Un piccolo grande mondo destinato a crescere. Si tratta di titoli altamente speculativi, rivolti a chi non teme improvvise tensioni, per fattori vari. Tutti improntati alle performance e quasi nulla ai dividendi.
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Sì, anche la Formula 1 è in Borsa, sebbene se ne parli poco. E c’è con tante diverse realtà: dalla stessa società statunitense che gestisce il “circus”, ovvero Liberty Media, ad alcuni team (oltre a Ferrari anche Williams) e infine ai fornitori di componenti, con in prima linea Brembo e – fra poco – di nuovo Pirelli. In realtà le prospettive di uno sviluppo del mercato delle azioni della Formula 1 vanno ben oltre il quadro attuale: sul fronte Liberty Media è probabile uno spacchettamento nei prossimi anni, mentre non si esclude che altre squadre entrino nel girone dei mercati finanziari. Un business per i piccoli investitori? Il responso è complesso.
Liberty Media - Al Nasdaq ci sono due “vecchie” società quotate e connesse alla corporation: si tratta di Liberty Braves Group (simbolo BATRA - attività sportive e investimenti immobiliari correlati) e Liberty SiriusXM Group (simbolo LSXMA - attività in campo radiofonico e televisivo). Al tutto si sono aggiunte le azioni della Formula 1: Liberty Media Corporation - Series A Liberty Formula One (Nasdaq simbolo FWONA) e Liberty Media Corporation - Series C Liberty Formula One (Nasdaq simbolo FWONK). La differenza fra A e C sta nel fatto che la prima consente un diritto di voto per ogni azione, mentre la seconda non prevede diritti. Una precisazione importante: tutto il gruppo Liberty Media non ha mai pagato dividendi e non intende versarli in futuro. Le due società Liberty Formula One possiedono il 100% della Formula 1, oltre a varie altre partecipazioni, fra cui quelle in Time (media), Time Warner (cinematografia) e Viacom (reti televisive e social media). L’offerta di cedere quote ai team di formula 1 (in particolare Ferrari, Mercedes-Benz e Red Bull) non ha avuto successo, poiché le squadre maggiori temono che dal 2020 il sistema di ripartizione dei premi venga modificato a loro sfavore e vogliono restare indipendenti. E’ allora possibile un’ulteriore speciale Opa al grande pubblico, che può comunque già acquistare le due azioni al Nasdaq. Il titolo Liberty Media A ha registrato una buona performance da inizio anno, sebbene la maggiore accelerazione si sia registrata da agosto in poi. Più volatile il titolo C (28,2% nelle ultime 180 sedute) rispetto all’A, che si attesta al 24%. Il gruppo (a livello di holding) ha emesso anche delle obbligazioni in $, trattate sull’“Otc”:
● Liberty Media 8,5% scadenza 2029 (Isin US530715AD31– taglio 1.000 – quota sui 112 Usd, con rendimento del 6,8%)
● Liberty Media 8,25% scadenza 2030 (Isin US530715AJ01 – taglio 1.000 – quota sui 110,8 Usd, con rendimento del 7,1%).
Inevitabilmente speculativa, la coppia delle azioni della Formula 1 di Liberty Media potrebbe trarre una forte spinta al rialzo se l’operazione di democratizzazione del “circus” (più team e più spettacolo, meno premi e meno costi) andrà in porto. Sono quindi titoli da seguire in una prospettiva di medio termine.
Ferrari – Cosa si può aggiungere a quanto già i lettori di Lombard Report non sappiano? Sostanzialmente che il mercato è ormai diviso sulle prospettive future del titolo, solo parzialmente da considerare fra le azioni della Formula 1, dato il peso del settore industriale. C’è chi giudica – in termini di ratio patrimoniali – la società del Cavallino allineata a quella del comparto del lusso, con un Ebidta margin nel medio termine al 36-37%, grazie soprattutto a una crescita dei volumi e dei prezzi, effetto di nuove serie “limitate”, nonché alla diversificazione dei business, con lo sviluppo dei parchi giochi tematici: ciò fa prevedere che i 100 € saranno superati. C’è chi all’opposto ritiene che il titolo sia ormai tirato e che scenderà nei prossimi mesi, con “target” a 80 euro (Société Generale) o anche a 77,3 euro (Bernstein). La battuta d’arresto dei giorni scorsi, dovuta a un “downgrade” di Morgan Stanley, ha trovato origine in un pesante giudizio. Per la società americana le quotazioni correnti non rappresentano un’occasione di acquisto, poiché la situazione è cambiata radicalmente negli ultimi mesi, con i fattori propulsivi ormai scontati nei prezzi attuali.
Un po’ di debolezza è inevitabile e una correzione auspicabile. Sotto gli 80 euro scatterebbe un buon “buy”.
Williams (sigla WGF1) – Il team ha avuto una stagione 2017 difficile, ma Williams Grand Prix Holding, quotata in Germania (Francoforte – Berlino – Stoccarda – Monaco e Düsseldorf), nonché su piattaforme specializzate, è un caso anomalo fra le azioni della Formula 1: nel 2017 ha fatto scintille, passando da 13,8 a 18,7 euro, sebbene gli scambi siano sempre molto modesti. E’ pur vero che nel 2013 aveva quasi raggiunto i 25 euro, con una liquidità nettamente superiore. Il perché della quotazione in Borsa di questa squadra non è mai stato molto chiaro e non se ne era escluso un “delisting”, poi smentito.
Una presenza così diffusa sulle Borse tedesche è atipica, dato anche il basso livello di scambi. Ora Claire Williams, figlia del leggendario fondatore Sir Frank – obbligato a vivere sulla seggiola a rotelle a causa di un incidente automobilistico – è la “team principal” e assicura che già nel 2018 la squadra sarà molto competitiva. Il rush in Borsa del titolo è dovuto forse all’arrivo di nuovi capitali?
Pirelli – Protagonista della scena della Formula 1 per la fornitura in esclusiva degli pneumatici, la società milanese tornerà a ottobre in Borsa, con un’operazione che si annuncia interessante. L’Ipo, rivolta a grande pubblico e a istituzionali, riguarderà il 40% del capitale sociale. Secondo quanto comunicato, Pirelli stima una crescita media annua di almeno il 9% del fatturato nel periodo 2017-2020 e un miglioramento dell’Ebit margin rettificato (rapporto tra risultato operativo e ricavi) dal 17% del 2016 al 18,5%-19,5% nel 2020. Dall’approvazione del bilancio al 31/12/2018 è prevista la distribuzione del 40% del risultato netto consolidato in termini di dividendi. Anche in questo caso la componente industriale risulta preponderante sul fatturato, il che non esclude che Pirelli debba essere iscritta nel novero delle azioni della Formula 1.
Per ora si sa che Pirelli resterà fornitore unico della F1 fino al 2019 compreso. Poi dal 2020 molte cose cambieranno nel “circus” e tutto potrebbe accadere. L’Ipo della società su Borsa Italiana sarà interessante, ma attenzione a non illudersi di incassare subito i dividendi. Ciò avverrà dal 2019.