Le maggiori Borse mondiali analizzate alla luce degli indicatori tecnici. Tutte sono scese su livelli chiave. Gli “strong sell” dominano la scena ma qua e là si accende qualche speranza.
Cedole & dividendi
Il report della domenica è “free”. Quelli degli altri giorni disponibili solo per gli abbonati.
L’ultima puntata di questa rubrica, Orso o Toro, del 23 settembre scorso aveva sollevato qualche critica perché nel titolo riportava la parola “euforia”: i mercati – si diceva – erano quasi raggianti, soprattutto nei casi di Wall Street e Tokyo, entrambi su massimi di lunghissimo periodo. Quella parola non era piaciuta ad alcuni ma aveva un senso preciso. Quando, nella maggioranza dei casi, si avverte esuberanza sta poi per attivarsi un’inversione della curva di sentiment, che si esplicita prima in ansia (e ci siamo già dentro), poi in negazione (non è ancora il caso) e infine in paura. Il problema sta proprio in questo: capire a quale livello è la percezione dei mercati. Ecco allora che oggi proponiamo un’analisi delle maggiori Borse mondiali per comprendere se il toro sta tornando nelle stalle o ha semplicemente dato una decisa incornata di fronte ai tanti problemi della politica e dell’economia mondiali.
Orso o Toro allora?
Il mercato |
Il trend |
Il commento |
Dax (Germania) |
Indice a 11.200. Bruttissimo movimento ribassista con la media a 10 sedute che spinge al ribasso. Solo il ritorno sopra la resistenza degli 11.840 invertirebbe il sentiment ma ora si guarda al ben più modesto livello di 11.380, che ha una lunga storia dietro di sé, essendosi strutturato a cavallo fra 2015 e 2016 |
Tutti gli indicatori su base “daily” sono per uno “strong sell”. Arriverà una reazione? Se sì a breve termine? Si avverte solo qualche avvisaglia di incremento dei volumi complessivi, con i venditori in calo. Attenzione tuttavia al canale ribassista in corso da febbraio e la cui trendline inferiore deve essere ancora testata. Il pessimismo è tuttora dilagante ma potrebbe attenuarsi |
Eurostoxx 50 |
Situazione di forte debolezza, simile a quella del Dax: a 3.135 è tornato al 2016 e proprio allora si definì una resistenza a 3.068, che adesso si prepara a svolgere un ruolo di supporto: è questo il valore decisivo che determinerà il proseguimento dell’indice europeo |
3.068: sopra si è salvi; sotto inizierebbe una vera tempesta se il livello fosse rotto di forza. Attorno si registrerà probabilmente un’area di forte tensione. Non ci si faccia quindi illudere da movimenti “intraday” in un senso o nell’altro |
Cac (Francia) |
Male. Venerdì si è determinata una pronunciata “lower shadow”, segno di indecisione. A 4.967 è sotto l’importante riferimento dei 5.000 e ancor più sotto i 5.069, nuova resistenza. Da inizio ottobre molte candele rosse e soprattutto assai pronunciate |
Il quadro appare più delicato rispetto a Dax ed Eurostoxx, complice forse l’indebolimento del Governo Macron. Si è su livelli di inizio 2017 e inoltre si sono rotti importanti riferimenti grafici. Per un reale recupero occorre quanto meno tornare sopra i 5.069 |
S&P 500 (Usa) |
Ha rotto la media mobile a 200 sedute e questo è il segnale più preoccupante ma un giorno o l’altro doveva succedere. E’ avvenuto con la discesa a 2.658,7 in un’area molto confusa per la presenza di trendline contradditorie. Importante la tenuta di 2.581,6 da dove ad aprile è poi rimbalzato |
E’ debole ma non più di tanto. Due opzioni: o riparte una fase di onde sinusoidali, attive da inizio 2017, o rompe e scende verso i 2.400. L’analisi tecnica dice “strong sell” ma stocastico e Macd sono sui minimi. Sperare quindi in un rimbalzino è lecito |
