Nonostante l’ormai imminente pausa estiva, prosegue per alcuni emittenti il collocamento di nuovi bond, con la solita deprecabile abitudine del lotto minimo a 100.000 Euro.
I motivi d’interesse, questa volta, sono per le aziende emittenti più che per il rendimento attuale a scadenza: infatti, essendo entrambi bond a medio-lungo termine è evidente che non sia questo il timing migliore per metterli in portafoglio, nonostante la richiesta degli istituzionali sia stata assolutamente sostenuta.
Il primo è il bond di Ferrovie dello Stato (XS1639488771), collocate lo scorso 23 giugno per un ammontare di 1 Mld Euro (per cui emissione benchmark) presso istituzionali quali asset manager, banche centrali, assicurazioni e fondi pensione, a fronte di domande per 1,8 Mld Euro. Il bond con scadenza 27.06.2025 paga cedola annuale dell’1,50% ed è stato collocato sotto pari a 99,746. Importo minimo (manco a dirlo…) 100.000 Euro da oggi negoziabile anche su ExtraMOT e EuroTLX.
Il secondo è un bond di Atlantia, della quale non si conoscono ancora i dettagli poiché è stata lanciata stamattina. Sappiamo che si tratta comunque di un emissione da 1 Mld Euro (sempre emissione benchmark), con durata decennale e rendimento atteso tra 105 e 110 bps sopra il relativo midswap, cioè equivale a dire un YTM in area 2%. Il bond sbarcherà in seguito su ExtraMOT e EuroTLX sempre per il modico lotto minimo di 100.000 Euro.
Ora, come dicevo poco sopra, visto l’attuale impostazione del mercato obbligazionario è abbastanza chiaro che se anche avessimo lotti minimi umani non sarebbe il caso di precipitarsi a comprare a questi prezzi, ma già ragionando in termini di ingressi “scalettati” una piccola porzione la si potrebbe anche prendere in seria considerazione. Tenendo anche conto del fatto che entrambi gli emittenti rientrano ancora nel novero dei bond investment grade (per cui con richio accettabile anche per il risparmiatore) godendo di rating BBB- (Ferrovie dello Stato) e BBB+ (Atlantia), è chiaro che – a prescindere dal timing di ingresso – un lotto a 100.000 Euro sega le gambe alla stragrande maggioranza dei risparmiatori.
Lo so, sono monotono e ripetitivo, perché è da tempo che sottolineo questa pratica “scortese” dei collocamenti a lotti minimi inavvicinabili, ma è d’altra parte impossibile non farlo notare poiché se da un lato la direzione che ci viene imposta è chiara (e cioè il mercato dei bond per il retail sta scomparendo), dall’atro lato non possiamo supinamente accettare di accedere a questi bond a mezzo di “veicoli” come fondi e polizze.
Alternative?
Beh, qualcuna c’è, anche se non di facile realizzazione. O meglio, dal punto di vista squisitamente pratico non è per nulla complicato, ma può esserlo sotto il profilo prettamente personale. Da tempo esistono in altri settori rispetto al nostro, una marea di servizi in sharing; ebbene declinando la stessa logica che fu la genesi del risparmio gestito, chi vieta a 10 o 20 investitori di aprire un conto comune, unire le risorse e gestirsi il capitale? Ovviamente nessuno, ma è chiaro che un sodalizio di tal genere deve essere composto da soggetti che in primis si conoscono (e anche bene) e che in seconda battuta sanno di potersi fidare l’un l’altro.