La debolezza dell’ultimo mese e il ritorno sotto i 14 euro sono proficui per chi punta alla distribuzione dei profitti, che nel primo trimestre 2017 hanno fatto notevoli passi avanti.
Cedole & dividendi
Il prezzo del petrolio continua a scendere. Di conseguenza ne risentono i titoli correlati, con impatti più o meno forti. In questo quadro i due motivi di interesse sono (banalità scontata!) non eccessivi recuperi delle quotazioni e incasso cedole. Dopo aver visto una specialista statunitense del settore, oggi l’analisi delle azioni petrolifere coinvolge Eni, in forte “downside” da alcune settimane.
Il miglioramento dei risultati economico finanziari nel primo trimestre di quest’anno è stato rilevante. L’utile adjusted di circa 750 milioni di euro è emerso nettamente superiore rispetto a quello di 460 milioni del quarto trimestre dello scorso anno, quando i prezzi del greggio risultavano già risaliti a valori vicini agli attuali, mentre era zero nel primo trimestre 2016, caratterizzato da uno scenario depresso. Inoltre il contributo di cassa del periodo di 2,6 miliardi di euro è il più elevato degli ultimi sette trimestri. Ciò non esclude che la correzione in atto sul greggio potrebbe di nuovo impattare i risultati a breve termine, peggiorando il quadro dei parametri gestionali e quindi l’analisi delle azioni petrolifere nel loro insieme.
Quotazione |
+ / - da 1/1/17 |
Eps |
P/E |
Dividend yield |
13,6 € |
-11,9% |
0,63 (stima 17) |
21,4 (stima 17) |
5,8% |
Eps = Utili per azione - P/E = Rapporto presso/utili
Range 52 settimane: 12,18 euro – 15,92 euro
Il ritorno sotto quota 14 euro non sembra aver inciso sul consensus degli analisti, che resta positivo, seppur! Il “target price” medio dei “best” 31 si fissa sui 17 euro, ma attenzione perché l’impatto di quanto sta avvenendo non si è ancora avvertito sul titolo Eni. Molto dipenderà dal “cash flow” per azione, visto in crescita a 2,92 euro nel 2017 e a 3,38 nel 2018, salvo inversioni dovute a svolte ancor più accentuate e durature sul fronte del prezzo del greggio. L’obiettivo a 17 euro appare comunque oggi sovrastimato. E lo dimostrano alcune raccomandazioni in calo delle ultime settimane. Per esempio Hsbc, specialista nell’analisi di azioni petrolifere, porta il target da 16 a 15,6 euro ed Exane lo lima addirittura a 14 euro, mentre tagli sono annunciati anche da parte di altri operatori, sebbene in fase ancora precedente il crollo del greggio.
Il “dividend yield” è inevitabilmente risalito nelle ultime sedute e l’importo di 0,40 euro dovrebbe essere confermato anche per settembre. Il pagamento dell’acconto dividendo riferito all’esercizio 2017 sarà effettuato il 20 settembre 2017, con data di stacco il 18 settembre e “record date” il 19 settembre.
Analisi grafica: nelle ultime sedute Eni ha ceduto e soprattutto la forza relativa sta peggiorando rispetto a quella del Ftse Mib. Il primo supporto a 13,54 è molto vicino e sotto ce n’è un successivo a 13,44. La resistenza più prossima è collocata a 13,82 e sopra a 14,12 euro.
Punti forti
● I target di nuove risorse esplorative sono confermati ● I parametri gestionali risultano ambizioni ma…(si legga nei punti deboli) ● Il “dividend yield” rimane uno dei più elevati del settore
Punti deboli
● L’indebitamento finanziario resta notevole (14,9 miliardi di euro) ● Le stime della società potrebbero essere rimesse in discussione dagli ultimi eventi sul petrolio ● Il titolo sta attraversando una fase di debolezza in Borsa e solo il superamento dei 14,12 sarà un segnale di reale “upside”
Strategy
E’ un titolo di cui bisogna cavalcare la volatilità nell’operatività di breve periodo. Oppure sfruttare ulteriore probabile debolezza e un ritorno sotto area 13 euro in una logica di “dividend yield”