Stangate per commissioni e liquidità: sono già in vigore o in procinto di esserlo. Ne siete coscienti? Verificate cosa sta succhiando risorse ai vostri patrimoni (piccoli o grandi) in banca.
Cedole & dividendi
Quanto rende un patrimonio finanziario, piccolo o grande che sia? Sempre meno, ma i costi che gravano sulla sua gestione aumentano e di molto, spesso senza che se ne abbia la percezione. Da inizio 2017 quattro brutte notizie in merito hanno colpito i risparmiatori, benché non tutti se ne siano finora accorti.
1°) Da qualche settimana non poche banche hanno comunicato che stanno per adottare una commissione - o prelievo che dir si voglia - sulla liquidità detenuta in conto corrente. Si salvano le piccole cifre, ma per medie e rilevanti si paga. Quanto? Percentuali variabili dallo 0,20 allo 0,60%, magari con dei tetti che poi verranno aboliti. Siccome gli italiani detengono tanta liquidità, ecco un modo per le banche di salvare i propri bilanci penalizzando quelli dei risparmiatori. Non pensate – se ancora non avete ricevuto una specifica comunicazione – di essere scampati al pericolo. Presto o tardi la “fee” si generalizzerà. Ci sono modi per proteggersi, ma differiscono dal tipo di gestione in vigore con la banca, che comunque in qualche modo il costo ve lo rifila. A monte c’è naturalmente il perverso meccanismo dei tassi negativi sui depositi presso la Bce, il cui effetto viene ora scaricato sui clienti finali.
2°) Se la commissione sulla liquidità non vi ha ancora colpito, certamente pagate invece degli aggravi per vari costi aggiuntivi: fra i tanti quello riferito al cosiddetto “salvabanche”. I politici le hanno depredate e l’onere ricasca sulle tasche dei cittadini. Silenzio in merito da parte dei media, perché i giochetti dei potenti vanno salvaguardati.
3°) L’Euribor a 3 mesi resta ancorato su valori negativi (nelle ultime settimane allo 0,33%). Se acquistate un’obbligazione a tasso variabile con tale indicizzazione il suo rendimento è penalizzato appunto dall’interbancario con segno meno. Se però vi finanziate, mettendo a pegno parte del patrimonio, il tasso viene calcolato come se l’Euribor fosse a zero. In altre parole perdete l’unico vantaggio ipotizzabile dei tassi negativi. Stessa storia per i mutui di alcune banche.
4°) Addio conti a zero costi: progressivamente vari istituti hanno deciso di farli scomparire, soprattutto per la clientela acquisita. Quelli che restano sono specchietti per le allodole: servono solo a conquistare nuovi correntisti.
Il concetto di inflazione finanziaria è molto confuso e poco noto: può essere spiegato come l’insieme di oneri, riferiti a costi e gravame fiscale, che incombono su ogni tipo di patrimonio. I quattro esempi citati vanno ad appesantirla, mentre l’inflazione reale sale e scende, ben nascosta da parametri di calcolo che hanno sempre meno senso. In tutto questo i tassi primari restano a zero.
C’è una via di uscita da un meccanismo perverso che incombe su quanto possedete? Purtroppo no, salvo scappare, con nessuna garanzia di trovare il lido ideale. Quanto meno siate però consapevoli di come stanno colpendovi alle spalle. Verificate oneri, commissioni e quant’altro. Contestate, scrivete, chiedete delucidazioni e minacciate di cambiare banca. A una condizione: rispettate sempre la vostra controparte. Il “banker” di turno è spesso vittima di un sistema che presto dovrà cambiare. Intanto, nell’attesa di Google Bank, dei “robot advisor” a 360° e di mille altre diavolerie, auguri!