Nuove emissioni di bond: sugli “spread” l’“Otc” batte il Mot, senza pietà


Dei tassi variabili in dollari si adattano bene alla situazione attuale dei mercati, ma i loro “spread” su Borsa Italiana risultano troppo larghi. Molto meglio sull’“Otc”.

Cedole & dividendi

Periodo complesso quello delle nuove emissioni di bond sul Mot, con esordi più o meno significativi. In una fase incerta per tassi e valute occorre prestare particolare attenzione alle strategie degli emittenti, che inevitabilmente cercano di fare i propri interessi, promuovendo le novità anche con campagne pubblicitarie insistenti, un segnale che richiede prudenza. Ma il problema è un altro: sul Mot gli “spread” si rivelano insostenibili, mentre sull’“Otc” restano sotto controllo. Se volete potete così passare addirittura alle conclusioni di questo report, che sono più interessanti rispetto all’analisi delle nuove emissioni di bond. Lo diciamo nel rispetto di chi ci legge.

Il tasso fisso di Goldman non decolla

La prima analisi si riferisce a un’obbligazione a tasso fisso in dollari, un po’ un controsenso in un momento ambiguo quale l’attuale. Si tratta di una Goldman Sachs (rating BBB+ di S&P) così strutturata: valuta Usd - tasso fisso 2,5% - scadenza 24/5/2022 – ammontare 90 milioni di Usd – taglio 2.000 Usd – Isin XS1561104693. Collocarsi oggi con un rendimento fisso netto all’1,85% è andare contro il mercato, perché ci sono tassi variabili che offrono addirittura di più. E in effetti la nuova emissione ha difficoltà a decollare.

Il variabile di Bank of America è ok, salvo nello “spread” di mercato

Più interessante e realistico il Bank of America (rating BBB+) a tasso variabile, così strutturato: valuta Usd – tasso variabile indicizzato al Libor Usd 3 mesi, maggiorato di spread pari all'1%, con cedole versate il 24 dei mesi di gennaio, aprile, luglio e ottobre di ciascun anno – scadenza 24/4/2023 – ammontare 1,5 miliardi di Usd – taglio 2.000 Usd – Isin US06051GGJ22. L’emissione è nuova e per ora non ha registrato movimenti sul secondario, dove quota teoricamente sui 100,2, sebbene lo “spread” bid/ask sia assurdo. Questa mattina lo si ritrovava a 97,7 in acquisto e a 102,7 in vendita! In tali condizioni è inevitabile che il mercato sia fermo.

Stesso problema per il JP Morgan t.v.

Le banche Usa scatenate sull’interessante mercato dei tassi variabili in dollari. Una seconda offerta viene proposta da J.P. Morgan (rating A- di S&P): valuta Usd, tasso variabile indicizzato al Libor Usd a 3 mesi, maggiorato di spread pari allo 0,9% con cedole versate il 25 dei mesi di gennaio, aprile, luglio e ottobre di ogni anno – importo 1,25 miliardi Usd – taglio 2.000 Usd – Isin US46647PAD87. Un titolo attraente ma “bloccato“ da una situazione simile a quella precedente: prezzo in acquisto sul “book” a 97,5 e in vendita a 102,5.

Con Citigroup il due non fa tre

Terzo tasso variabile e terza situazione simile, riferita a un tasso variabile di Citigroup (rating BBB+ di S&P): valuta Usd – tasso variabile indicizzato al Libor Usd 3 mesi, maggiorato di uno spread pari allo 0,96% con cedole versate il 25 dei mesi di gennaio, aprile, luglio e ottobre di ogni anno – importo 1,25 miliardi Usd – taglio 1.000 Usd – Isin US172967LH22. In questo caso sul “book” si ha un prezzo in acquisto a 97,9 e in vendita a 102,9. Ogni altro commento è inutile.

Bnp torna sull’euro due volte, ma…

Certe volte ci si domanda se sia l’investitore a essere un “bamboccione” o il mercato a considerarlo tale. Sorprende non poco l’esordio sul Mot di una nuova emissione a tasso fisso in euro di Bnp Paribas (rating A di S&P): valuta Eur – tasso fisso 4,5% - scadenza 21/3/2023 – ammontare 600 milioni di euro – taglio 1.000 – Isin XS0606704558. In realtà è una senior del 2011, che inevitabilmente la politica dei tassi ha spinto nella quotazione sopra i 120. Ciò è accettabile, perché effetto dell’azione della Bce. Meno comprensibile lo “spread” di mercato sul “book”, che vede in acquisto una posizione a 120,47 e in vendita a 126,5. Ben 600 punti base sono un’assurdità. Quotare una nuova emissione in tali condizioni lo è ancor più.

Stessa situazione per un altro tasso fisso in euro, con caratteristiche diverse e proposto sempre da Bnp Paribas: tasso fisso 3,75% - scadenza 25/11/2020 – ammontare 1,25 miliardi di euro – taglio 1.000 euro – Isin XS0562852375. Anche in questo caso si tratta di una vecchia emissione, ora proposta sul Mot: la quotazione è sui 113 e il “book” si colloca a 110,4 in acquisto e a 115,4 in vendita. Scambi? Zero. 

Conclusioni: dati alla mano, il confronto per le nuove emissioni di bond fra Mot e “Otc” è inesorabile. Tre situazioni a raffronto:

Bond

Spread Mot

Spread “Otc”

Bank of America t.v.

97,7 – 102,7

100 – 100,26

J.P. Morgan t.v.

97,5 – 102,5

99,75 – 100,13

Citigroup t.v.

97,9 – 102,9

100,28 – 100,51

Rilevazione effettuata alle ore 11.30 di lunedì 5 gennaio.

Solo dei casi? Certamente sì, ma bisogna tenerne conto e puntare il più possibile alla diversificazione delle controparti. Soltanto così si può ottenere la tanto decantata “best execution”, spesso decantata a parole ma inapplicata nei fatti concreti.