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Etf sulla liquidità: ci sono anche loro e alcuni hanno reso bene!


Davanti alla domanda del mercato di monetari e obbligazionari “short term” gli emittenti offrono prodotti specifici. Attenzione però al rischio cambio.

Cedole & dividendi

La ricerca di alternative deve essere senza fine per chi investe. Oggi analizziamo così un comparto di Etf trascurato negli ultimi anni per motivi più che giustificabili, dovuti nel caso dell’euro ai tassi negativi, che hanno travolto anche i “replicanti” riferiti alla gestione della liquidità operando sul monetario puro o con obbligazioni a brevissimo termine. Eppure i dati dimostrano che anche nell’ambito degli Etf sulla liquidità alcuni prodotti particolari sono andati bene dal 2016 in poi. Questi cinque quotati su Borsa Italiana hanno ottenuto risultati nel complesso significativi, sebbene prevalentemente dovuti all’andamento delle rispettive valute sull’euro.

1°) Pimco Us Dollar Short Maturity Source Etf A (Isin IE00B67B7N93 – valuta Usd senza copertura di cambio – replica fisica – Ter costo annuo 0,35% - scambi modesti): di fatto è un obbligazionario a breve scadenza e cerca di generare reddito proteggendo o incrementando quanto investito. Opera principalmente con un portafoglio diversificato di bond - gestito attivamente - a reddito fisso denominati in Usd, con varie scadenze da 1 a 3 anni. Cerca inoltre di esporsi sul mercato perfezionando trading o facendo ricorso ad altre tecniche d’investimento e punta unicamente su emissioni con rating minimo Baa3 di Moody’s o BBB di S&P. La performance a un anno è stata del 5,0%. Subisce – come i seguenti - l’effetto cambio e quest'aspetto va attentamente valutato, anche perché la volatilità dello strumento è abbastanza alta, essendosi attestata sul 10%.

2°) Lyxor Smart Cash Etf Cash (Isin LU1248511575 – valuta Usd senza copertura di cambio – replica sintetica tramite swap – Ter costo annuo 0,12% - scambi modesti): reitera un'esposizione al Federal Funds Effective Rate, parametro di riferimento dei tassi di interesse del mercato monetario a breve termine degli Usa. La performance a un anno è stata del 5,0%. Pure in questo caso la volatilità si rivela alta (di circa l’8%), fatto abbastanza anomalo per un monetario puro, ma ciò è dovuto al cambio euro/dollaro, vero fattore di rischio.

3°) Lyxor Fed Funds US Dollar Etf C-Usd (Isin LU1233598447 – valuta Usd senza copertura di cambio – replica sintetica tramite swap – Ter costo annuo 0,10% - scambi significativi): anche il secondo Lyxor ripropone un'esposizione al Federal Funds Effective Rate, parametro di riferimento dei tassi di interesse del mercato monetario Usa a breve termine. La performance a un anno è stata del 4,9%. Come per i precedenti, decisivo il cambio, che rappresenta il maggiore fattore di rischio.

4°) Db x-trackers Australian Dollar Cash Etf 1C (Isin LU0482518031 – valuta dollaro australiano senza copertura di cambio – replica sintetica mediante swap – Ter costo annuo 0,20% - scambi modesti): l'indice di riferimento Deutsche Bank Australia Overnight Money Market replica il tasso di riferimento del mercato monetario a breve termine espresso in Aud. La performance a un anno è stata del 4,1%. Il dollaro australiano ha registrato un rafforzamento sull’euro fino al 23 febbraio ma poi è partita una fase di debolezza, che consente tuttavia all’Etf di ottenere il segno più nell’arco di un anno.

5°) Db x-trackers Fed Funds Effective Rate Etf 1C (Isin LU0321465469 – valuta Usd senza copertura di cambio – replica sintetica tramite swap – Ter costo annuo 0,15% - scambi elevati): terzo caso in cui si riproduce un'esposizione al Federal Funds Effective Rate, parametro di riferimento dei tassi di interesse del mercato monetario a breve termine negli Usa. La performance a un anno è stata del 4,0%. In questo caso si ha un replicante più scambiato, ma con la stessa struttura di quelli classificati al secondo e al terzo posto e quindi con lo stesso fattore di rischio, consistente nel cambio euro/dollaro.

Gli Etf sulla liquidità soddisfano le esigenze di chi vuole vedere remunerata la liquidità, sebbene occorra diversificare su divise dai tassi più elevati rispetto a quelli in euro, il che comporta il rischio valutario. Oggi hanno perso un po’ della propria vitalità, poiché le performance indicate devono tenere conto della debolezza dei rispettivi cambi negli ultimi due mesi: Se si fosse realizzata la stessa verifica a fine 2016 i risultati sarebbero stati ben più favorevoli, con rendimenti anche del 6%. Occhio quindi a questo mercato: non paga né cedole né dividendi ma soddisfa un’esigenza sentita dai portafogli di casa nostra, fatto salva – lo ripetiamo ancora una volta – la variabile cambio.

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