Cedole & dividendi
Con il petrolio tornato attorno ai 50 $ si aprono di nuovo occasioni interessanti per chi punta sui dividendi delle oil companies. Attenzione tuttavia al trend grafico, perché finora si assiste a una sequela di minimi ascendenti sia per il Brent sia per il Crude Oil in un canale al rialzo che solo la rottura dei 50,60 $ per il primo e dell’area dei 48 $ per il secondo invaliderebbe. Ci si è vicini e quindi i prossimi giorni saranno decisivi nel proseguimento o meno del trend.
Azioni petrolifere ad alto dividendo: le migliori
Il momento è decisivo per chi voglia giocare la carta delle azioni petrolifere ad alto dividendo. E’ l’ora di entrare? Questa un’analisi circoscritta rispetto a un quadro generale assai più articolato. Potremmo indicarvi “shares” Usa con “dividend yield” perfino del 30 e 40%, ma sarebbe quanto meno azzardato! Meglio puntare sulle big, capaci di sostenere il trend nel lungo periodo e con business molto solidi. Di tali azioni petrolifere ad alto dividendo ne esaminiamo pertanto cinque.
Royal Dutch Shell A (Isin GB00B03MLX29 - Borsa Amsterdam - Valuta euro)
Last trade 21/4 |
Dividend yield |
Periodicità |
Supporto |
Resistenza |
23,92 |
7,2% |
Trimestrale |
22,4 |
24,5 |
- Il dividendo può essere pagato sia in azioni (scrip dividend) sia in contanti
Il giudizio per RDS è “buy”, ma i prezzi target differiscono non poco, anche perché spesso gli analisti si esercitano preferibilmente sulla “collega” quotata a Londra, che comporta il rischio di cambio. La volatilità media degli ultimi 180 giorni è stata del 18% e l’azione si è mossa al ribasso da inizio 2017.
British Petroleum (Isin GB0007980591 - Borsa Londra - Valuta sterlina)
Last trade 21/4 |
Dividend yield |
Periodicità |
Supporto |
Resistenza |
441,4 pence |
6,9% |
Trimestrale |
437 pence |
463 pence |
- Il dividendo può essere pagato sia in azioni (scrip dividend) sia in contanti
Il prezzo target di BP si aggira fra i 525 e i 600 pence e il consensus generale è “buy”. Molto dipende però dalla capacità di tagliare ulteriormente i costi produttivi. La volatilità media degli ultimi 180 giorni è stata del 20,6% e l’azione si muove all’interno del canale 400 pence / 600 pence, che idealmente costituisce un riferimento per l’operatività di lungo periodo.
Total (Isin FR0000120271 - Borsa Parigi - Valuta euro)
Last trade 21/4 |
Dividend yield |
Periodicità |
Supporto |
Resistenza |
46,48 |
5,2% |
Trimestrale |
44,5 |
47 |
- Il dividendo è pagato in azioni (scrip dividend)
Un po’ di debolezza, ma non troppo per Total, che non ha nemmeno risentito delle tensioni elettorali francesi. Il consensus però non eccelle, perché si va da un neutral a un “buy”, con target a 49 euro. La volatilità è bassa (15%) negli ultimi 180 giorni. Le prospettivi di distribuzione degli utili sono stabili per i prossimi anni.
Statoil (Isin NO0010096985 - Borsa Oslo - Valuta corona norvegese)
Last trade 21/4 |
Dividend yield |
Periodicità |
Supporto |
Resistenza |
141 |
5,1% |
Trimestrale |
138,6 |
144,7 |
Il “dividend yield” di Statoil è abbastanza stabile e il consensus medio anche in questo caso non eccelle, poiché stabilizzato sul neutral. Le 150 corone rappresentano un livello di riferimento per valutare la forza dell’azione, ma attenzione ai falsi segnali, frequenti negli ultimi tempi. Tuttavia il titolo incarna la stabilità di uno dei Paesi più solidi al mondo.
Repsol (Isin ES0173516115 - Borsa Madrid - Valuta euro)
Last trade 21/4 |
Dividend yield |
Periodicità |
Supporto |
Resistenza |
14,29 |
4,45% |
Semestrale |
14,10 |
14,99 |
- Il dividendo è pagato in azioni (scrip dividend)
Un’occasione mancata quella di Repsol per chi non ha individuato il forte trend rialzista iniziato a gennaio 2016. Il “dividend yield” è inevitabilmente sceso proprio per la perfomance dell’azione, che ha un prevalente consensus sul neutral. E’ possibile ora una fase di stabilizzazione.
Le azioni petrolifere ad alto dividendo hanno indiscutibili vantaggi sia di leva indiretta sul movimento del greggio sia di elevata distribuzione di profitti e nella prevalenza dei casi con scrip dividend, grazie al quale si evita la doppia imposizione fiscale per i titoli quotati all’estero. Un settore quindi da seguire, soprattutto in presenza di una possibile fase di debolezza. Non chiedeteci infine di Eni: ne abbiamo già scritto varie volte nel recente passato.