Occhi puntati sulla riunione della BCE – l’ultima per questo 2018 – in programma per giovedì prossimo, poiché se da un lato è certa la fine del QE il mercato si aspetta comunque un proseguimento, pur sotto altre forme, dell’accomodamento monetario.
Assolutamente da non sottovalutare la forte protesta in Francia dei gilet gialli, non solo per ciò che riguarda la politica interna, ma per il riverbero tutt’altro che trascurabile sull’Europa. I goffi tentativi di Macron di ricomporre una situazione che gli è chiaramente e nettamente sfuggita di mano al momento non sembrano in grado di fermare la protesta. Sull’altro fronte, la Germania anche non se la passa bene dovendo gestire il passaggio di testimone da Merkel a Kramp.
Rimanendo sul tema Francia, pare che Macron stia battendo in ritirata sui temi legati all’economia e stia di conseguenza preparando lo sforamento del deficit UE. Di fatto, il Presidente ha dovuto riconoscere l’emergenza sociale e contro ogni previsione ha promesso un innalzamento del salario minimo di 100 euro al mese e la soppressione dei contributi ai pensionati con assegno sotto i 2.000 euro. Sono misure che costano e sono ulteriori concessioni dopo la cancellazione dell’aumento delle accise sul carburante.
In base alle stime che circolano in questi giorni, il costo di tutte queste concessioni di Macron dovrebbe aggirarsi intorno ai 12-20 Mld Euro, pari a circa lo 0,5%-0,9% del PIL. Ed è qui che viene il divertente… A settembre il governo aveva fissato al 2,8% il deficit-obiettivo per l’anno prossimo, cioè di poco inferiore al tetto massimo del 3% del Patto di stabilità; è evidente che con queste misure aggiuntive, il rischio che il disavanzo lieviti oltre la soglia è altissimo, anche perché è impensabile che vengano varati tagli alla spesa o aumenti di imposte per compensare questi “extra”.
Ne consegue che la Francia violerà le regole fiscali e senza nemmeno essere in recessione. Bisognerà allora ricordare alla cricca di Moscovici & C. di destinare ad altro uso il ditino agitato contro l’Italia, poiché a questo punto è palese che la politica dei due pesi e delle due misure non regge più. Non ci sono più alibi.
La Francia ha per quest’anno una crescita attesa intorno all’1,5% e un debito pubblico ormai prossimo al 100% del PIL. Ebbene, se con questi numeri la Francia si permette di sforare non si capisce perché all’Italia non possa essere concesso un deficit al 2,4%, nettamente inferiore alla soglia-limite e che dovrebbe, peraltro, essere abbassato in area 2% a seguito delle ultime negoziazioni tra Roma e Bruxelles.
In conclusione, la rovinosa caduta di Macron e la successione della Merkel stanno dando una grossa mano all’Italia e certamente la fine del 2018 sarà ricordata come una delle fasi più critiche e pericolose per la tenuta dell’Europa e dell’Euro.
Il nostro portafoglio ha tratto enorme beneficio nelle scorse sedute e ora consolida il recupero messo a segno grazie ad uno spread che rimane sotto i 300 bps pur muovendosi sensibilmente. Il nostro NAV vale oggi 109,75 – ai prezzi correnti di mercato – dai precedenti 110,12 della scorsa settimana. Abbiamo in scadenza (rimborso domani) 5.000 Euro della Finmeccanica 5,75% 12.12.2018 e contestuale pagamento dell’ultima cedola, cui seguiranno in queste ultime settimane le altre scadenza che porteranno le nostre munizioni per il 2019 a 20.000 Euro, pari al 20% del portafoglio.
Portafoglio aggiornato nell’apposita sezione.