Nasdaq (Usa) |
Stessa situazione di rottura della media mobile 200, sebbene il quadro sia meno difficile rispetto ai listini non tecnologici. La tenuta dei 6.300/6.400 è decisiva contro la chiusura venerdì a 6.852. Le due sparate ribassiste del 10 e del 24 ottobre sono preoccupanti, perché graficamente rappresentano il quasi proseguimento l’una dell’altra. Alcuni analisti vedono ribassi limitati ai 6.575 |
In un quadro di lunghissimo periodo l’inversione è solo minima. Attenzione però alla formazione di varie trendline ambigue. Su base “daily” gli “strong sell” dei vari indicatori sono dilaganti; sul “weekly” la situazione si attenua. In questo caso – nel breve termine – va preso a riferimento il livello dei 6.575 che potrebbe arretrare la discesa |
Nikkei (Giappone) |
Da quasi 24.500 a 21.184: qui la festa è davvero finita nell’arco di un mese. Tutti gli indicatori sono negativi così come le medie mobili. Per trovare qualcosa di positivo si deve andare sulle 100 e 200 “weekly”. E’ possibile che il trend prosegua fino ai 20.500 ma la violenza del botto lascia intravedere anche quota 20.000 |
Sia chiaro, il declino è stato repentino e violento ma il rialzo precedente risultava quasi eccessivo. Un segnale era venuto dai volumi in lenta discesa. Pochi però ci hanno creduto. Il maggiore motivo di tensione riguarda il timore di un rallentamento della crescita mondiale |
SSEC (Cina) |
Prosegue il trend ribassista, inserito in un canale iniziato a gennaio. Il movimento è stato tuttavia più violento delle attese. A maggio 2015 massimo storico a oltre 4.600. Ora si è a 2.600. Ben 2.000 punti in meno sono una voragine |
Troppe cause incidono sul forte calo di Shanghai, dovuto soprattutto a fattori internazionali. Solo un ritorno sopra i 2.700 genererebbe un effettivo potenziale recupero di medio termine |
Rtsi (Russia) |
Molto volatile da tempo, non evidenzia tuttavia tensioni eccessive. A 1.098 dista circa 200 punti dai massimi di febbraio |
Le sanzioni americane non hanno provocato effetti troppo negativi e la corsa del petrolio ha aiutato Mosca a tenere botta |
Bovespa (Brasile) |
E’ l’unico mercato positivo, grazie all’esito del primo turno delle elezioni presidenziali. A 85.720 sta inanellando dei veloci movimenti rialzisti e ribassisti in un range però di variazioni modeste. Quasi tutti gli indicatori “daily” sono positivi così come le medie mobili |
Da inizio 2016 ha più che raddoppiato la quotazione, sebbene la situazione economica del Paese non sia favorevole. Quasi un miracolo ma ora si è sui massimi storici. C’è chi – super ottimista – vede i 100.000 |
In sintesi – L’Europa è piena di problemi, la guerra dei dazi pesa sulla Cina e Wall Street non aveva più spazi di ulteriore crescita. Quasi tutte le Borse – salvo il Bovespa – sono scese su livelli decisivi, corrispondenti a supporti importanti. Orso o Toro? C’è da capire se si è trattato di consistenti prese di profitti o dell’avvio di un pesante ciclo ribassista. La prima è l’ipotesi prevalente. Attenzione però ai risultati delle “big corporate”. Soprattutto in Europa le previsioni non sono buone e c’è già chi parla di un nuovo Qe da parte della Bce. Sarebbe un disastro. Meglio forse il boccone amaro che la minestrina riscaldata. Infine un consiglio: attenzione agli “strategist” di banche e fondi. Per loro bisogna sempre acquistare azioni. Lo dicevano anche in primavera e consigliavano soprattutto Europa, quando molti indicatori cominciavano a suggerire prudenza. Adesso stanno zitti: è venuto il momento di comprare?