Cedole & dividendi
Ci sarà o non ci sarà un forte calo dei mercati azionari? Ognuno lo teme, ma quasi mai si attrezza per capire il sentiment reale degli investitori. E ci si affida così soltanto a indicatori post o che si muovono – nel migliore dei casi – in parallelo con gli indici. Un caso significativo è quello del Vix. Esistono invece correlazioni più precise che riescano a dare segnali anticipativi? Sì. E’ il caso per esempio delle obbligazioni high yield, le quali storicamente hanno preannunciato forti trend rialzisti o ribassisti. Le crisi di Borsa possono quindi trovare un barometro capace di misurare la pressione dei mercati senza dover far ricorso ad analisi troppo complesse. Lo si può capire leggendo una tabella riferita ai legami tra le diverse asset class obbligazionarie rispetto all’S&P 500, che andiamo a semplificare per renderla più comprensibile.
Us high Yield Bonds |
Us Treasuries Bonds |
Us Corporate Bonds |
0,62 |
-0,18 |
0,26 |
Cosa vuol dire? Che fra bond high yield e S&P 500 esiste un collegamento forte e di segno positivo, il quale si esprime con un anticipo di movimento ribassista da parte appunto dei primi. Stessa relazione fra high yield europei ed Eurostoxx. All’origine del tutto ci stanno alcune cause, così sintetizzabili:
1°) L’obbligazionario a basso rating avverte in anticipo tensioni poiché riferito ad aziende minori, con business molto sensibili agli umori dei mercati;
2°) La liquidità degli high yield è mediamente buona, almeno negli Usa (un po’ meno in Europa), ma quando il mercato scende si verifica una corsa alle vendite, con ordini in “sell” molto maggiori di quelli in “buy”. Di qui una compressione che porta le quotazioni ad accentuare il segno meno, con un’indicazione che si estende poi all’azionario.
La concatenazione avviene in realtà in maniera più complessa rispetto a quanto quest’analisi potrebbe far pensare. L’indicatore da seguire è lo “spread” fra rendimento degli high yield e Fed Funds, ovvero tassi di interesse Usa a brevissimo termine.
1°) Se sale si va verso una fase di progressiva debolezza dei mercati, che si manifesta dopo un certo periodo in recessione dell’economia;
2°) Se scende ci si muove in una fase di rafforzamento dei mercati, con un’economia in crescita.
I grafici dal 1980 in poi sono inesorabili. Quello qui ripreso può apparire po’ complesso. La linea bianca si riferisce al tasso dei Fed Funds (aggiornamento al 2016), la gialla allo “spread” fra rendimento degli high yield e dei Treasuries e le bande verticali indicano il primo aumento dei tassi per ciascun ciclo economico. In sintesi esprime un concetto semplice: quando la linea gialla si muove verso l’alto gli high yield perdono valore rispetto ai Treasuries.
Se ci si esercita con un più semplice grafico in cui si sovrappongono soltanto lo “spread” medio fra rendimento degli high yield e il tasso dei Fed Funds si osserva che ● se il primo resta sotto i 500 punti base e non evidenza rialzi, l’economia va bene e una crisi di Borsa non si palesa; ● se il primo sale sopra i 500 punti base e il suo grafico si muove all’insù, ci sono indicazioni di tensioni e una crisi di Borsa si annuncia a breve o medio termine; ● oltre i 600 punti base si va verso una recessione e quindi un’accentuata crisi di Borsa, che esplode in presenza del superamento dei 1000 punti base; ● i tassi tendono mediamente a salire prima di ogni fase recessiva; ● ultimo e più importante segnale: dal 1980 a oggi si assiste a un susseguirsi di massimi crescenti degli “spread” degli high yield nelle fasi di crisi: si è passati dai 600 punti basi degli anni ’80 ai 1000 degli anni ’90, ai 1200 dei primi anni 2000 e ai quasi 2000 del 2008-2009. La prossima volta cosa succederà?
La situazione attuale è la seguente: il rendimento medio, calcolato in base al BofA Merrill Lynch Us High Yield Effective Yield, era venerdì di 580 punti base e l’“effective federal funds rate” (Effr), calcolato in relazione alle transazioni reali di mercato, di 91 punti base. La differenza risulta quindi di 489 punti base, poco sotto i 500 stimati come barriera fra fase di stabilità e fase di avvio di instabilità.