Se potete lasciarli fermi fino ad allora avrete indietro 100 meno 15 anni di inflazione.., e se vi servono subito a mercato sarete fortunati se prendete 75-80… L’Argentina a 100 anni ve la potete scordare e passarla direttamente ai nipoti … Se poi pensaste di riepiegare sui bond municipali, lasciate perdere.. è la stessa cosa.
Se non sapete cosa fare, meglio il materasso e la damigiana … se seguite Piano Bar sarete short da tempo sui prezzi dei Tbond trentennali, sul Bund tedesco e volendo sul BTP con future/cfd/certificates/ETP o quello che preferite. Il prossimo mercato orso farà parecchie vittime; cercate di non essere nel mucchio.
Aspetti socio-culturali
Chiudiamo con una correlazione importante messa in evidenza da un rapporto del Socionomics Institute circa l’attività forsennata legislativa che caratterizza i mercati Toro rispetto ai mercati Orso. In estrema sintesi il postulato è che le persone durante i periodi bui dell’economia e dei mercati finanziari hanno altri problemi nella testa, mentre queste preoccupazioni tendono a dissolversi durante i mercati rialzisti, invitando i legislatori a martellare i mali della società con gli unici strumenti contundenti che hanno: nuove leggi. Se la logica è solida la tendenza europea dell’ottimismo e ad un umore molto positivo, ha sicuramente spinto a livelli estremi. Dal divieto dello zucchero negli ospedali del Regno Unito, al divieto dell’uso libero di maiale nei pasti delle scuole francesi si è andati avanti in un crescendo degno di un’opera Rossignana. In Galles per esempio nuove leggi vieteranno ai genitori di sculacciare i loro figli (nda auguri) mentre in Gran Bretagna i legislatori hanno proposto un prelievo di 25 pence per scoraggiare l’uso di tazzine di plastica monouso. L’ambiente sembra dunque entrare al centro dell’agenda legislativa. Alcuni parlamentari poi stanno esortando il Regno Unito a vietare totalmente l’uso delle tazze monouso. E dal 2023 dovrebbe entrare in vigore un nuovo rigoroso divieto sull’impiego di micro perle in oggetti di consumo come saponi per lavarsi il viso e dentifrici e shampoo sulla falsa riga del disegno di legge che nel 2015 aveva firmato il presidente Barack Obama. E fioccano ovviamente disposizioni sanzionatorie; a dicembre la Francia ha multato per 25 milioni di Euro l’americana Johnson & Johnson per avere deliberatamente rallentato l’accesso a copie generiche di un popolare antidolorifico. L’Ufficio federale tedesco sta perseguendo Facebook dopo aver scoperto che abusava della sua posizione dominante per monetizzare dati personali degli utenti. La UE nel frattempo indaga su Ikea e presunti illeciti favori fiscali ricevuti in Olanda. L’ultimo terreno fertile che si apre ora è la repressione sulle cripto valute. Abbiamo commentato le quotazioni spaziali di 20000$ raggiunte a inizio anno e la successiva correzione che ha dimezzato in pochi giorni questa quotazione. Dopo il crollo improvviso, i governi di tutto il mondo muoiono dalla voglia di regolamentare e penalizzare il settore. Voci di repressioni in Cina e Corea del Sud hanno girato nel mondo per mesi, mentre a gennaio è entrato in pista il governo tedesco chiedendo una regolamentazione delle cripto valute su “scala globale e non relegata a singole norme nazionali o regionali. Il giorno dopo (16 gennaio) anche il ministro delle finanze francese, in u n discorso di 40 minuti , ha evidenziato i rischi connessi alla speculazione relativa al Bitcoin. Un Blogger criptologo ha affermato “sembra che non possa passare un solo giorno senza che si faccia avanti qualcuno per proporre nuovi regolamenti sulle cripto valute”. Considerando i tempi standard dei governi, così come i regolamenti finanziari su Wall Street arrivarono dopo che la crisi del 2008 era passata, c’è da scommettere che anche questa volta le nuove leggi sulla crittografia entreranno in vigore ben dopo che la maggioranza degli investitori e dei commercianti avrà perso la maggior parte dei loro soldi.
alla prossima.